Come sopravvivere, alla fine #4: il senso di colpa. - TheCio

Come sopravvivere, alla fine #4: il senso di colpa.

Le relazioni sono belle perchè finiscono. No, davvero. Sono serio. Non finissero, in un modo o nell’altro, non ci sarebbe una chiusura e la storia non avrebbe la sua morale. In un modo o nell’altro vi è sempre una fine. Può essere un nuovo inizio, come il matrimonio. O una nuova fine, come un divorzio. Insomma, la vita va a fasi, si cambia, si cresce.

Sì, certo, ok, tutte quelle vaccate che ti si dicono quando si viene lasciati. S’è chiusa na porta, s’apre un portone mentre tu vorresti solo prendere la porta e sbattertela su un marone fino a quando non crolli svenuto. Davvero, nessuno riesce mai a dare il giusto consiglio. Ti ritrovi in quelle classiche situazioni in cui ti eri ripromesso che non saresti assolutamente mai finito. Quel circo in cui ognuno interpreta la sua parte, in un modo così umano e cretino che ti chiedi se non sarebbe più bello semplicemente saltare tutte le cazzate e passare subito alla vita post.

Il ragazzo lasciato che dimagrisce e inizia a fare tutte quelle cose che non aveva mai fatto, sìsì, ok, tutto molto bello. Il classico cerchio dell’iniziare a marpioneggiare in giro per sentirsi uomo dopo essere stato ripudiato e si ritrova a vivere un clichè vivente per una marea di tempo e dopo un po’ manco se ne rende più conto. Una narrativa bella vista dall’esterno, vissuta un po’ meno.

Questa vita da single è molto molto strana. La maggior parte della mia “età adulta” l’ho passata in coppia e ancora dopo un annetto non ho imparato a gestire tutto ciò, per carità, mi diverto e tutto quello che si vuole, ma continuo a sentirmi come un giocatore di rugby in una squadra di calcio.

“Ma come non posso buttarlo a terra?”

“NON POSSO PRENDERE LA PALLA CON LE MANI? SOLO IL PORTIERE? MA CHE OH?”

In questa mia strana nuova era, devo dire però che c’è davvero un fattore che mi ha scombussolato: il senso di colpa. Quando ti ritrovi in un letto a guardare un punto fisso e l’unica cosa che senti è un ronzio, non pensi proprio che nel giro di un anno la felicità sarebbe tornata a bussare alla tua porta.

È stato tutto così strano, pensare che i miei maggiori momenti di leggerezza d’animo non siano venuti dall’amore. Mi fa addirittura fatica scriverlo. E, appunto, mi sento stranamente leggero. Una volta mi sentivo malissimo anche al solo pensiero di poter essere felice lontano dalla mia amata, e quelle volte che mi capitava era veramente strano. Per non parlare quando succedeva e nelle vicinanze c’era anche una ragazza o Dio me ne scampi fosse anche pure carina. Passavo notti insonni, senza sapere che fare, a sudare e a rigirarmi nel letto. Con quel piccole demone blu che mi puntellava la testa.

“Se la ami così tanto, come puoi essere felice anche se lei non è lì con te?”

Mi ricordo qualche settimana fa, un paio di sigarette rollate dal mio amico, che mi conosce, mi guarda e mi fa: “certo, hai fatto un sacco di casini, stai imparando a gestirti la tua vita. Ma vederti che riesci a parlare con delle belle ragazze e a starci vicino senza sentirti male mi rende felice. Una volta non ce l’avresti proprio fatta.”

Mai nella vita avrei potuto pensare di trovarmi a riflettere e dire che il fattore che più mi ha fatto stare male della fine della relazione più importante che io abbia mai avuto è questo: il pensiero di poter essere felice, di nuovo. Da solo, con gli amici, con la famiglia, con l’associazione di cui faccio parte. Quella stranissima sensazione dove anche il rifiuto e il “visualizzato non risposto”, diventano una cosa bella, perchè non sono la fine del mondo.

Non sono, evidentemente, capace di saltare da una relazione ad un’altra e nemmeno di aprirmi davvero con qualcuno. Dopo tutto la maggior parte delle cose che scrivo qui nel blog, in un modo o nell’altro, fanno parte del vissuto di ognuno di noi. A tutti capita, capiterà o è capitato di venire lasciati in modo inaspettato. O di non voler guardare la realtà in faccia, di non volerla affrontare fino al naturale arrivo al punto di rottura, e via dicendo.

Se però posso rivendicare qualcosa di mio, è questa mia paura del rifiuto. Mi ero auto convinto che la cosa peggiore che potesse succedermi, lo scenario per cui sono arrivato veramente quasi ad alienarmi, fosse il rimanere solo, il sentirmi rifiutato e ripudiato da chi amavo. Invece ho capito che non era minimamente la “cosa peggiore”. Non mi dilungherò sul quale è, sta di fatto che dalla fine di una relazione si esce. Anche se ci si era promessi amore eterno, anche se si erano toccati argomenti quali “figli”, “casa insieme”, “matrimonio”.

Visto che io dono un peso alle parole, per me iniziare a riscoprire il mondo femminile è stato qualcosa di veramente strano. Mi sentivo (e ogni tanto mi capita ancora in lontananza, come il rompo del tuono che nella mente del marinaio pauroso presagisce la tempesta perfetta) come se fossi finito. Io quelle parole le avevo dette, mi ero legato e andare in giro a parlare con altre era un comportamento da fedifrago. Con il tempo, l’abitudine e una sana dose di coraggio, però ho scardinato tutto questo.

Sì, anche dopo la fine di una relazione lunga si può tornare ad essere felici. E sì, la felicità non verrà da un’altra persona, ma la dobbiamo trovare dentro di noi, stando il nostro tempo con le persone a cui vogliamo bene e che, si spera, ricambino. Fare ciò che ci fa stare bene, vivere la vita nel modo che ci piace. Ci vuole tempo, ma ce la si fa.

Se ho capito qualcosa è che l’amore è qualcosa in più. Quello vero. Una fortuna che richiede un giusto incrocio di persone, situazioni, ore, sguardi e volontà di lasciarsi indietro i propri pesi. Non è facile, infatti per ottenere quello vero c’è da faticare. Ma non è solo quello che può renderti felice. E averlo capito è stata la cosa più bella che mi sia potuto succedere.

Decio

Credits fotografia a Nicolò Ramella.

A cura di decio

Ho studiato economia, alla ricerca della strada della mia vita. Nel frattempo scrivo, leggo, ascolto musica e gioco ai videogiochi.

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