Maturandi, qualcosa del liceo rimpiangerete - TheCio

Maturandi, qualcosa del liceo rimpiangerete

(nota: questo articolo nasce in risposta a questo qua.)

Background: ho fatto il liceo classico a Biella. Uno dei più difficili del nord Italia dicono. Matematica ero preparato quasi quanto uno dello scientifico (per l’esame della triennale non ho praticamente aperto libro). Storia e filosofia mi sono state insegnate con un metodo: andare oltre. Latino e italiano, allo stesso modo. Greco. Quel sei nell’ultima pagella credo sia stata la cosa per cui ho combattuto di più nella mia vita. Scienze della terra, un professore simpaticissimo. Educazione fisica l’avessi affrontata ai tempi in modo diverso, chissà chi sarei ora! Inglese, cara donna. Religione, quante discussioni.

Oltretutto il mio liceo aveva e ha la fortuna di convivere con altri due licei. Linguistico ed artistico. Una esperienza quasi mistica l’intervallo.

Il liceo mi ha cambiato talmente tanto che nel mio primo tatuaggio ho deciso di inserire le mie iniziali in greco antico. Ognuna di esse ha un significato, ma tutte e tre assieme vogliono ricordare la mia passione per il mondo antico. Seneca, Catullo, Cesare, Tacito e ogni tanto pure quella faccia da culo di Cicerone dialogano con me sulla metro di Milano, sull’aereo per Budapest, sul treno per Biella. Per non stare qui a citare come anche Leopardi, Pirandello, Svevo, Manzoni siano maestri quotidiani nel mio vivere. Perché mi sono stati insegnati con criterio, tale per cui poi ho approfondito a livello personale. Lo sguardo alla storia che mi ha insegnato la mia professoressa ancora oggi mi aiuta ad analizzare la realtà. E via dicendo.

Ho imparato cosa vuol dire faticare, i miei limiti. Certe volte nella vita non importa quanto impegno tu ci possa mettere, ma il quattro di greco ti arriva comunque. Ore e ore di studio di desinenze, verbi, e regole di traduzione certe volte non significano nulla. Vuoi la sfiga, vuoi lo stato mentale. Ma è la vita che è così. Certe volta non chiede, ti sfonda il portone e l’unica cosa che puoi fare è prendertene atto e darti ancora più da fare.

Oltre allo studio, ho vissuto la vita da liceale in modo completo: rappresentante di classe per due anni, rappresentante di Istituto per altri due. Le mie storie d’amore più importanti alla fine sono iniziate tutte in quel periodo. Ho conosciuto le donne. Ancora oggi non le capisco. Il periodo del liceo è stato quello delle prime volte: la prima vera sbronza, la prima volta in discoteca, i primi incontri random, la prima volta che ho fatto l’amore, le prime grandi delusioni di cuore, i primi veri e propri errori. Amicizie nate in quel periodo che sono rinate in questo periodo. Le gite, porca miseria. Gli sguardi, l’aspettare il campanello per andare a corteggiare quella ragazza.

Il liceo è stato anche tanto dolore. Crescere, lutti. Perdere persone. Fare, appunto, dei grossi errori e subirne le conseguenze. Scottarsi. Scommettere e sbagliare. Mi ricordo in modo particolare due momenti: un pomeriggio che divenne assurdo e legò la nostra classe nel ricordo di Manuel; un intervallo in cui vagai per quindici minuti incredulo dopo aver letto un messaggino. Come tutto però è stata una esperienza unica. Mi ha plasmato come persona, ha creato rapporti bellissimi che proseguono tutt’ora.

La mia tesina di Maturità parlava della Resilienza, ovvero del concetto di come si può ricominciare a vivere dopo un grande trauma. Grazie agli Amici, grazie alla consapevolezza di appartenere ad un genere umano destinato sia alla felicità che alla sofferenza e di combattere tutti assieme quella battaglia. Grazie alla famiglia.

Come si può ridurre oltretutto l’esperienza del liceo solamente al liceo? Sono stati anni bellissimi, con gli amici e le amiche del liceo, le ragazze del liceo. Tutti legami che sono andati ad aggiungersi e a sommarsi con quelli fatti negli anni passati, mentre anche loro vivevano l’esperienza delle scuole superiori. Come fratelli, sempre in contatto anche se lontani.

Cara Lucia. Questo articolo nasce in risposta al tuo. Non so che esperienza tu abbia avuto nel liceo, ma non proiettare. La mia è stata bellissima, come lo è la vita di per sé. Certo, di battaglie perse, di valutazioni sbagliate, di fiducia malriposta ce ne è stata ed anche parecchia. Ma fa parte della vita. Punto.

Cari maturandi. Vivete. Imparate a vivere. Uscite pronti ad affrontare le sfide: lavoro, università. Usate questi anni per armarvi e prepararvi al mondo fuori, perché credetemi che un senso di squadra come al liceo difficilmente lo troverete più avanti. E se volete continuare a studiare, nel mondo reale il voto di maturità conta, quindi impegnatevi e date tutto. Certo, vi saranno lati negativi come lati positivi. Ma è la vita. O imparate ora a viverla o passerete l’esistenza a lamentarvi.

Decio

A cura di decio

Ho studiato economia, alla ricerca della strada della mia vita. Nel frattempo scrivo, leggo, ascolto musica e gioco ai videogiochi.

5 Commenti

  1. Rispondi

    Lucia

    Caro Luca,
    sono contenta di leggere la tua risposta, il tuo punto su vista estremamente personale. Voglio quindi risponderti in maniera altrettanto personale.
    Credo tu sia molto fortunato a poter parlare con tanta stima dei tuoi docenti. Io, purtroppo, ho un ricordo positivo soltanto di due di loro e uno di questi, il più caro, quello a cui tutti eravamo estremamente affezionati, ci ha lasciati proprio all’inizio dell’ultimo anno. Quando dico “lasciati” non intendo dire che semplicemente ha deciso di non essere più il nostro professore. Mi riferisco al senso più forte e fisico del termine. Il nostro carissimo professore ci ha lasciati e ricordo che tra le prime cose che pensai ci fu: “Ora cosa faccio, se ho appena perso l’unico valido motivo per andare a scuola?”.
    Inutile dirti che fu terribile, per tutti. In quel momento anche i malcontenti (vari e numerosi) interni alla classe lasciarono il posto a un dolore profondamente condiviso.
    Fortunatamente quello stesso anno ho incontrato la mia professoressa di Storia dell’arte, una di quelle materie che per molti sono da sottovalutare. Nessuno ha mai colto la sua passione per ciò che insegnava. Io sì, l’ho fatto, e non mi è successo con nessun altro insegnante. Non ho mai avuto, con il resto dei docenti, un rapporto considerabile umano, se non con lei, che mi ha permesso di instaurare uno scambio di conoscenze reciproco. Cominciammo perfino a prestarci dei cataloghi e a consigliarci mostre. Eppure le ore di Arte erano poche, spesso il disinteresse generale rendeva impossibile fare lezione. Questo mi è sempre dispiaciuto molto.
    Ricordo anche la professoressa che mi ha accompagnato nel percorso del giornalino scolastico. Purtroppo non era un’insegnante del mio corso e non ho mai avuto il piacere di godere della sua presenza in classe. Mi ha sempre stimolata, ma era triste che potesse farlo sono in un contesto extrascolastico. Rimpiango tuttora che non sia mai stata davvero una mia insegnante.
    Forse la mia sfortuna è stata questa, aver avuto dei professori che non fossero capaci di stimolarmi e che per questo mi hanno costretta a dover “fare da sola”. Rimane comunque il fatto che consideri, senza dubbi, la cultura liceale troppo generica e incapace di valorizzare le qualità di ogni alunno.
    MI dispiace, ma non sono d’accordo quando dici che il voto di maturità conta. Non parlo del mio caso, che è particolare, influenzato molto anche dalla scelta di un indirizzo che non era quello più adatto a me, ma ho visto dei giudizi assolutamente sbagliati, che persone (per eccesso o per difetto) non meritavano. Questo però non cambierà il loro essere. Il valore reale della persona si dimostra in altro modo.
    Voglio comunque precisare che il rancore che mi porti dietro è dovuto esclusivamente al contesto scolastico. È vero, come avevo detto a inizio articolo, che è questo il periodo delle prime importanti esperienze – e le ho vissute tutte, volendo rispondere a chi mi ha dato della “persona triste” (non tu) – ma è vero che è un periodo che lascia molto amaro in bocca. Non va rimpianto, va rielaborato, considerato come un punto di partenza per creare qualcosa di migliore.
    Grazie ancora,
    Lucia

    1. Rispondi

      Lucia

      P.S.: perdonami se ci sono un paio di refusi, ma non sono abilissima nella scrittura col cellulare (in treno, poi). Ancora grazie per la tua risposta.

    2. Rispondi

      decio

      Lucia, grazie per questo commento.
      Quello che voglio dire con il fatto che il voto di maturità conta è che conta da un punto di vista oggettivo. Test per università, concorsi pubblici e via dicendo. Ovviamente il valore VERO non è di certo la maturità a definirlo, però dalla società è richiesto.
      Bello leggere che tu ne vuoi fare un nuovo punto di partenza, invece che fermarti lì e chiuderti.
      Buona giornata e a presto,
      Decio

  2. Rispondi

    Marica

    Questo è uno degli articoli più belli che abbia letto riguardo l’esperienza liceale. Quest’anno, come moltissimi altri ragazzi, frequento il quinto superiore e mi avvicino alla maturità. Non sento di essere stata fortunata come te e mi sento un pò più vicina all’esperienza di Lucia. La gita per noi è stata solo una, abbiamo lottato per ottenere ogni anno un viaggio che è sempre crescita, cosa che stiamo facendo anche adesso, senza avere la sicurezza che ci verrà concesso. La mia classe è numerosa, siamo 28, le ore volano e non sempre si fa lezione. Sì, lo dico con molta amarezza, perché stare sei ore seduta in classe ad ascoltare litigi e chiacchiere non è certo l’ideale, quando ci si alza la mattina con la voglia di imparare qualcosa e crescere culturalmente. La passione per la conoscenza l’ho sempre avuta, e queste perdite di tempo mi stanno frustrando, perché sento che alla fine sto buttando tempo prezioso che magari in un’altra scuola non sarebbe stato sprecato allo stesso modo. Dal principio ho sbagliato scuola e non c’è cosa di cui mi penta di più. 5 anni relativamente buttati in un liceo delle scienze umane (magistrale) per studiare qualcosa che fondamentalmente non mi piace. Al tempo, il classico mi spaventava troppo, ognuno sentenziava solo commenti negativi, e per una ragazzina di 14 anni che non sapeva nemmeno cosa fosse un liceo, la confusione era tale da scegliere la strada che sembrava la più confortevole. Rimpiango tante cose e nel giro dei prossimi mesi saranno senza dubbio molte di più. Un liceo classico mi avrebbe aperto la mente, mi avrebbe regalato quella cultura profonda e sentita che tanto avrei voluto, e non importa se avessi dovuto stare ore a studiare, perché la soddisfazione di sapere avrebbe ripagato. Il tuo liceo sembra un posto fantastico e leggere le tue parole mi ha fatto capire quante cose mi sono persa e quante altre avrei voluto vivere anche io, ma indietro non si torna e la mia scelta universitaria è ancora incerta, forse spaventata da un ulteriore sbaglio che potrei commettere nel decidere. Un immenso augurio per il tuo futuro, e che la vita possa aprirti sempre le porte migliori.

    1. Rispondi

      decio

      Ciao Marica,
      ti chiedo scusa se rispondo solo ora.
      Ricambio innanzitutto gli auguri e ti dico: hai fatto un errore (poi capirai che in realtà è stata una esperienza, e come tale un suo significato lo ha), ma puoi rimediare. Sei giovane, hai tutta la vita davanti a te per capire chi sei e cosa vuoi fare davvero.
      Ogni tanto facciamo errori di valutazione, ci lasciamo condizionare e non arriviamo dove pensavamo saremmo arrivati. Ma bisogna andare avanti e riprovarci, consci che prima o poi si aprirà la giusta strada.
      La paura è un sentimento importante: chi siamo noi se non abbiamo paura di che cosa potremmo essere? Non farti bloccare da essa, tienila di conto e anzi, rendila tua alleata. Segui il tuo cuore e il tuo buon senso.
      Sono convinto che riuscirai a trovare la tua strada, e ti auguro che sia la più bella di tutte.
      Luca Decio

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