No. Non affronterò la giornata di ieri dalla prospettiva di chi difende Biella dalle accuse di essere noiosa argomentando che ci sono un sacco di cose da fare. In primis, il tema l’ha già trattato un gradito ospite su questo blog con la sua risposta all’oramai spopolato articolo uscito su «Vice» (risposta che trovate QUI). In secondo luogo, ho sempre trovato questa faida biellese piuttosto ridicola e insensata. Siamo una piccola cittadina di cinquanta mila abitanti e ogni anno offriamo un livello altissimo di attività fra eventi culturali, musicali, sportivi e chi più ne ha più ne metta. Punto. I fatti parlano chiaro, chi pensa il contrario è perché probabilmente non riesce a trovare una valida alternativa alla discoteca il sabato sera, e allora mi spiace tanto per lui. No. Non mi interessa dimostrare niente a nessuno. Ci sono un sacco di offerte valide da cogliere al volo qui a Biella, come ci sono tantissime serate monotone e noiose. La verità sta nel mezzo, e nel mezzo ci sono le emozioni, cose di cui mi importa davvero.
Ieri ho trascorso la mia domenica fra basket di strada e Eugenio Finardi, una domenica davvero intensa che si potrebbe riassumere brevemente così: pomeriggio al Piazzo fra basket, birra e amici; serata fra musica, altra birra (quella non manca mai) e amici (anche quelli per fortuna ci sono sempre, e solitamente hanno una birra in mano). Tornato a casa mi sono messo a letto, avevo i piedi che mi facevano male, ero in giro dalle undici e mezza del mattino, ma mi sentivo pieno, completo. Ho pensato al mio amico Brent, uno degli organizzatori del 3vs3 Memorial Jimenez, a quanto ci metta il cuore in quello che fa, a quanto ogni anno quel torneo regali a tutti, giocatori e non, due giorni davvero speciali.
Cerco sempre di vivere le mie giornate nel modo più intenso possibile, di fare attenzione ai piccoli gesti, di non farmi sfuggire nulla di quello che mi succede attorno. Ieri tutto quanto sembrava comporre nella mia testa un puzzle di solidarietà e divertimento. È innegabile, tutto mi commuove, mi turba, mi colpisce, non rimango mai indifferente a qualcosa, che sia Tony che mi sorride mentre mi passa il panino o una tripla che decide la finale del torneo, che sia Minessi che regala il suo premio vinto alla lotteria ad un bambino o una canzone d’amore di Eugenio Finardi; le cose che vedo accadere mi attraversano e mi cambiano, è davvero inevitabile. Tutto mi commuove, ed è assurdamente vero, è la massima espressione della mia personalità, la mia essenza che si materializza di fronte al quotidiano. Penso che incontrerò così la donna della mia vita. Ci conosceremo fra la banalità di un momento qualunque e i nostri sguardi si incroceranno, e incontreranno anche la loro reciproca voglia di consumare ogni istante della vita fino in all’osso, e allora capiremo di essere due anime sensibili al mondo e alle sue forme. Quasi sicuramente questa cosa non succederà, eppure mi piace immaginarmelo così, quel momento.
Deliri sull’amore a parte, c’è un’immagine di ieri che vi voglio raccontare e che rappresenta l’emblema di quello che è stata per me questa domenica diversa dalle altre.
È buio e Finardi sta suonando da un’oretta. Fra una canzone e l’altra ci racconta di cosa parlano i suoi brani, ci regala qualche momento di esperienza vissuta in quarant’anni di musica ribelle. Ad un certo punto ci parla di un concerto in Sardegna di qualche anno fa. Eugenio racconta che dal pubblico un uomo gli gridava di aiutarlo, che aveva perso il lavoro, che aveva moglie e figli, che non sapeva più che fare. Dopo il concerto, ci dice, ha provato a cercarlo per andarci a parlare, ma non è riuscito a trovarlo: la moglie lo aveva trascinato via in lacrime, a casa, perché proprio non ce la faceva più. Proprio partendo da quel momento, qualche giorno dopo in sala prove, è stata partorita con enorme sofferenza la canzone Cadere sognare, una canzone che non conoscevo e che ieri mi ha toccato davvero, che mi ha fatto pensare a quella che è una scomodissima realtà, mi ha fatto riflettere sul futuro mio e della mia generazione, sul lavoro e sulle sue ingiustizie, più in generale sulle condizioni del nostro Paese.
Ma soprattutto, quella canzone mi ha fatto rivivere tutte le emozioni di quella domenica, e anche pensare a quanto fossi fortunato in quel momento ad essere lì, a vivere sotto le stelle di una noiosa ma a volte sorprendente Biella, un concerto di Eugenio Finardi.