Buona la prima #12 ovvero l'ultimo - Il mio ultimo esame, la curiosità e altro - TheCio

Buona la prima #12 ovvero l’ultimo – Il mio ultimo esame, la curiosità e altro

 

Ci siamo, dopo settimane passate coi piedi a mollo e a cazzeggiare tutte le notti per poi studiare se va bene tre ore al giorno, l’estate è orami alle spalle e con settembre ritorno a farmi carico delle mie responsabilità, riapro i cassetti che avevo temporaneamente chiuso e riprendo a fare quello che avevo lasciato da parte: una di queste cose è scrivere. Dunque eccomi qua. Questa settimana ho dato il mio ultimo esame e come ho fatto da sei anni a questa parte, mi sono occupato di organizzare tutto fino all’ultimo dettaglio. Ci sono delle regole che ho sempre applicato, una sorta di piccoli rituali che mi tranquillizzano e mi fanno arrivare sicuro e deciso il giorno dell’esame. In ordine sparso: week end prima dell’esame trascorso in reclusione a Torino, colmo di buoni propositi che tanto alla fine vanno a farsi fottere per colpa della prima giornata di fantacalcio; ripasso con la mia amica che mi porta il caffè e il succo tropicale per tirarci su durante i torridi e soffocanti pomeriggi di studio torinese; il foglio de le cose che non so, ovvero un foglio che nella mia mente è un’ordinata lista di nomi, date, cose e concetti che durante il ripasso mi sfuggono, ma che nella pratica diventa un delirio di scritte scarabocchiate, frecce, cose che nemmeno io capisco e pronostici convulsi e azzardati su Empoli Crotone, insomma un foglio che alla fine si rivela la cosa più inutile e senza senso che uno possa fare nella sua vita di studente; la pizza la sera prima dell’esame, che tu pensi che porti bene e soprattutto che ti faccia guadagnare tempo perché così ti eviti lo sbatti del cucinare/lavare i piatti, ma poi la prendi con gorgonzola olive e salsiccia e ti rimane sullo stomaco fino a mezzanotte (davvero, tutte le volte mi dico la prossima volta margherita, non si può andare avanti così e poi chiaramente non cambia mai un cazzo).

E così eccomi lì, a varcare la soglia di Palazzo Nuovo. L’esame va bene, esco, come sempre chiamo prima mio padre che mi dice Allora? e poi mia madre che mi dice Ciao ciccio. Dico loro che è andata bene, mi dicono bravo, sento nelle loro voci una nota di orgoglio, poi scrivo a qualche amico per gasarmi un po’, mentre la camicia mi si è appiccicata alla schiena e io sento solo l’irrefrenabile voglia di levarmela e con lei i pantaloni e buttarmi sul divano. E così eccomi a casa, davanti alla libreria ad incastrare i libri di epigrafia e storia romana e a chiedermi se mai li riaprirò. E mentre lo faccio vedo tutti quelli dei miei vecchi esami: quello di linguistica che vaffanculo potevo prendere 30, quello di giornalismo che la lode me la meritavo secondo me, quello di poesia degli anni sessanta che mi ha aperto un mondo, quello su Nietzsche che me lo ha distrutto per poi aprirmi le porte dell’infinito. E penso che oggi, in un modo o nell’altro, si è irrimediabilmente chiusa una parte della mia vita. Non ci saranno più ripassoni delle tre del mattino, le pizze esageratamente pesanti pre esame, i libri sottolineati con gli evidenziatori fluo, il messaggio a Bea con scritto oh ma tu quella parte l’hai saltata vero? E mentre sono lì, impalato davanti a quella di schiera multicolore di libri in preda ad una forte malinconia, una parte della mia testa mi sussurra un incessante motivetto che fa più o meno così: cos’è, hai paura di crescere?

Diciamo che sì, è paura. Ma se c’è una cosa che ho davvero capito da qualche mese a questa parte (e tenetevi forte, perché se siete allergici alle banalità questa potrà farvi male) è che la vita può essere vista da diverse prospettive. Ok, vi sembrerà un’idiozia, ma davvero, potreste restare sorpresi nel comprendere che una cosa, vista da una certa angolazione, magari in un modo al quale non avete mai pensato, può assumere un significato totalmente diverso. E allora la fine di un’era e la paura di crescere e del futuro che bussa alla mia porta diventano pura e semplice curiosità, il sentimento più sottovalutato di questo buio e triste momento storico.

Qualcuno di voi lo ha notato che le persone non sono più curiose, che non si interessano più alle cose, agli sconosciuti, alla politica, alla letteratura, alla musica? Passo la mia esistenza a domandarmi l’impossibile, a lasciarmi incuriosire da tutto quanto, che sia la quotidianità del chiedere come stai? ad un tuo amico fino al restare sveglio la notte a domandarmi che cosa diavolo sia l’universo. È la curiosità a tenermi in vita, la curiosità di conoscere persone nuove, di sapere che cosa studiano e qual è il loro colore preferito e cosa ne pensano di Renzi e perché credono in Dio e che cosa fanno sabato prossimo o se l’hanno sentito l’ultimo singolo dei Green Day; e aver dato l’ultimo esame, vuol dire in un certo senso aver esaurito tutte le possibilità di incuriosirmi studiando (o meglio, studiando per l’università), ma rappresenta anche la possibilità di poter indirizzare la mia curiosità verso un’altra prospettiva, una prospettiva futura che ora mi si è piazzata davanti ed ha la forma di un mastodontico punto interrogativo.

E insomma, questo è tutto ciò che mi ha fatto provare il mio ultimo esame. Ma questo è anche l’ultimo capitolo di Buona la prima. A dire il vero, questa sera avrei dovuto scrivere il primo pezzo della mia nuova rubrica Capriole di fumo, che sarà davvero tutta un’altra cosa. Ma appena aperto il foglio bianco, mi sono sentito come in dovere di chiudere quello che è stato un bel percorso e che non mi andava di lasciare sospeso; chiudere una porta per aprirne un’altra ad occhi chiusi, senza sapere a cosa sto andando incontro, ma sempre mosso dalla mia insaziabile curiosità verso ogni forma, ogni esperienza, ogni suono o emozione. E che sia l’ultimo esame, l’ultimo giorno di vacanza, o l’ultimo articolo su un blog di un amico, ogni volta non vedo già l’ora di ricominciare verso una nuova e imprevedibile direzione.

Lorenzo Martinotti

A cura di Lorenzo Martinotti

Musicista - scrittore - studente di lettere. Il resto conta poco.

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