Ciao. Sono in chat con TheCio e lui mi dice “presentati”. Io allora gli faccio “te sei matto” e lui mi dice “susu”. Ok, chiudo Facebook e apro Word. Pagina bianca. Quante ne ho viste di queste pagine bianche, fermo a fissarle col cervello colmo di idee che esplodono, si scontrano, si perdono, si accendono e insomma, avete capito. E poi un istante dopo eccomi a schiacciare convulsamente sui tasti come un forsennato. A volte mi fanno male le dita, più spesso sento lo stomaco bruciarmi. Scrivere fa bene, ma fa anche male. È lo specchio di ciò che si è diventati giorno dopo giorno. E ci sono giorni in cui di specchiarti proprio non ne avresti voglia. Ma paradossalmente eccoti lì, di nuovo davanti alla tastiera, magari alle tre del mattino e allora dici “cazzo, di nuovo”. E a lezione il giorno dopo non bastano i due caffè delle macchinette e tutta la buona volontà di questo mondo. Va bene, vi starete chiedendo, perché tutto questo pippone? Perché sono sicuro che le mie notti torinesi non sono tanto diverse da quelle milanesi di TheCio. Perché scrivere è la passione che accomuna me e questo ragazzo che oggi mi ospita sul suo blog. Scrivere, per noi, è qualcosa di terapeutico. Sicuramente lo facciamo spesso per motivi personali, perché ci piace, perché se non lo facciamo soffochiamo per davvero. Io poi magari vorrei pure camparci, ma questo è un altro discorso. Ogni tanto lo facevo su un blog che adesso trascuro, come in fondo ogni tanto trascuro me stesso. Adesso lo faccio più per conto mio. C’est la vie.
Oggi questi tasti li batto senza sapere dove le parole mi condurranno, ma credo che alla fine mi guideranno dove loro lo desidereranno. E se sarà un oblio privo di senso ben venga, almeno ci sarà da divertirsi.
“Susu” mi ha detto TheCio. Agli ordini, penso io. Ci sto lavorando, cosa credi. Il fatto è che TheCio mi dice così perché sono stato io che gli ho detto che vorrei scrivere sul suo, di blog, ogni tanto. Che mi piacerebbe far parte di quello che lui invece non trascura, anzi cura, eccome se lo fa.
Ed eccomi qua, per la prima volta ospite in un blog di qualcun altro. E mi viene da chiedermi, istintivamente, se ci sia un’etica comportamentale destinata agli ospiti di un blog. Il mio improvvisare così a cazzodicane risulterà mica maleducato? Che cosa si aspetta da me? Di cosa dovrei parlare?
Prendo fiato. Quanti fogli bianchi, dicevo, quante idee. Ma questa sera nella mia testa tutto tace, tutto si è fatto silenzioso, come in un acquario.
Giusto, mi aveva detto “presentati”. Ci sono. Penso proprio che farò l’esatto contrario. (Tanto che sono logorroico l’avevate capito, nevvero?)
Dunque no, mio caro TheCio, questa sera non mi presento, anzi, sai che faccio? Presento te. Signore e signori (e s’ignori, perché no) questa sera vi presento Luca Decio Nobili alias TheCio.
Luca è un ragazzo che studia e lavora a Milano, è giovane come me, ha tanti sogni come me, scrive come me e ci sono altre cose che ci accomunano, tipo che siamo decisamente troppo sensibili al mondo. C’è da precisare che in realtà questo ragazzo io lo conosco poco. Ci saremo visti cinque volte se va bene. E allora che ci faccio qui? Ci faccio, ci faccio. A dire il vero m’è bastato poco per inquadrarlo. Pochi incontri e qualche bel discorso notturno per capire che è una persona che ha cose da dire, che si impegna per dirle, insomma come direbbe qualche affezionato al linguaggio giovanile, Decio è uno che fa cose. Ma dal fare cose al fare cose belle c’è un mare di mezzo, fidatevi. E allora ecco che ci faccio qua. Sono felice di aver conosciuto una persona che mi dia uno spazio sul suo blog, una persona che si riesce a guadagnarsi quotidianamente giorno la mia stima e il mio rispetto. E scusate se è poco per uno che al genere umano un po’ ci è avverso.
Dunque me la sono davvero giocata così, la prima volta su questo blog? La risposta è sì, me la sono giocata così, in una decina di minuti, forse senza aver detto nulla, o forse dicendo anche troppo.
In chat mi aveva anche scritto “come metterti in difficoltà”. L’ho letto adesso. C’aveva preso.
Salvo. Chiudo. Basta.
Buona la prima.