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Cara Vice, Biella non è poi così noiosa

Che Biella non fosse Rimini lo sapevamo già. Che non fosse nemmeno Londra, lo sapevamo già. Viviamo in un Paese di 40.000 abitanti, di cui il 60% è formato da anziani over 70 che passano le loro giornate tra una partita a Scopa con un bianchino nel bar storico, e un cantiere che fino all’altro giorno era la piazza del Duomo. Ma di sicuro non siamo la città più noiosa d’Italia solo perché voi di Vice (sì, ci prendiamo questa confidenza di darvi addirittura del voi) vi basate su qualche giornaletto che specula su queste notizie da anni. Noi Biellesi siamo orgogliosi della nostra città, e ci distinguiamo sempre per le nostre caratteristiche e la nostra storia: siamo tirchi, ingegnosi, ci sappiamo adattare anche alle peggiori condizioni meteo, siamo tirchi, abbiamo un background storico e culturale che solo le maggiori capitali italiane posso invidiarci, siamo tirchi.. Ma scherzi a parte ecco qua,
secondo noi, i 6 motivi per cui Biella NON è la città più noiosa d’Italia:

1) Abbiamo la funicolare. Si signori, avete capito bene, la FU-NI-CO-LA-RE.
Una cabina che scorre su e giù per delle rotaie e che ci permette di salire nella parte alta della “city”. In un attimo sei su, e poi sei giù. Su. E poi giù. Un mezzo, che per fare esempi, grandi città come Milano e Roma manco si sognano. Infatti loro hanno la metro. In alternativa si può sempre prendere a piedi, ma le fiche di legno (di qui sotto) per andare al piazzo coi tacchi la vogliono prendere per evitare rovinose cadute per essersi impigliate le scarpe tra i sampietrini di granito della Bessa.

2) Siamo una delle città più famose per il Made in Italy. Prima della grande crisi. E prima che arrivassero i cinesi. E che chiudessero quasi tutte le fabbriche. E che aprissero uno spazio di spaccio di alta moda in cui vanno solo i russi. E prima che la Fila passasse ai Coreani. E che ciclicamente si torna a parlare del grande tessile biellese, segoni a due mani, salvo poi piangere lacrime amare pensando alla situazione attuale. E che dire dire della parentesi del mobile biellese con Aiazzone, dove attaccavano due assi con uno sputo e solo grazie alla pubblicità la gente li comprava per davvero.

3) A Biella, al contrario di quello che si può pensare, ci si diverte un sacco nei week end. In giornata ci sono un sacco di bar che “madonna se non ti levi appena hai consumato ti rubo pure la famiglia”, e occasionalmente ci sono un sacco di mercatini dove puoi trovare quella bellissima pashmina viola e turchese che serviva a tua nonna Mariacarla di 92 anni, che pensa di essere ancora sotto i bombardamenti dei tedeschi nel ’42. Di sera invece ci si può dedicare alla nightlife biellese con la bellezza di DUE locali aperti. UNO se vuoi evitare denunce legali per stupro minorile. ZERO se ti stanno sul cazzo gli ubriaconi e i punkabbestia. E poi, l’unico weekend in cui accade qualcosa, inevitabilmente ci saranno ventordicimila eventi a distanza di cinque metri l’uno dall’altro, con i rispettivi organizzatori che si insultano e si minacciano lame alla mano, strappando poster dell’evento nemico come se fosse la peggio campagna di elezione dei rappresentanti di istituto.
Ovviamente questo corrisponderà all’assenza di qualunque tipo di evento per almeno un mese, con annesse e concesse lamentele della meglio gioventù biellese che si tagga su foto a Milano e a Torino dicendo “A Biella non ce mai nnt da fare xDXD”

4) Perché noi biellesi, dopo centinaia di anni di permanenza nel nostro territorio natio, abbiamo sviluppato un’innata capacità nell’adattarci a condizioni meteorologiche che farebbero andare fuori di testa anche un Tuareg del Sahara. Pioggia per 9 mesi all’anno, alternata a 3 mesi di grandine e caldo umido, quello che ti entra dentro ai vestiti e trasforma la tua bellissima t shirt grigia, in una divisa Camo della U.S Navy. Inutile dire che il Biellese D.O.C. riesce a gestire questa alternanza climatica con grandissima naturalezza, tanto da sembrare addirittura soddisfatto del bellissimo piumino che ha comprato il 13 di Agosto. Siamo particolarmente orgogliosi di questo, perchè quando ci trasferiamo in giro e arrivano le “bombe d’acqua” noi siamo pronti prontissimi a fronteggiarle a viso aperto. Tsk.

5) Negli ultimi mesi il territorio Biellese ha subito un profondo scempio.
Hanno ristrutturato piazza Duomo. Sostituendo il magnifico (seppur un po’ scomodo) ciottolato, con della lastre di pietra grigia, e impiantando degli enormi lampioni per l’illuminazione al centro. Più che una piazza storica, l’hanno fatto diventare un punto di ritrovo per un modernissimo rogo medioevale. I fronti sono due: chi sostiene che questi bellissimissimi lampioni vengano usati nelle più bellissimissime città del mondo, illuminando in modo piacevole la piazza e consumando poco e chi invece si limita a dire che sono uno scempio. Analisi di famosi critici d’arte quale mio cugino a la signora che abita vicino alla piazza sostengono che illumini ad arte lo stile misto della piazza, dal gotico al neoromatico passando per il barocco svedese.
Emblematico del fatto che ogni volta che succede qualcosa a Biella, si creano subito due fazioni estremiste, e ci si rimbalza e riempie la bacheca di Facebook di insulti agli avi (ma che ne sai tu che sei del Piazzo? E tu allora che vieni da Vigliano? Terrone!) e via dicendo. Noi biellesi sappiamo apprezzare le piccole cose della vita, quali l’insulto carpiato e la totale incapacità di spostarci un cm dalla nostra posizione, come già reso noto dal buon Italo Calvino.

6) Degna di nota, è la battaglia che affligge ogni cuore maschile del territorio, ossia: la caccia alla figa di legno biellese. Tale impresa è da considerarsi ciò che smuove veramente la vita dell’abitante medio di questa città, poiché il realizzarsi della conquista di una delle suddette da parte di un compaesano, è da datarsi nel ‘21. Avanti Cristo. La ragazza media di questa città, in un’apoteosi di egocentrismo che da 0 va a “Ce l’ho solo io”, è a livello KimKardashian. Ovvio poi che quando una straniera mette piede nel territorio, si scatena l’adunata collettiva delle donne biellesi, analizzandone ogni singolo difetto in quanto nemica e possibile predatrice del loro corteo di morti di figa. La fica di legno riesce ad esprimere il massimo potenziale esclusivamente AL DI FUORI del posto dove vive di solito. Perché è proprio lì, appena sorpassato quel cartellone con la scritta BIELLA barrata di rosso, che si dice capiti il miracolo:

“vi guardaste lì, dove maggiormente sta il vostro pudore,
una sensazione nuova, mai provata, mai sentita e lì capiste….
…. che non era più di legno”

Sta da dire che quando un biellese conquista una biellese gli amici si lasciano andare a feste di carattere bacchico che neanche le peggio confraternite americane.

Tutto questo per dire che alla fine Biella non è tutta ‘sta noia che si racconta.
E’ un posto tranquillo, dove tutti quelli che ci abitano, nonostante ne dicano di tutti i colori, sono contenti e anche orgogliosi di affermare “Io vengo da Biella. Più o meno a metà tra Milano e Torino”.

Alessandro Pasquarelli con una manina del Decio.

A cura di Ospite

1 Commento

  1. Rispondi

    Buona la prima #10 - Una domenica fra basket di strada e Eugenio Finardi - TheCio

    […] blog con la sua risposta all’oramai spopolato articolo uscito su «Vice» (risposta che trovate QUI). In secondo luogo perché ho sempre trovato questa faida biellese piuttosto ridicola e insensata. […]

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