Ora, premettendo che come tutte le volte in cui quest’anno è successo un attentato la mia testa è e rimane piuttosto confusa, visto e considerato che questo è il mio spazio, vorrei dire la mia.
A prescindere che le maggiori vittime degli attentati sono gli islamici stessi, a prescindere che gli attentatori in occidente sono persone cresciute in contesti tutto sommato occidentali, a prescindere che secondo me è “anche la storia che ci sta presentando un conto” (cit non mia), quello che, anche stavolta, mi lascia interdetto, rimangono i discorsi che vengono fuori.
Lo sgomento. Lo stupore. Le facili soluzioni.
Sì, fa strano pensare che un cretino prende un camion e si piomba nella folla. Sì, poi se non ha la pelle del mio colore, ancora più facile lanciarci in grandi discorsoni nazionalisti sul come risolvere questi problemi e via dicendo.
Guardiamo la Francia e l’Olanda e diciamo “non si sono integrati bene”. Poi noi ci forziamo ad aprirci e lasciamo gestire questo fenomeno che, come possiamo vedere, ha conseguenze importanti alla cooperativa che vince l’appalto e a dei poveri cristi che lo fanno per volontariato.
Poi, arrivo a chiedermi, se tutto questo gran casino, questa “guerra di civiltà”, non sia solo l’ennesimo tentativo del voler giustificare il nostro “sistema”. Arrivano gli “esterni” ed il nemico sono loro, a casa nostra va tutto bene. I milioni di persone in stato di povertà, gli sfrattati, una società allo sbando i cui giovani non hanno direzione (e aggiungo, moltissimi di loro neanche vogliono darsela). Se ci fanno paura gli attentati, dovremmo cercare di evitare di creare polveriere. Invece ci concentriamo sul punto sbagliato, additando conseguenze come cause.
Dal caldo delle nostre tastiere.