Damien, il passato. 1/3 - TheCio

Damien, il passato. 1/3

La metro passava. Tum tum, tum tum. Nelle orecchie musica a palla.

Magro. Capelli neri,  occhi nocciola. Appoggiato al muro, con la sua sacca color militare. Alto, magro. Neanche l’ombra di un muscolo. Con una mano tirava indietro il suo ciuffo. Un piercing al labbro, uno al sopracciglio destro. Uno stereotipo perfetto. Non fosse per la camicia non a quadri sarebbe potuto benissimo apparire su una copertina di Emp.

Tum, tum, tum, tum.  Un’altra carrozza gli passava davanti. Sapeva che stava per perdere il penultimo treno. Solo una possibilità. Guardò l’orologio. Mancavano meno di venti minuti. Non sarebbe mai arrivato in tempo. Si specchiò per un attimo nelle porte della metro. Gli occhi rossi stridevano con il nero delle sue borse. Aveva perso il conto delle volte che aveva provato ad addormentarsi negli ultimi tre giorni. In quello sguardo non vide più nessuna volontà di fare nulla.

Non dormiva da troppo tempo. Non sognava da ancora di più. Che senso ha il tutto se perdi anche la capacità di immaginare un domani?

Due scelte gli si paravano davanti: prendere quella fottuta metro, andare in stazione e giocarsi il tutto per tutto; tornarsene al suo appartamento a non dormire. Non ne aveva ancora parlato con nessuno. Il suo mondo era crollato, come un castello di carte alla prima folata di vento. Dio, si odiava anche per la banalità della metafora. Non si sopportava più. Odiava quel suo modo di vestirsi, il fatto che il suo guardaroba andasse dal nero al grigio scuro. Con qualche capo rosso tanto per. Ormai la maschera gli stava troppo stretta. Visto che l’unica ragione per cui continuava a mantenerla l’aveva allegramente salutato, si sentiva totalmente perso.

Agitato dal dubbio, il rumore di una messaggio lo svegliò dal suo vagare.

“Non penso possano piacerti. In ogni caso, io ti invito. Dopo domani ci saranno gli Slipknot a Monza, vieni? Alessandro ha trovato 2 biglietti a un prezzo basso, così ho pensato a te.”

Lei studiava storia dell’arte. Damien invece economia. Entrambi al primo anno. La prima totalmente felice della sua scelta, il secondo invece era riuscito a malapena ad adattarsi al nuovo ambiente che la vita gli aveva mollato due calci nei maroni da 90.

“Ok.”

Arrancò fino al letto e per la prima volta da troppo tempo, riuscì a chiudere gli occhi per più di dieci minuti.

 

A cura di decio

Ho studiato economia, alla ricerca della strada della mia vita. Nel frattempo scrivo, leggo, ascolto musica e gioco ai videogiochi.

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