Damien ancora non aveva capito come era finito a quella cena.
Alla sua destra Lea.
Alla sua sinistra Marion.
Davanti a lui Andrea.
Lea era venuta perché lui glielo aveva chiesto. Lea era venuta principalmente perché era stufa di Beatrice e voleva zittirla una volta per tutte. Damien alla fine aveva preso coraggio e aveva parlato a Beatrice di quello che era successo fra lui e Lea. Lei l’aveva accettato con una calma molto strana, conoscendola Damien si sarebbe aspettato almeno qualche insulto (di solito, le regole valevano solo per lui). Invece, l’aveva semplicemente accettato. Liberatosi del peso, poteva finalmente ammettere a se stesso che aveva postposto per troppo tempo questo momento. Era anche molto contento della reazione di Beatrice.
In realtà, Beatrice mandò un messaggio a Lea. Diretto: “Tanto si stuferà di scopare con te, e tornerà da me perchè solo io so dargli quello di cui ha bisogno. Solo io so stargli vicino. Solo io posso supportarlo. Non tu.”
Il confronto era stato particolare.
“Ma allora state insieme come me e Giampa?”
Giampa era il nuovo ragazzo di Beatrice. Un fusto di due metri per novanta kili di muscoli. Un tenerone completamente inconsapevole: sia di chi fosse Beatrice davvero, che di tutto il resto. Quello che causava un profondo senso di disgusto a Lea di fronte a questa domanda, era quel come. Il pensiero che la relazione fra lei e Damien fosse anche solo lentamente assimilabile a quella fra Beatrice e Giampa la portava a perdere le staffe. In quale modo osava paragonare a quell’inspiegabile intesa fra loro due il fatto che lei semplicemente l’avesse lanciata in testa a Giampa e lui non si fosse spostato?
“Ma a te, che ti frega?”
Lea era consapevole che la ripetizione di “a te” e “ti” avrebbe causato un nervosismo sottopelle a Damien, il quale osservava la scena aspettando il momento per intervenire. Poteva sentire quel lieve mormorio che fanno i gatti prima di lanciarsi l’uno sull’altro.
“In tanti se lo chiedono…”
Damien, sorridendo.
“Guarda, mi spiace per loro se devono passare il tempo a chiedersi cosa ci sia o non ci sia fra me e Lea. Cara Beatrice, ti lascio fra le sapienti mani del buon Giampa, sono sicuro che stasera ci divertiremo tutti e quattro. Passa una buona serata.”
Dopo una decina di metri, si sentì il rumore di uno schiaffo. Il buon Giampa era rimasto imbambolato a guardare il sedere di Lea. Povero Giampa, anche stasera scoperà domani. Evidentemente si sarebbero divertiti solo in tre, quella sera.
La sala era gremita di persone. Lo zio di Damien, Marco, evidentemente era benvoluto da molte più persone di quanto mai Damien avesse potuto pensare. Lo aveva sempre ritenuto abbastanza buffo, divertente. Assolutamente incostante nella sua presenza, vi erano periodi in cui mangiava e dormiva a casa di Damien e mesi in cui scompariva da ogni radar. Diceva di occuparsi di relazioni internazionali. Fra chi e cosa nessuno ancora l’aveva capito. La notizia della sua morte era arrivata a Damien quella sera famosa.
Poche parole, uno sguardo pesante e un abbraccio strano fra Damien e Marion erano bastati. Così, si erano ritrovati lì, dopo tre giorni. L’incontro con Beatrice era avvenuto la sera prima, quando Damien aveva deciso di fare un giro per lasciare un po’ andare la stranezza della situazione.
Non sapeva come fosse morto, perché fosse morto e soprattutto perché il corpo gli sembrava così innaturale. Di sicuro una grande componente era la morte stessa, come era possibile che quel corpo una volta così attivo e scattante fosse lì fermo? Non vi era nulla di pacifico. Era inspiegabile.
Una delle strane tradizioni della famiglia di Damien era che ad un lutto corrispondeva una cena, con amici, invitati, musica, alcol e tanto cibo. Come se si volesse esorcizzare il tutto con la vita.
“Allora, Damien, prenderai tu il suo posto?”
Marion era poco più basso di Damien, tozzo. Una folta barba gli copriva il viso.
“Scusa?”
“Sì, il suo posto. Sei tu il successore sulla linea della tua famiglia. Ti vedo un po’ confuso.”
Andrea invece era bassa. Un metro e cinquantacinque di magrezza. Lunghi capelli biondi le arrivavano fino al fondo schiena.
“Marion, credo che Damien non sia pienamente consapevole della situazione.”
“Credo anche io.”
Decio