Due anni fa.
Meditavo con un amico sul mio futuro. La laurea triennale era vicina. Sentivo tutto a portata della mia mano. Gli esami stavano finendo e dovevamo iniziare a guardarci in giro.
Qui compio il mio primo atto di arroganza. La chiamerò ὕβϱις perchè ho fatto il liceo classico e devo citare parole greche a caso. No, davvero. Sentivo che pormi un obbiettivo del genere avrebbe significato un sacrificio. Era troppo, oltre da me. Andare a Milano.
Così, arrogantemente, decido di lasciare Torino.
Perchè chi si accontenta non avanza. Non diventa migliore. Non cresce. Non evolve.
Insieme decidiamo di provare il test. Studiamo. Lo passiamo. Ricordo ancora quel periodo concitato: stage + esami da non frequentante + Ielts + prepararsi al test. Così arriva la laurea. E bam, Milano, Bocconi.
Quel mondo che ho sempre evitato.
Un anno fa.
Prima sessione. Morale a terra.
Subisco l’ascia del destino che mi sono scelto. La bicicletta pesa troppo, i piedi sono sanguinanti e pieni di vesciche, il fiato non basta. Medito di mollare e trovarmi un lavoro, ma il coraggio di mandare il CV non arriva. Inizio a scrivere. Solo una persona sa che scrivo. Alterno l’ascolto dell’ultimo album degli Slipknot con gameplay di videogiochi horror. Manco li giocavo, li guardavo solo.
Un insieme di sensi di colpa, ciccia, incapacità di agire e reagire.
Ma nel bene e nel male, la sessione la porto a casa. Certo, potevo studiare di più, ottenere risultati migliori.
Adattarmi mi è sempre costato. Ho passato la vita a cercare stabilità, pietre intorno a cui costruire il mio castello. Salvo poi capire che non puoi fare nessuna costruzione dove scorre un fiume. Troppo giovane portavo con me preoccupazioni di un futuro lontano, incapace di assaporare il qui ed ora.
Milano è la mia Crime Alley, scelta da me. Uno scenario in cui si consuma la prima vera ed importante trasformazione della mia persona. Il mio rito di passaggio.
Oggi.
Mi guardo indietro. Mi guardo intorno.
Capisco che la mia vera ὕβϱις è stata considerarmi finito. Pensare di avere pianificato tutto. Che la vita fosse solo quello che pensavo che fosse. Il mio atto di scegliere un’altra città per continuare gli studi fa parte di quel sano egoismo che dobbiamo prenderci. Per l’ennesima volta ho dato una svolta alla mia vita, quando avrei potuto starmene col culo comodo e al caldo.
E invece correre.
Mancano due esami, le lingue, la tesi ed il tirocinio.
Best case scenario dicembre, worst case marzo. Poi la vita può anche decidere che mi laureo nel 2022, ma per ora i piani sono questi.
Domani
Inizia l’ultimo semestre da frequentante. E per la prima volta da tempo, non ho paura. Perchè si può saltare, cadere e farsi male. Ma quando cadi, impari come non cadere la volta dopo. E allora trovi la fede nel salto. Solo dopo aver abbandonato ogni sicurezza, e aver trovato la forza in sè.
Perchè tutto questo? Chi si “accontenta” dice di essersi accontentato perchè ha paura di fallire di nuovo. Di aspirare a diventare una versione migliore di se stesso. Perchè perdere qualcosa o qualcuno fa paura. Io invece temo di non rischiare, di non osare, di non buttarmi più.
Decio