Nel grande gioco delle parti che è la vita ci troviamo a indossare maschere, o come preferisco definirle armature. Una maschera è facile da togliere, la slacci e il tuo viso è visibile a chi hai davanti. Una armatura invece, è tutta un’altra storia: devi togliere pezzo per pezzo. Spesso da soli non si riesce neanche a togliere.
No, non ci mascheriamo e basta. Creiamo attorno a noi dei personaggi che si trovano a vivere le situazioni che dovremmo vivere noi, che per un motivo o per l’altro decidiamo di non voler vivere. Deleghiamo a questi costrutti l’azione, giustificandoci poi con noi stessi, sapendo che quelli lì non eravamo il vero noi, ma solo una delle sue sfumature.
Allora chi siamo?
Se viviamo la maggior parte del tempo dentro l’armatura, poi quello che ne rimane non è che un guscio vuoto. Nulla dentro, fuori un qualcosa di tagliente che tiene lontane le persone che vorremmo vicino. D’altra parte vedere il rosa sotto l’armatura spaventa. Scorgere piccoli sprazzi della Persona che si ha davanti non è facile. Il vero è bello, la bellezza è verità. Ci si innamora di quello che è bello, quindi di quello che è vero. Si perde l’amore quando si perde la verità, o non la si vuole più vedere.
Sarebbe bello non farsi male. Un mondo fantastico dove quando uno si sveste dal proprio metallo si ha la decenza di apprezzarlo e di evitare di colpire ora che la carne è scoperta. Uno scommette, fa all in e poi si trova scottato e senza difese. Solo però in quel preciso momento possiamo svegliarci e renderci conto del dono che ci è stato fatto. Consapevolmente o meno, l’altra persona ci ha aiutato a togliere l’armatura e ci permette finalmente di vederci allo specchio.
Sporchi, pieni di botte, sanguinolenti. Ma davanti a quello specchio siamo noi, semplicemente noi. La nostra essenza più pura, il vero io. Solo in quel momento si può ripartire. Ricostruire la propria persona e ringraziare per il grande dono che ci è stato fatto. La nudità permette l’ammissione delle verità (e quindi delle bellezze) che non avevamo il coraggio di portare con noi nel vivere quotidiano. Nel momento di maggior debolezza possiamo trasformarci e volare: sarà faticoso, farà male ma quante volte nella vita abbiamo l’occasione di sentirci più vicini alle stelle?
post #7 di Decio
GIanfranco
9 Giugno 2015Caro Decio,
prima di tutto bello il post, secondo vorrei proporre una nota riguardo alla tua ricerca di un’identitå. Non pensi che forse e’ questo che fa venir su le guerre? identita’ forti in stretto contatto? Essere forti senza identita potrebbe essere meglio.
decio
9 Giugno 2015Caro Gianfranco,
grazie per il tuo commento. L’obbiettivo dovrebbe essere crearsi una identità ed essere capaci di capire quando è troppo forte. Preoccuparsi di non fare male, non di farsi male.