Una donna per cui uccidere. - TheCio

Una donna per cui uccidere.

Dramatis Personae
Paolo: 24 anni, studente di ingegneria, schivo, single da troppo tempo per ricordarsi cosa vuol dire avere un rapporto continuativo
Angelo: 25 anni, studente di medicina, grosso, single da troppo poco tempo per desiderare un rapporto continuativo
Felice: 23 anni, studente di economia, i nostri occhi
Andrea: 25 anni, la donna per cui uccidere
Cassandra: 22 anni, lavora, troppo bella per essere vera, una sorella per i nostri 3 maschietti
Damiano: 40 anni, il compagno di Cassandra

Paolo: “Oh ma l’hai vista quella?”
Angelo: “L’abbiamo vista tutti Paolino. Stai tranquillo. Non puoi azzannarle tutte tu.”
P.: “Massì, vado lì, due manate nei capelli ed è mia.”
Felice: “Io questo non credo.”
Felice è estraniato dal mondo. Ormai non riesce più a capire niente. Sembrava che con quell’ultima stesse andando tutto come doveva andare. I primi appuntamenti erano stati proprio belli. Fare l’amore con lei era stato come rifarlo la prima volta, ma meglio e senza urletti e spargimenti di sangue sulle lenzuola buone. Poi, era scomparsa. Fredda, distante, non aveva più voluto rivederlo. Dopo due settimane era stato già sostituito su Instagram con un altro giovane ragazzo barbuto e nerorbuto. Doveva essere lui l’uomo, gli ripetevano Paolo e Angelo. Cassandra rideva sempre, sostenendo che incapace era stato, incapace era e incapace sarebbe rimasto.
Cassandra entra nel discorso come suo solito, per ricordare a tutti e tre che:
1) ci hanno provato con lei e sono stati palati;
2) possono pure provarci con altre e verranno palati;
3) chissà come mai, le altre ragazze hanno sempre difetti che le rendono nell’ordine “strane, non materiale da fidanzata e zoccole”.
Però le vogliono comunque bene. Perchè li cura sempre quando vengono devastati, per loro c’era e sanno che ci sarà. Forse si comporta così perchè è stufa vedere tre persone a cui vuole bene sprecarsi e lanciarsi in imprese senza senso, che ad un certo punto sarebbe anche bene smettessero e si mettessero la testa a posto. Una volta, non si stancava mai di dire, gli uomini della nostra età andavano in guerra. Ora vi lamentate e piagnucolate come bimbe. Ognuno dei tre lo faceva in modo diverso. Felice piagnucolava proprio, Angelo si chiudeva in un silenzio tombale per due settimane e Paolo si limitava a risentire tutte le sue ex, sperando che almeno una dicesse sì e alleviasse l’onta subita dal rifiuto di una qualsivoglia nuova fiamma.

Cassandra: “Mi spiace dirvelo, ma lei appartiene a quella piccola categoria di ragazze con cui voi, comuni mortali, non potete provarci. No, Angelo, della tua tesi non gliene potrebbe fregare niente, benchè meno dello stage di Paolo o del blog di Felice. Lei decide con chi uscire e, come avrete già capito, raramente il ragazzo si rifiuta.”
A :”Sì, in effetti hai ragione. Lei, a differenza di voialtre che tanto rispondete sempre ai nostri messaggi anche se non vi interessiamo, sa già di averla ogni volta che entra in un locale, ogni volta che posta una foto su Facebook o Instagram. Non ha proprio bisogno di avere altri maschi ronzanti.”
P: “Non sfidatemi. Lo sapete come sono se mi mettete il fomento.”
A: “Un pirla?”
P: “Ma pirla ci sarai tu, e tua madre!”
Nel frattempo Felice la osserva e se ne vergogna. Sa di non entrare neanche nel suo campo visivo. Potrebbe anche mettersi davanti a lei e gli passarebbe attraverso, tipo Kitty degli X Men. Poi riflette ad alta voce dicendo che la deve smettere.
Gli altri si girano.
C: “Felix? Hai finito di parlare da solo?”
F: “Scusate mi conoscete. Riflettevo su questa estate pasoliniana che sto vivendo.”
Quando Felice lancia queste frasi la sua compagnia lo guarda sempre ad occhi strabuzzati. Lascia quel silenzio di qualche secondo, aspettando che qualcuno gli chieda spiegazioni. Questa è già la terza volta della serata, quindi il pubblico è spazientito.
F: “Ok,ok, vi spiego. Palestra, Pippe e PokemonGo. Le mie tre P. Questa estate si condensa in questi tre concetti. Vado in palestra, torno a casa giocando a PokemonGo e poi mi godo quel piccolo momento di beata solitudine da solo, davanti al mio pc, con la birretta pre e la sigaretta post.”
Cassandra ride, Angelo e Paolo scuotono la testa sorridendo. Felice crea sempre un misto di pena e ilarità a tutti i suoi amici, esterna sempre quello che pensa e nessuno di loro capisce come riesca sempre a non concludere mai qualcosa di serio con una ragazza.
F: “Comunque, tornando a parlare della nostra amica lì davanti. Quella è una tipa per cui ucciderei. Vi giuro. Venisse qui a mi dicesse, strozza Paolo e prendi Angelo a martellate in testa lo farei. Ha tutto ciò che cerco in una donna. Sembra che lo faccia apposta.”
A: “Non vorrei riportarti sulla terra campione, ma quella tipa piacerebbe a qualunque maschio sano di mente a cui piacciono le donne. È bella e basta, ha stile e basta. Una di quelle che se mi parlasse l’unica cosa che riuscirei a fare è raccontarle delle partite di Rugby per darmi un tono.”
P: “Sì, sì, ragazzi. L’unico che può gestire una tipa del genere, sono io. Lo sappiamo.”
C: “Certo, certo, la puoi pur gestire ma poi quella che deve gestire te quando lei ti “visualizza e non risponde” per due giorni sono io.”
Angelo e Felice ridono, Paolo sogghigna.
F: “No, dai, a parte le mie frasi da scemo, non so spiegarmi bene a parole, e coraggio di andare lì a presentarmi non ne ho. Poi, presentarmi, non riesco neanche a salutare le persone che conosco alle feste di Paolo, figurati andare io da lei a notificarle la mia esistenza.”
C: “Certo che tu, meno seghe mentali, no eh?”
Angelo e Paolo, quasi in coro: “Tranquillo, non c’è pericolo che lei venga a parlarti.”
F: “Andate a fanculo!”
Mentre la compagnia si spezza un momento, chi per andare a prendere una birra, chi per andare a salutare qualche bella tipa, Felice apre il telefono e medita. Rilegge uno scambio di messaggi di qualche mese fa, con una sua vecchia fidanzatina del liceo, promesse di un caffè che sannò entrambi non arriverà mai. O forse sì, una ambiguità fastidiosa da cui vorrebbe liberarsi, ma non ha il coraggio di scrivere quell’ennesimo messaggio. Che senso avrebbe poi, vedersi per chiedersi come vanno a vicenda le vite? Gli importa davvero o è un ennesimo testamento al tempo passato insieme, fatto per cercare di perdonarsi a vicenda quello che si sono fatti? Scambiarsi discorsi degni di una canzone da gruppo Indie degli anni 10?
Scrolla un po’ più in giù, trova un’altra conversazione, anche lì, quanto sarebbe bello vedersi, salvo poi un visualizzato e non risposto. Boh. Felice non capisce, ma rifiuta e va avanti. Si alza e la vede.

Lo sta effettivamente guardando.

“Certo, che tu, tutte le cazzo di volte che ti vedo, sempre al telefono stai.”

Si guarda attorno, non capisce.

“Sì, parlo proprio con te. Mi devi spiegare cosa fai di tanto importante con quel telefono. Ma andare a parlare con qualche ragazza?”

Preso totalmente alla sprovvista dall’impossibilità della situazione che stava vivendo, mugugna: “Beh innanzitutto, che senso ha che io vada a parlare con qualche ragazza se tanto poi nel caso migliore divento il suo confessore e di sentirmi dire “sei un ragazzo dolcissimo, saresti un fidanzato perfetto” e poi la sera, a casa, son sempre da solo, ne ho un po’ piene le palle. E poi, appunto, ho le palle piene, sempre qui a farmi le pippe e di farmi irretire per poi concludere la serata nervosamente non ne ho voglia. Così sì, guardo il telefono, sperando che lei mi riscriva, anche se non lo farà mai.”

Ottimo, pensa. In una frase sola sei riuscito a: parlare un sacco, dirle che pensi ad un’altra, dirle che sei un pippaiolo, che ti cachi sotto e che finisci sempre per non provarci, alla fine, con le tipe, perchè preferisci starle ad ascoltare che farci cose se non sei innamorato. Ottimo.

“Guarda che stai parlando ad alta voce. Almeno chiedermi come mi chiamo, riesci?”
F: “Come ti chiami?”
“Andrea, mi chiamo Andrea.”

A cura di decio

Ho studiato economia, alla ricerca della strada della mia vita. Nel frattempo scrivo, leggo, ascolto musica e gioco ai videogiochi.

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