Gli scheletri. - TheCio

Gli scheletri.

Dietro ad un ordine apparente, si cela un esercito di scheletri. Morti, rimangono in piedi. Camminano, bevono, mangiano, vanno in discoteca. Inequivocabilmente morti. Si dimenano aspettando l’arrivo di chissà quale rivelazione, dietro ad un quotidiano stillicidio. Si accoppiano, scelgono di attaccarsi ad altri scheletri perchè star da soli fa brutto. Perchè quello nuovo sarà migliore di quello prima. Nel loro caotico e senza senso vivere, si spingono a toccare le vette più alte dei rooftop milanesi o delle montagne, facendo foto per far vedere quanto sono vivi e belli. Chiamano il fotografo, sorridono, danno un bacio alla loro metà (la metà di uno zero quanto è? Mezzo zero?). Oltre al caos apparente, si intravede la routine del weekend.
Aspettare il giorno della discoteca, il giorno della cena fuori, quei due giorni, vivere in funzione di un elemento temporale deciso da chissà chi e chissà quando. Mangiando merda cinque giorni su sette per poter poi rivomitarla davanti a dei poveri ed inerti baristi, con le richieste assurde di drink. Come se facesse una differenza il gusto, quando il solo obbiettivo è stordirsi e farsi portare a casa dalla fidanzata sobria. Posso sentire i tamburi suonare, il tempo che li porterà ad effettuare i passaggi necessari. Forse un giorno usciranno di casa, per andare a trascorrere il resto della loro esistenza con qualcuno che dicono essere la loro vita, quando neanche conoscono.
Perchè essere morti dentro è meglio esserlo in compagnia che da soli. No? Litigano davanti a tutti, si fanno le corna e continuano ad odiarsi pure mentre fanno sesso. Sputano veleno l’uno addosso all’altra, fanno conoscere a sconosciuti che aspettano i mezzi i particolari scabrosi delle loro relazioni, come se fosse un vanto.
Si circondano di altri scheletri, girano e rigirano. Ogni tanto vedono un corpo vivo. Che si illude, pensa di trovare qualche cosa di più da quelle falangi. Ritiene che il sacco di carne che questi scheletri si portano dietro possa essere qualche cosa di più.
“Sai. Non sto bene.”
“Non sei felice?”
“No. Tu?”
“Sì, io sì.”
No, gli scheletri non sono felici. Guardano la vita degli altri, di quelli che hanno accoltellato sperando di trovare vita nel sangue dei vivi. I vampiri hanno bisogno del sangue degli altri esseri per sopravvivere, gli scheletri pensano di poter in qualche modo tornare vivi uccidendo gli altri. Trasformandoli in scheletri. Felicità, non sapranno mai cos’è. Come fai a saperla definire quando sei sempre gaio? Quando fuggi la tristezza chiudendoti di fronte a tutto e a tutti? Mettendo mi piace alle vite degli altri?
Gli scheletri non sanguinano mai.
Essere vivi vuol dire sanguinare, sbagliare, rischiare, cercare di comprendere che la vita non è bianca come le proprie ossa o nera come la notte. Vuol dire farsi male. Come vuol dire stare bene.
Essere scheletri è facile.
Vivere. Quello è davvero una sfida.
Decio

A cura di decio

Ho studiato economia, alla ricerca della strada della mia vita. Nel frattempo scrivo, leggo, ascolto musica e gioco ai videogiochi.

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