No, non è un racconto erotico, anche se sarebbe un ottimo titolo.
Mi sono sempre chiesto quale sia la ragione madre dietro a tutte le mie azioni. Per un periodo della mia vita, mi sono risposto con la parola “catene”: faccio quello che faccio perchè sono incatenato ad esso, dalle aspettative degli altri, dai rapporti che ho. Come se ci fosse una specie di obbligo morale a fare quello che dovevo fare perchè era quello che dovevo fare.
Evidentemente, la risposta non era quella. O meglio, a chi sarebbe bastata una risposta del genere? Quale giovane si è mai sentito convinto davvero, nel profondo, a fare qualcosa, solamente perchè doveva farlo?
Poi, mi sono persuaso che il motivo fosse la vita. Come dentro ad un turbine mi ero ritrovato a vivere, non più solo a sentirmi vivo. E allora, cercavo di spiegare il mio agire quotidiano secondo questa logica, quella del cercare di assaporare sempre e comunque il momento.
No, neanche questo era abbastanza, neanche questo riusciva a far quadrare il cerchio.
Così, questa notte, leggendo un fumetto, come nelle famose parole di Steve Jobs, ho trovato una singola parola che mi ha fatto capire che c’è un filo rosso fra tutto quello che ho fatto negli ultimi anni: la speranza nel genere umano.
Io ho studiato per avere un lavoro, un lavoro che mi permettesse, un giorno, di portare avanti in modo autonomo i miei progetti, i miei sogni. Ma non lo faccio per i miei sogni, e basta. Tutti i miei “sogni”, “progetti malcompiuti”, “progetti incompiuti”, sono tutti strettamente collegati fra di loro da una visione della realtà che la vede essere migliore domani rispetto ad oggi. Nella vita non ho studiato filosofia e sicuramente sono conscio che ci sia un modo strutturato per esprimere quello che provo e penso, ma il punto è il seguente:
credo nel genere umano. Credo in chi mi sta intorno. Credo che sia possibile sempre fare di più e non limitarsi a quello che si fa tutti i giorni. Credo che sia necessario, almeno, provare a vedere dove ci portano le nostre passioni e se, tramite esse, possiamo viverci (penso a Gaming Italia o a Thecio stesso). Sono fermamente convinto che solo la cittadinanza attiva sia un modo per sentirsi vivi e cambiare, in positivo, il mondo (BiYoung prima, la rappresentanza studentesca ancora prima, i GD ora).
Sarà che di me stesso non ho mai avuto una grande visione, ma io credo che, come specie, abbiamo ancora moltissimo da dare. Che non siamo solo quello che vogliono farci credere: in balia ogni giorno delle parole di un politico o di un giornalista, servi della moda del momento o dell’ignoranza. Sono convinto che la barra, che ormai è stata portata ad un livello davvero basso, si possa rialzare di nuovo. Sì, sono un matto: credo che un futuro radioso, dove l’ignoranza, la fame, la paura del diverso, il bisogno di prevaricare sull’altro, possano essere educati e trasformati in speranza, pienezza, curiosità ed infine in competizione sana.
Sì.
Forse è solo una immensa razionalizzazione per aiutarmi a vivere meglio il quotidiano, ma mettendo in un contesto tutte le mie azioni, mi sento meglio. La ricerca del Senso continua, la strada è ancora lunga, ma ho tutto il tempo per percorrerla.
Poi, se qualcuno volesse dire la sua, condividerla, parlarmene, insomma, i modi ci sono.
Un abbraccio a chi è arrivato fin qui,
Decio