Cara M.
Oggi è successa una cosa straordinaria, nel senso vero e proprio di fuori dall’ordinario. Mi sono svegliato nel mio letto. Non sul divano, come ormai succedeva da quattro mesi.
Quel letto, che abbiamo scelto insieme quando mi davi una mano ad arredare il mio appartamento. Tu, che mi hai portato di peso in uno di quei negozi belli di design, dove le cose costano un sacco.
“Hai finalmente il lavoro che volevi, guadagni abbastanza per poterti permettere un bel letto!”
Eri la mia leggerezza. Mi portavi a terra, quando io volavo nei mari ampi del prendere la vita sempre troppo sul serio. Così, su quel letto, abbiamo fatto l’amore per la prima volta. Dopo che io finalmente ti ho preso la mano e tu mi hai baciato. Mesi e mesi di girarci intorno. Io perché avevo paura ad aprirmi, tu perché di me proprio non riuscivi a fidarti.
“Hai ancora quell’aria da mascalzone. Non riesco a togliere la tua immagine, di te che baci quella in discoteca come se nulla fosse.”
Ci conoscevamo da molti anni. Ci eravamo avvicinati l’anno scorso, dopo esserci incontrati ad una festa, entrambi brilli, entrambi fottutamente tristi. Uscendo insieme ci sembrava di creare una bella bugia, di mentire al mondo dicendo che stavamo bene da soli, anche se poi finivamo sempre con il cercare la compagnia l’uno dell’altra.
Non ci raccontavamo i flirt, non era una amicizia. Ci studiavamo. Parlavamo di sogni, di letture condivise e concerti a cui andare insieme un giorno, forse. Non passavamo insieme mai più di un’ora, un’ora e mezza. La giusta quantità di tempo per non stufarsi e soddisfare la reciproca voglia di vedersi. Fino, appunto, a quando ti preso la mano. Dopo aver visto la mia camera, finalmente vicina alla idea che avevo di me stesso.
Quello che amo di te, ancora oggi, è il fatto che hai sempre fatto di tutto per farmi crescere come persona. Mi hai sempre avuto a cuore, anche, anzi, specialmente quando sei brutalmente sincera. Il tuo essere davvero interessata a me, come totalità. Quello mi ha convinto a darci una possibilità. Non ho mai capito allora e anche tutt’ora mi sfugge cosa ti interessasse così tanto di me.
Forse il fatto che mi sono sempre visto come una persona in potenza, ma non al pieno delle sue possibilità. Potrebbe essere che la mia continua ricerca del miglioramento ti abbia fatto appassionare di questo mio modo di vivere la vita. Non ne ho idea, ancora oggi.
Ricordo che ne parlavamo insieme una sera, su quel letto. Avevamo appena smesso di fumare e stavamo bevendo due bicchieri di rosso. Tu non mi hai mai chiesto cosa mi piacesse di te, perché lo sapevi benissimo, anche prima che lo scoprissi io. Invece volevi sapere se io avessi capito quale era stata la scintilla per accendere la tua miccia.
Sei sempre stata una gatta.
Come però sei arrivata nella mia vita, te ne sei andata. Foto non ne abbiamo, le ho sempre detestate e tu ne eri indifferente.
“Non so te, ma io credo che i momenti vadano vissuti”.
A me è rimasto quel letto, simbolo della nostra relazione. Breve, che però mi ha lasciato un solco nel cuore. Così, da quando hai deciso che fra noi era finita, non sono più riuscito a chiudere un occhio in quelle coperte. Sudavo, pensando a te. Piangevo. La notte ti sognavo. Sono pienamente cosciente che dormire sul divano non avrebbe cambiato il fatto che da me non saresti tornata, ma lo facevo comunque. Pian piano, riuscivo a pensarti di meno. Non pensarti più? Credo che sarà difficile, almeno fino alla prossima donna che riuscirà a stupirmi e sempre che io non rovini tutto, come mio solito.
Ieri però, Andrea, mi ha dato una mano. Tornavamo da una serata di quelle toste. Alcool e tutto il resto. Ricordo solo che mi ficca dentro il letto e mi lascia una bacinella alla mia sinistra.
Non è successo quello che mi aspettavo. Non ti ho sognata. Non ho dormito dalla mia “parte della piazza e mezza”. Non mi sono tornate in mente le nostre coccole. Nulla di tutto questo. Prima che me ne accorgessi, mi ero già svegliato, docciato ed ero andato al lavoro.
Magari è passato abbastanza tempo o potrebbe essere stata solamente una paura insensata. Ora però, riesco di nuovo a dormirci. E chissà, magari un giorno, il caso porterà fra le mie braccia una ragazza che mi faccia avere nuovi ricordi, di queste quattro doghe.
Alessandro
PS ma Martina è single?
Scherzo.