“Dread It. Run from it. Destiny still arrives.”
Thanos in Infinity War è un gran furbacchione. Nasconde, dietro ad una frase fatalista, un concetto che di fatalista ha ben poco: il Destino è lui, in modo specifico le sue grandi e possenti mani ed il Guanto che indossa.
Era il 25 Aprile quando ho visto per la prima volta Infinity War e, per una serie di coincidenze, alcune frasi riecheggiano ancora oggi all’interno del mio cranio. Siamo fautori del nostro Destino o esso sceglie noi e ne siamo semplici vittime?
Milano
È l’una di notte e fuori piove, su una Milano già stanca al nove di Maggio. Non importano i ponti, il “riposare”. Milano mi ha insegnato a non stare mai fermo e ad approfittare di quei brevi momenti concessi per tirare il fiato e cercare di focalizzarsi sui prossimi passi.
Mentre sono qui a meditare, mi chiedo, appunto, quanto di tutto ciò faccia parte del mio libero arbitrio o sia semplicemente la diretta conseguenza di dove sono nato e di come sono stato educato. Quanto è veramente mio, mio e basta, di quello che ho raggiunto? Quali e quante sono state le decisioni prese in assoluta libertà? E quante di quelle decisioni prese lo sono state per obblighi esterni a me?
Quanta libertà abbiamo, per davvero? E soprattutto, l’uso di questa libertà, può andare a scontrarsi con quello che sembra essere il Destino di questo strano mondo?
La Sconfitta
Così, Infinity War finisce con una sconfitta, anzi, una gigantesca sconfitta. Una frase che tuttavia rimane nell’aria come una flebile luce di speranza. Una frase di uno dei protagonisti di questa opera corale, che riesce a ribadire poco prima di scomparire nel nulla.
Noi, semplici esseri umani, possiamo metterci contro Thanos, contro il Destino? Pure Thor, che lui è un Dio per davvero, viene sconfitto, da un semplice schiocco di dita.
Faber est suae quisque fortunae
Così i latini dicevano e così mi è stato insegnato fin da piccolo. Così mi sono ritrovato a vivere in un ossimoro: fruitore di fortune che non ho faticato. E così, anche le fortune faticate, mi sono sempre sembrate essere un piccolo risultato, di fronte a chi le fortune le ha faticate prima di me. E, partendo da qui, ogni mio successo sembra impallidire di fronte al laborio altrui. Ed ogni mia sconfitta sembra essere più grande, fatta da me, fruitore di fatica altrui.
E quindi? Che fare?
Una soluzione, però, l’ho trovata. E l’ho trovata con chi ha faticato insieme a me. Con chi è stato Fabbro ed Artefice. Con chi lo è, tutti i giorni, di tutti i centimetri di Destino che si guadagna sputando sangue. Sì. Thanos prende tutti per il culo, con quella frase. Soprattutto se stesso. Il momento di confrontarci con le nostre paure ed i nostri incubi arriva. Le sfide che procrastiniamo non se ne vanno. Ma sapersi costruire un Destino vuol dire affrontarle.
Per questo, come sempre, cerco di avere intorno a me Persone che Thanos lo affrontino a viso aperto. Con il coraggio di essere sconfitti e riprovarci ancora.
E poi, un giorno, magari vincerlo pure.
Di sicuro, non da soli.
Luca Decio