Negli ultimi tempi ho imparato che il movimento schiarisce la mente. Sudare, portare al limite la propria forma (stiamo passando da un cerchio perfetto ad una ellisse), sfondare quello che si credeva essere il confine, porta anche ad una estrema lucidità mentale. Scrostare il reale dalla patina che gli doniamo, consapevolmente o meno, è una attività comparabile al correre 10 km senza allenamento. Quasi impossibile.
Un taccuino. I primi anni dell’università. Dubbi simili ad ora. Ai tempi erano giganteschi, oggi sono ridicoli nella loro forma e costituzione. Rileggendomi noto come mi ero creato giustificazioni, come avevo posto una bellissima gabbia d’oro sopra di me.
Addobbata di giustificazioni, illuminata da un bagliore malato e pallido, piena di silenzi, cose non dette, promesse non mantenute. La tristezza del non saper parlare a se stessi con se stessi, la malinconia di aver perso l’unica relazione veramente eterna: quella con il proprio io. Annientare se stessi fra riempimenti di mente e tempo libero, che nulla hanno portato se non a soldi buttati via e tempo perso. Il quadro che dipingiamo di noi stessi non dovrebbe mai essere toccato dalla candeggina, e non dovrebbe essere caratterizzato dalla presenza di altro oltre a noi stessi.
Pensiamo di essere creature uniche, irripetibili, di non cadere mai nei clichè delle situazioni. A guardar bene le cose, invece, sono caduto in tutta quella serie di menate tipiche. Tanto quanto prima continuavo a pitturare una situazione che poco aveva a che fare con la realtà di me stesso, tanto ora mi dilungo in masturbazioni mentali che non hanno alcuno scopo se non quello di creare aspettative inesistenti. Un pochino me ne vergogno, ma è un gran bel bagno di umiltà. Ti ricorda che dopo tutto anche tu sei umano come tutti gli altri, anche tu devi imparare. Una persona saggia mi ha detto: “Come uno scrittore che un mattino si sveglia giardiniere, prima di creare qualcosa di decente e che ti smettano di fare male le mani, dovrai farti crescere dei calli belli grossi”.
E così mettendo un piede davanti all’altro e con un paio di chiaccherate sono giunto alla tremenda decisione. Apprezza la realtà. Apprezza quello che stai vivendo. Non ricamarci attorno. Vivi e basta. Decidere di lasciar stare tutto il lavorio mentale per me è veramente difficile. Ma oggi pongo me stesso di fronte a questa realtà e non posso che cogliere questa occasione finchè mi rimane davanti.
Lasciar andare le proprie pessime abitudini è fottutamente difficile. Pensiamo che facciano parte di noi, del nostro carattere, che senza di loro perderemmo quell’alone di nero che ci portiamo dietro e dentro (e un po’ ci piace pure). Invece no. In momenti come questi è necessario lasciar andare e lasciarsi andare, vivere e non farsi vivere dalle situazioni. Let it go.
ramarroide
21 Giugno 2015e mangiatelo ancora sto mc chicken una volta ogni tanto dai
decio
21 Giugno 2015Solo sushi che è #sano