Le parole che ho trovato - TheCio

Le parole che ho trovato

 

Le emozioni si provano. Tradurle in un linguaggio comune e comprensibile è molto improbabile: non riusciremo mai a convogliare esattamente quanto sentiamo. Rimarrà sempre un lieve spazio fra la parola scritta e l’infinito che arriviamo a toccare in modo asintotico quando ci troviamo ad esperienziare un sentimento.

Una volta una amica mi disse: “Luca, tu vuoi vivere una vita felice o una vita intensa?”

Una vita può essere intensa. Non può essere felice. Non sempre. Con felicità noi limitati esseri umani intendiamo un momento di somma gioia, in cui tutto il negativo viene oscurato da una luce potentissima. Per questo motivo dire che si cerca di essere sempre felici è una somma presa per i fondelli. Tu puoi anelare a quel sentire quanto vuoi, con tutto te stesso e tutte le tue energie, ma arriverà quando sarà il momento. Nè prima, nè dopo. Quindi sono giunto alla conclusione, amara, che chi risponde che vuole vivere una vita felice stia semplicemente mettendo le mani avanti, ammettendo a se stesso che cercherà un compromesso, che si accontenterà. Una vita felice è impossibile. Una vita serena? Forse di più. Uno può essere triste e sereno, felice e sereno. Ma non puoi essere felice e triste allo stesso tempo.

Non importa quanto uno possa pensare di essere forte, soffrirà. Una cosa che ho imparato andando in palestra e partendo da zero è che sì, uno è più di zero, ma passare da zero a uno fa un male boia. Il corpo ti insulta, le membra sembrano dei paletti attaccati a te che ogni volta che si muovono conficcano dei piccoli coltellini nella carne. Ma questo, tutto questo, assume il suo senso nel tempo. Serie dopo serie riuscirò a costruire un fisico che rispecchierà quello che penso di essere. Quello che voglio essere.

La differenza è che uno sceglie di andare in palestra, quando invece non abbiamo il pieno controllo delle situazioni che viviamo. Sbagliamo e ci troviamo davanti le conseguenze, che siano inaspettate o meno poco importa. E queste conseguenze non vanno evitate. Vanno vissute. Fino in fondo. Ogni lacrima, ogni mal di testa, ogni momento di nervosismo è degno di essere vissuto perchè dotato di una sua unicità irripetibile. Bisogna prendere di petto. Non scappare di fronte all’agitazione, alla consapevolezza che si sbaglierà, e si sbaglierà ancora, e ci si farà ancora più male. O forse no? Quella minima possibilità di poter affermare di aver passato una bella serata merita di essere presa in considerazione, mettendo da parte le proprie paure e reticenze.

La paura in sè per sè è solamente una maggiore comprensione degli attimi. Una volta capito questo, si può procedere e lasciare indietro la paura. Tanto sbaglierai comunque. In qualche modo. Imparerai a rimediare e a non sbagliare più. Ma chi non ci da dentro, non otterrà nulla.

In tutto questo ci si trova a dover interagire anche con altre persone. Le quali ci stupiranno. Faranno azioni che noi mai ci aspetteremmo. Perdono, reticenza, fuggire. E allora, e quindi noi che facciamo? Ci troviamo di fronte alle nostre azioni. Possiamo decidere di farci sommergere dal loro peso immenso. Possiamo anche valutare di arrivare a perdonare noi stessi.

Mettiamo che davanti a voi vi sia un melo. Fra il melo e la vostra persona, delle sabbie mobili. Voi avete fame, vi lanciate con foga sul povero melo pensando di poter prendere un frutto e saltare via, scampando dalle sabbie. Leggeri ed inconsapevoli fate un salto e raggiungete l’obbiettivo. Sentite il melo scricchiolare e ve ne fregate. Le stagioni passano, voi continuate a mangiare mele. E poi, un crac. Siete nelle sabbie mobili. Voi e il vostro melo. Cosa fate in quel momento?

State zitti, vi dimenate, piangendovi addosso lamentandovi con voi stessi di voi stessi e della vostra idiozia. E allora affondate sempre di più. Fino a rimanere completamente sotto le sabbie mobili. Ad un certo punto però ve ne accorgete. Allora smettete di farlo e iniziate a ragionare per uscire da quella situazione. Perdonandovi l’errore. Fare un regalo di questo genere a noi stessi, per le persone che come me non si accontentano del 9.75/10 ma vogliono 9.99/10, non è una cosa facile. Però, con le parole che ho trovato, ci sto riuscendo.

Decio

A cura di decio

Ho studiato economia, alla ricerca della strada della mia vita. Nel frattempo scrivo, leggo, ascolto musica e gioco ai videogiochi.

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