Settembre e Ottobre sono stati due mesi caratterizzati da un fattore molto strano: si tenevano i mondiali di Rugby e League of Legends spesso anche agli stessi orari.
Il Rugby entrato nella mia vita da parte di mio padre, giocatore dalla tenera età. Anzi. Uomo rugbista, non giocatore. Perchè il Rugby è un modo di vivere, non solamente uno sport. Provai a giocarci in terza media o all’inizio del liceo, non ricordo. Non andò benissimo per svariati motivi. Così mi ritrovo ogni anno a seguire il 6 Nazioni o, in questo caso, i mondiali non da giocatore ma da semplice fan dello sport.
D’altra parte, troviamo una costante nella mia vita: i videogiochi. Gioco è sempre stata una parola che, fondamentalmente, mi sta antipatica. Un gioco è qualcosa che uno fa perchè è divertente. Certo, se i videogiochi non fossero “divertenti” non ci giocherei. Ma le ragioni per cui io ho sempre giocato ai videogiochi è che li ho vissuti in un modo abbastanza olistico: una esperienza. Vivere in prima persona una storia, fare delle decisioni e affrontarne le conseguenze. Avere una parte attiva in un qualcosa che si svolge nel qui ed ora. Che normalmente non potrei o non vorrei vivere. Giocare a fare la guerra è “divertente”. Detto ciò non ho assolutamente intenzione di arruolarmi nell’esercito (almeno non più, ma questo è un racconto per un altro momento).
Ho sempre paragonato le esperienze di giocatori in multiplayer alla partita di calcetto. Ho giocato per anni a World of Warcraft e ho conosciuto persone meravigliose, con cui con alcune ho ancora un ottimo rapporto ancora oggi.
Un anneto fa’ circa, mi trovai interessato a provare League of Legends. Lo installai appena uscì, intorno al 2010 ma senza un gruppo di giocatori mi annoiai subito e lo disinstallai. Sentii un po’ di miei amici e decisi di provare e vedere cosa ne usciva fuori.
Ormai giochiamo insieme, ci spingiamo a migliorarci quelle orette settimanali. League of Legends è il mio calcetto. Ho conosciuto nuove belle persone e approfondito la conoscenza di altre belle persone che già conoscevo. Abbiamo messo su un sito internet.
Un po’ di numeri su League of Legends: 67 milioni di persone nel mondo entrano nel programma almeno una volta al mese, più di 27 milioni di persone giocano almeno una partita al giorno e vi sono collegate circa 7 milioni di persone nelle ore di picco. Da una modifica di un altro gioco, League of Legends è diventato una realtà sempre più grande.
Si è creata una scena di giocatori “pro”, con squadre che mettono a contratto player, dispute, tifoserie, campionati locali, regionali, nazionali e mondiali. Stipendi di un certo tipo, sponsorizzazioni da brand come Coca Cola, Nike e via dicendo.
Ormai ho poco tempo per dedicarmi al mondo dei videogiochi. Ogni anno escono almeno una decina di titoli che vorrei provare ma ho abbandonato tutto questo. Vuoi perchè le mie priorità ora sono altre (scrivere, la palestra, et cetera), vuoi perchè tendenzialmente mi annoiano. Credo che la semplice ragione sia che nessuno di essi può regalarmi lo stesso tipo di emozione di League of Legends.
LoL è giocare di squadra. LoL è passare ore a leggere strategie, guardare video, discutere sulla composizione e sull’attuazione di piani. LoL è prendere un gruppo di amici e metterli insieme per raggiungere un obiettivo: sconfiggere l’altra squadra. LoL è uno sfidare se stessi in ogni partita.
Ho individuato principalmente due fattori per cui dopo un anno stiamo ancora giocando e non ci siamo ancora stufati: il gruppo e la sfida eterna.
Come in ogni situazione in cui da soli non si può raggiungere un obiettivo, LoL è una esperienza collettiva. Certo, si può giocare anche “da soli”, andando a cercare altri 4 compagni di squadra random ponendosi contro altri 5 giocatori anche loro assemblati a caso. Non ve lo consiglio se non come allenamento. Se loggate a LoL per stare in soloQ (è così che si chiama) vivrete solamente il 25% dell’esperienza.
Il resto lo fa il gruppo. Amici che installano sulle loro macchine questo programma del demonio per provare a se stessi e agli altri che insieme possono battere altri giocatori.
LoL non è un gioco. Perchè quando perdi non c’è niente da ridere. League of Legends è matematica, è riflessi, è giocare a scacchi ad una velocità pazzesca, è comunicare, farsi capire, guidare la propria squadra o far notare l’occasione quando i tuoi compagni sono persi nell’azione. Analisi pre e post partita, consigli e insulti. Come una squadra di calcetto o basket, ci piace giocare. Ma noi vogliamo vincere. Battere l’avversario sostenendoci a vicenda.
Non essendoci arbitri, non essendoci variabili non quantificabili, se perdi in League of Legends è dovuto solamente alla squadra e a come ti sei comportato. Fine. Non vi sono scuse, cazzate dietro alle quali nascondersi. Se sbagli, paghi. Ogni errore si accumula e porta in modo esponenziale alla sconfitta della propria squadra, buttando nel cesso tre quarti d’ora di sforzi di altre quattro persone. D’altra parte se sei bravo vinci. Una delle poche sicurezze è che se ognuno fa il proprio ruolo al massimo è raro perdere e questo succede solo quando l’abilità degli avversari è talmente oltre la propria che non si può che accettare la sconfitta con un sorriso, pronti a ricominciare ad allenarsi per portare a casa il prossimo traguardo.
Rispetto, volontà di migliorare se stessi e gli altri, chiarezza nel quello che si fa e nelle ragioni per cui lo stai facendo. Allenarsi per conoscere a fondo le meccaniche. Guardare video, informarsi sui cambiamenti che vi sono in ogni patch. League of Legends è una sfida eterna, ad ogni aggiornamento il gioco si modifica in modi evidenti. Dinamiche e strategie che sembravano la chiave della vittoria vengono annientate da piccoli cambiamenti e via dicendo. Allora ricomincia il processo di informarsi, confrontarsi, leggere, provare, allenarsi.
Siamo andati oltre. Abbiamo iniziato a seguire le squadre competitive e a trovare i nostri idoli. Siamo andati al cinema e vedere la finale dei mondiali. Abbiamo visto e discusso la performance di ogni singolo giocatore, valutando e cercando di imparare o limitandoci ad ammirare il talento quando esso risulta determinante. Ragazzi come noi che, facendo quello che viene loro bene, si sono esibiti in un match davanti a uno stadio pieno, con una decina di milioni di persone attaccate al computer per osservarle.
League of Legends: è uno sport? Non ne ho idea. Ho sempre associato il concetto di sport alla fisicità, all’allenamento, al sudore.
Di sicuro ci vuole un sacco di pratica, di analisi, di impegno, di visione di squadra. Di sicuro League of Legends ha una forte base valoriale: la volontà di migliorarsi porta a risultati migliori, l’essere solidali con il giocatore accanto a noi è la base per la vittoria successiva e la sconfitta è della squadra intera, non del singolo. L’allenamento è la chiave per la vittoria, le strategie, il mettersi in secondo piano, il riconoscere il proprio ruolo a prescindere dalle proprie abilità fuori dal campo. Certo, ogni tanto un singolo giocatore può portare la propria squadra alla vittoria, ma lo trovo raro e non necessariamente vero (basti guardare parecchie squadre competitive che alla fine perdono sempre contro squadre magari con elementi di base meno bravi, ma con una visione maggiore del gioco di squadra).
Per tornare da dove ho iniziato, ho trovato una forte similitudine con il Rugby. La squadra vince, non il singolo. Ti devi fidare nell’abilità del giocatore al tuo fianco, senza dimenticare di fare il tuo ruolo. Come devi passare la palla all’indietro, spesso ci si trova a dover tornare indietro per avanzare compatti ed uniti qualche minuto dopo. Basta sbagliare un placcaggio e si perde il combattimento, portando l’avversario a vincere.
I due ruoli che più mi attraggono e sperimento sono la corsia superiore e la giungla. Senza scendere nel dettaglio, entrambi condividono tendenzialmente una linea di supporto alla squadra. Di sicuro il secondo ruolo, deve occuparsi di aiutare gli altri 4 a vincere, non vincere egli stesso e anzi, qualora succeda spesso questo porta alla sconfitta della propria squadra.
Il primo invece può essere una variabile importante nella vittoria, ma tendenzialmente questo scopo è riservato agli altri ruoli.
Come il pilone deve portare la mischia avanti e il mediano gestire la palla, il giocatore nella corsia superiore deve difendere i propri compagni cercando di eliminare le minacce avversarie e il giocatore nella giungla deve fornire supporto ai propri compagni, sia portando una visione della mappa che sfrondando le minacce avversarie.
Di sicuro League of Legends non è un videogioco. Se sia uno sport o meno, lo lascio decidere alla storia. Le emozioni che provo però, la sensazione di vittoria che mi pervade dopo un gank ben riuscito, l’avere giocatori più bravi di me che “oh finalmente l’hai beccata giusta Decio”… Non hanno nulla a che fare con quanto ho provato finora giocando ad altri videogiochi. Infatti non riesco più, non mi danno nulla di comparabile. Perchè non vi è nulla di comparabile alla splendida squadra con cui passo le mie serate. Nulla.
Penso di avervi dato una idea di che cosa significhino per me il Rugby e League of Legends, ma penso che questi due video possano rendere molto meglio l’idea.