L'incidente e le sue conseguenze. - TheCio

L’incidente e le sue conseguenze.

Un attimo prima cantavi gli Iron Maiden.

Poi ti ritrovi a guardare la tua macchina distrutta. La parte frontale una maschera di cavi, vetri. Airbag non scoppiati.

Ogni tanto basta un fascio di luce negli occhi e cambia tutto.

 

Completamente illeso.

Un paio di persone ti danno una mano. Chiamano il carro attrezzi. Non sei completamente padrone di te stesso per un paio d’ore. Chiami i genitori. Tuo papà arriva, che fortunatamente passava di lì per andare a Sondrio. Tua mamma non riesce a capacitarsi che tu non ti sia fatto niente.

 

Tu? Come se nulla fosse. L’hai detto ad un paio di persone. A chi ti vedeva poi con una macchina diversa, principalmente.

 

Forse la testa era da un’altra parte. Forse non ero pronto ad affrontare il fatto di aver fatto un incidente in quel momento. Non ne avevo il coraggio? Non ne avevo le forze? Come è possibile trovarsi di fronte alla morte, scamparla per una botta di culo e non provare assolutamente niente? Zero. Nada. In questi mesi ogni tanto ho provato ogni tanto a pensarci, ma rimbalzavo. Come se ci fosse un muro di gomma. Evidentemente il mio subconscio non mi riteneva pronto, va a sapere.

 

Fino alla settimana scorsa. Non ricordo di preciso cosa sia stato. Un insieme di situazioni probabilmente. Vedere persone intorno a me reagire a eventi nella loro vita. Una frase letta quasi per caso. Una canzone. Una sensazione. La somma di tutti questi piccoli momenti mi hanno fatto alzare e svegliare lunedì mattina.

 

“Io sono vivo.”

 

E la vita è la mia. Mi ci è voluto qualche mese per capirlo. Si vive, per davvero, una volta sola. Non c’è molto tempo per costruirsi, capire chi si è. Noi cresciamo e in questo difficile processo tutti intorno a noi ci lasciano qualcosa. Modelli di comportamento, azioni che ci lasciano una lezione, regole, consigli. Li riceviamo crescendo e entrano a far parte del nostro modo di essere.

Diventare adulti significa decidere quali tenere e quali no. Cosa fa parte di noi e cosa no. Dove vogliamo andare noi, non dove gli altri pensano che tu debba andare. Cosa sentiamo, non cosa gli altri pensano che noi stiamo sentendo. Prendere in mano le redini della propria vita è un processo riconducibile non a singoli atti ma al filo rosso che li collega tutti insieme. Prendere la penna e iniziare a scrivere il romanzo della propria vita, accettandone le conseguenze nel bene e nel male.

Questo mi fa paura.

Una volta che si è se stessi, che non ci sono più scuse dietro a cui nascondersi, si gioca per davvero. Quando si sbaglia, si sbaglia noi. Quando non veniamo accettati, non è la maschera, ma il nostro vero io. Quando mettiamo le carte in tavola e non va come speriamo. Il vissuto comune a noi esseri umani, l’infinito che si apre nel bene e nel male. Una grande responsabilità: il proprio futuro. Sarà nostro. Merito e demerito.

Non una maschera. Non una armatura. La nostra pelle. Ci sveglieremo accanto non a qualcuno che chiameremo amore, ma a qualcuno che chiameremo per nome. Balleremo sotto la pioggia di Tokio, prenderemo un Hot Dog vestiti da hipster a New York o scriveremo sotto le bombe. Possiamo essere noi stessi, qualunque cosa questo voglia dire.

Finiremo a morire in un letto circondati dai propri familiari ed amici perché ci siamo rifiutati di curarci o crivellati di colpi in qualche situazione ai limiti del paradosso. Accoltellati dal proprio figlio adottivo, uccisi da un soldato che passava lì per caso, in galera perché non abbiamo tenuto la bocca chiusa.

Saremo noi.

Non maschere.

 

Decio

A cura di decio

Ho studiato economia, alla ricerca della strada della mia vita. Nel frattempo scrivo, leggo, ascolto musica e gioco ai videogiochi.

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