Questa storia comincia con un messaggio arrivato in una chat di amici un sabato notte, alle 02.59. Il messaggio dice così:
credo che nella vita di tutti noi ci siano dei momenti più importanti di altri, momenti che ci segnano e ci cambiano. In questo momento mi trovo in uno di quelli e volevo dirvi che sono davvero felice che ci siate voi tutti. Mi trovo davvero bene quando siamo insieme. Mi state donando immagini bellissime e indimenticabili, bei ricordi che porto dentro. Vi sono grato per tutto questo. Grazie per la bella serata.
Sto addentando un cotto e formaggio da Tony con gli altri. La festa è stata un bel casino, l’aria di quasi primavera ci solletica la gola e qualcuno ha finito le sigarette. Racimoliamo l’ultima, appallottoliamo la carta sporca di senape per tentare un canestro barcollante. Abbiamo dei braccialetti fluo attorno ai polsi. Poi arriva questo messaggio e per un attimo smettiamo di mangiare, di fumare, di appallottolare. Ognuno ha il volto illuminato dalla luce del suo schermo. E solo allora cominciamo a parlare. È di un nostro amico, l’ha inviato prima di mettersi a dormire. Ci dice grazie.
E a noi tutti viene come spontaneo chiederci
grazie per cosa?
Adesso ci arriviamo.
Prendiamola un po’ alla larga, dimenticandoci per un attimo del messaggio, del cotto e formaggio, di tutto quanto.
È un periodo in cui si parla molto della nostra generazione, di come siamo sostanzialmente dei finti privilegiati, noi giovani d’oggi, che abbiamo tutto e non abbiamo niente. Non è colpa nostra, lo so. Siamo una generazione senza autostima, forse non è nemmeno colpa nostra di questo. Siamo attratti dalla velocità, dalla facilità, dai rimedi facili, e soprattutto, ci piace apparire forti, sicuri, belli, sorridenti. In genere, ci piace apparire. Poco importa in che modo.
Si parla anche molto di noi come di una generazione triste. Lo siamo davvero?
Non lo so. So, però, che ci svegliamo ogni mattina cercando di sminuzzare il nostro tempo prezioso al meglio, investiamo le nostre energie per regalarci un futuro perfetto, che questo consista nell’inviare un cv, studiare per un esame o farci il culo per essere alle otto a lavoro. E sappiamo che non è facile, non lo è per un cazzo. Ci sentiamo ragazzini quando siamo adulti e adulti quando dovremmo sentirci ragazzini. A volte, invece, ci sentiamo profondamente soli. E allora sfoghiamo la nostra frustrazione sui social network, facciamo le storie, ci regaliamo un selfie alla luce del sole, ci nutriamo di like, cura e al tempo stesso causa della nostra tristezza. E forse qui, un po’ di colpa ce l’abbiamo.
Ok. Va bene tutto. Ma io non ci sto. Non questa sera.
Questa sera davanti a me non vedo una generazione né triste né frustrata. Perché questa sera non ho tempo né voglia per pensare a come categorizzarci oltre quello che siamo davvero: un gruppo di amici appena tornati da una festa al vivaio di Decio. Forse l’ultima. Forse, almeno per me, la più bella e la più importante di tutte. Guardo lo schermo, rileggo quel messaggio una, due, tre volte. Siamo tutti dispersi, alcuni qui davanti a Tony e all’odore di salamella e cipolla, chi già sotto le coperte, chi altro, magari, ancora alla festa a cercare di tornare in uno stato decente per poi guidare verso casa. Rileggo il messaggio e penso a noi, alla nostra generazione, ai miei amici. E penso che non siamo sono solo persone, non siamo solo amici. Siamo dei maratoneti. Dei veri e propri atleti che ogni giorno corrono la loro gara, cercando di andare sempre più veloci, dritti verso la loro meta a denti stretti; ma che si ricordano ancora, giorno dopo giorno, della cosa più importante di tutte: si ricordano di regalarsi un momento vero.
Ecco che si chiude il cerchio. Ecco che ritorniamo a quel messaggio, che nel frattempo ha scatenato le risposte di tutti noi, chi preferisce un messaggio vocale, chi si lascia andare di più, chi magari non risponde, ma chiude gli occhi e guarda il cielo, e sì, sa di essere fortunato.
Perché finché scegliamo i momenti veri, allora siamo vivi, eccome se lo siamo. Quando scegliamo le emozioni, le cose semplici, i momenti che ci fanno vibrare il cuore, allora possiamo per un istante non avere paura di nulla. Possiamo sospendere le nostre corse forsennate verso il futuro che sognamo e prendere fiato per scattarci una foto, qui e ora, per vivere a pieno uno di quei momenti che ci rimarranno dentro, e che diventeranno, giorno dopo giorno, i ricordi di cui ci nutriremo per tutta la nostra vita. E guarda caso, quei momenti sono i più semplici, a volte i più inaspettati: una cena in osteria con una chitarra, una confidenza con un amico, un vassoio di ravioli ricotta e spinaci, un bacio di quelli che ti tolgono il fiato, scrivere una canzone per salutare un’amica che parte, lanciarsi una palla fatta di braccialetti fluo e ancora, ballare fino alle cinque del mattino senza mai stancarsi, che sia un vivaio o una discoteca o un parcheggio, non importa dove, non importa quando. Importa solo che sia vero.
Ci salutiamo, guido fino a casa, mi metto solo le coperte, rileggo tutti i messaggi di quella sera. E sorrido, perché so di che cosa voglio colorare la mia vita:
di immagini bellissime e indimenticabili. Di momenti veri.