Ci sono giornate in cui non ti penso. Non varchi neanche lontanamente l’arco della mia mente. Sono solo io e quelli che mi stanno intorno. Nulla più, nulla meno.
Poi ci sono gli alti ed i bassi. Quando faccio il giro delle mie chiamate, dei miei messaggi vocali. E tu, lì, inevitabilmente non ci sei. Le volte in cui mi succede qualcosa di bello, quelle altre dove vorrei semplicemente che tu mi ascoltassi mentre mi sfogo. Quei momenti, ormai pochi, quando sono nella metro di Milano e vengo sopraffatto da quelle domande così grandi che mi resta solo da piangere. In quella vacuità immensa che è stare in mezzo a centinaia di persone, ognuna di esse impegnata con la sua vita, ognuna di esse forse un po’ meno sola di me in quel momento.
Ogni volta che mi sveglio nel cuore della notte con una idea e mi segue fino al mattino dopo vorrei chiamarti e raccontartela, sentire cosa ne pensi. Nel perdermi all’interno delle pagine dei libri, tentando di trovare una risposta all’enigma che è questa età di limbo, dove sei e non sei. Quasi laureato, per nulla indipendente economicamente.
Sei il mio unico grande vuoto. Ti riempo con pensieri, scritti. Più passa il tempo e meno ti sento lontana. Ormai sono consapevole che non ho assolutamente più bisogno di te, ho pure smesso di cercarti. Tuttavia, in momenti come questi, quando vorrei solo condividere, regalarti un sorriso, portarti fuori a cena per festeggiare un mio piccolo traguardo, sento la tua mancanza e un po’ divento malinconico. Allora mi metto a fare la tesi, a correre, musica a palle nelle orecchie per sentirmi un po’ più vivo.
Chissà cosa stai facendo. Neanche ti conosco. Non ho idea delle tue passioni, di cosa ti muove, di come sei fatta, nulla. Sei una figura senza contorno di cui non sento neanche più il bisogno. Rendiamo l’amore tanto complicato e complesso, quando, secondo me è solo una cosa semplice: avere qualcuno che sorrida con te, che pianga con te.
Credevo di averti trovata, mi sono sbagliato. Ci ho messo solo un anno a perdonarmi questo errore, ripetuto 2 volte.
Il tempo passa e stai passando pure tu. Svanisci nei minuti, mentre smetto di pensarti. Ogni volta che penso che senza di te non ce la faccio e alla fine, invece, ce la faccio, tu scompari un po’ di più. Passa la rabbia, passa lo sconforto, passa tutto. Passano pure le paure del mio bambino interiore. Anche quelle che una volta mi facevano scappare via. Mi chiedo, in tutto questo, se tu sia mai esistita, o se semplicemente ti abbia donato delle qualità che ho io. Non ne ho idea.
Ormai ho la pelle come i cinghiali.
Quello che però so, bene, è che ogni tanto, come oggi, dopo un piccolo successo, vorrei solo vederti sorridere per me e baciarti. Non sei una necessità. Sei un qualcosa che potrebbe rendermi migliori le giornate, nella felicità e nel dolore. Forse, potrei rendertele migliori pure io. Anche se, ormai, da darti ho ben poco. Di sicuro non pazienza.