Mi saresti mancata - TheCio

Mi saresti mancata

Siamo in macchina e sto guidando per andare verso Vigliano. I lampioni sono saltati per un pezzo di strada e le luci delle insegne ci abbagliano gli occhi stanchi e raggrinziti. Ci è voluto un po’ di tempo perché sciogliessi l’imbarazzo di averti ancora a fianco a me. Te ne stai lì, sul sedile passeggero con le gambe rannicchiate. Stai guardando fra i miei cd, ma chissà a che cosa stai pensando. In una mia fantasia ci sei tu che li conosci tutti a memoria, i miei dischi, e ti lamenti che i Rancid e i Nofx ti fanno schifo; così me ne regali uno di Lana Del Rey e poi ci siamo noi che ce lo ascoltiamo in un parcheggio alle due del mattino, quando le sigarette si sprecano ma la voglia di tornare a casa non è ancora abbastanza.
Invece non è andata così. È andata più o meno come tutte le altre. Sei lì che guardi fra i miei cd per trovare chissà che cosa, i capelli biondi ti scivolano sul tuo viso, io ti guardo e sorrido. Pensavo che non ti avrei voluto più vedere, dopo quel giorno in cui tu mi avevi rivelato che mi vedevi solo come un amico, che mi ero sbagliato, che avevo capito male. E invece sono qui, perché ho dovuto guardare avanti, perché alla fine non è mica colpa tua se mi piace una ragazza su dieci e allora quella diventa in tempo zero la donna della mia vita e come sempre mando tutto a puttane.

Guardo la strada e mi chiedo che cosa pensi, che cos’ha quello lì che io non ho. Forse sono io che mi pongo nella maniera sbagliata, forse sei tu, che ti ho sopravvalutato e alla fine ti basta un bel sorriso e un fisico da prova costume che io non posso darti. Avrei potuto scriverti una canzone. Forse lo avrei anche fatto per davvero. Avrei potuto ascoltarti le notti in cui eri in panico per l’università. Avrei potuto abbracciarti quando eri triste e farti ridere tutto il giorno con le mie battute. Avrei potuto preparati la cena tutti i sabati sera. Ma soprattutto, avrei avuto la certezza che mi saresti mancata ogni istante della mia vita. E invece no, niente di tutto questo. Solo io e te diretti verso casa di Luca, che per arrivarci in macchina ci vogliono più o meno quindici minuti, ma che con te a fianco sembrano una manciata di secondi evanescenti.
– Mi ha scritto Andrea, gli altri sono già tutti lì.
– Che si fa?
– Boh, magari film.
Finalmente trovi il cd che stavi cercando. Me lo metti sulle ginocchia e io mi giro e ti vedo mordicchiarti il labbro e agitare i pugni, come a dirmi di metterlo subito e di togliere quella porcheria che sto ascoltando. Immediatamente estraggo Punk in Drublic e metto i Beatles.

Rullatona di Ringo sui tom e parte She loves you yee yee yee. Mi viene da pensare che questa sera i Beatles mi stanno sul cazzo. Ti guardo cantare col tuo inglese perfetto e penso che mi innamoro solo delle ragazze sbagliate. Oppure mi innamoro in maniera sbagliata delle ragazze giuste. Cambia poco, tanto quando saremo arrivati da Luca per te sarò stato quello che ti ha dato un passaggio, che alla fine poteva essere Andrea o Matteo o Riccardo e non cambiava nulla. Al massimo, sarò un amico in più al quale hai dato palo.
– Cambia canzone! – mi dici con il sorriso sulle labbra, come se fossimo amici da una vita, con l’ingenuità e l’innocenza di una bambina, che ancora non è in grado di vedere i mostri dell’amore che ti sgretolano l’anima. Io dico: – Facciamo un gioco, indovina se canta Lennon o McCartney -, e tu col suo solito entusiasmo mi dici: – Ok! – e allora parte Eleanor Rigby e tu ci pensi poco e subito già sbagli, gridandomi: – Questo è John!

 Siamo quasi arrivati da Luca, prima di parcheggiare hai il tempo di sbagliarne ancora tre e azzeccarne una a caso. Parcheggio, spengo i fari, siamo io e te che ci guardiamo senza più un filo di luce. Penso che baciarti adesso sarebbe la cosa più stupida del mondo, penso che se ti avessi baciata prima e non avessi come al solito trascinato la cosa per mesi, adesso staremmo scrivendo un’altra storia. Penso che sono un idiota. Tolgo le chiavi e ti guardo scendere, poi correre nel vialetto e aprire il cancelletto bianco. Chiudo la macchina, tu sei lì che mi aspetti. Ti sono vicino e mi tocchi il fianco, poi mi accarezzi la testa, e dentro di me esplode una confusione di rabbia e felicità, di rammarico e speranza.
– Luca, siamo noi, aprici!
– Muovetevi, che il film comincia.
– Arriviamo!
Mi sfiori la mano. Mi sussurri: – Lore, che fai non entri?
– Fumo una sigaretta e arrivo.

Non sai distinguere la voce di Paul da quella da John. Ma poi penso al tuo sorriso, alla tua gioia di vivere, a te che ti addormenti in macchina quando sei stanca, alla tua passione per i romanzi d’avventura, alla smorfia che fai quando non ti piace qualcosa. E improvvisamente non me me ne frega più niente di niente. Ho sempre pensato che fossi una ragazza da scoprire, e che mi saresti mancata ogni istante della mia vita.

Lorenzo Martinotti

 

A cura di Lorenzo Martinotti

Musicista - scrittore - studente di lettere. Il resto conta poco.

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