Opinioni opinabili su fatti reali.
In grassetto i link cliccabili.
Ovviamente il titolo è provocatorio. Un po’ un clicca qui, un po’ un modo per attirarvi e farvi arrivare alla lettura di quello che penso essere un ragionamento che vorrebbe essere interessante o quantomeno degno di discussione. Una riflessione da persona che a Biella ci vive (o meglio, piace viverci) e piace pensare alle cose che fa.
Prima Parte
Questa parte tocca. Noiosa, abbastanza pedante, ma per dare un contesto. Se volete, però, potete saltarla e arrivare direttamente alla seconda parte. Sunto per chi voglia fare questa scelta: a Biella vengono dei turisti, incredibile! Ma non tantissimi e non abbastanza.
#innamoratidelbiellese è una campagna social media lanciata da varie istituzioni del territorio in cui sono nato. Io, come altri miei coetanei, ho “partecipato” a questo “movimento”, pubblicando foto di paesaggi del mio territorio e associandoci questo hashtag.
Nasce qui, trovate qui e pure qui invece alcuni dei risultati che ha ottenuto.
Parlando di dati di turismo biellese, qui troverete i dati del 2014 e qui invece i dati del 2015. Un commento generale invece ai dati del turismo del 2015 si può trovare qui.
Io nella vita lavoro con i numeri. Nel caso del turismo il numero più importante (a parte la “spesa media”, dato difficilmente calcolabile mancando i fatturati totali del turismo per la zona, o meglio non li ho trovati, se qualcuno li ha li accetto volentieri, grazie) sono le presenze. Nel 2015 si parla di circa 250.000 turisti, di fronte ad un 220.000 circa per il 2014. Certamente un 2015 gonfiato dalla combinazione di Expo, Passione di Sordevolo, Ostensione della Sindone et alia. Per quanto riguarda i dati del 2016 aspettiamo circa metà anno (al momento della scrittura corre l’anno 2017) per commentarli.
Ora, poniamo questi numeri in un benchmark, cioè un metro di paragone. Non andiamo lontano, prendiamo i dati di altre zone del Piemonte (tutti presi da qui),
Come potete vedere, Biella è la provincia con l’aumento relativo più alto, e di per sé questo è già un dato positivo, ma restiamo “sotto” in termini numerici rispetto a tutti i nostri vicini. Correlare questo a #innamoratidelbiellese e definirlo uno scarso risultato della campagna non avrebbe senso, ma neanche andare ad addurre il cambiamento alla campagna social ne avrebbe altrettanto.
Il turismo è una industria che si basa sulla fornitura di un servizio ad un cliente. Come tale, necessita appunto, di un afflusso di clienti di un certo tipo per generare fatturati e quindi aziende e quindi impieghi. Senza l’afflusso di clienti quindi non si va a generare fatturati, quindi niente aziende, quindi niente impieghi.
Ora, si potrebbe dibattere per ore sul senso che sia il pubblico ad investire sul territorio, se sia dovere di chi detiene i capitali o dello Stato nelle sue definizioni locali, se il turismo abbia senso o meno in una provincia storicamente manifatturiera come quella di Biella e via di seguito, ma non mi dilungherò in questo tipo di riflessioni in quanto non è questo il mio interesse.
O meglio, non lo è in questo specifico momento.
Seconda Parte
Io spero che “innamorati del biellese” voglia essere un “noi che siamo innamorati di Biella”, più che un “devi innamorati di Biella”, che sinceramente il turismo e l’imperativo seconda persona non penso funzionino, o meglio, funzionavano ai tempi del confino ma in altri contesti.
Io non sono, “più”, un innamorato del biellese e non userò più quell’hashtag in tutte le foto che farò del territorio in cui sono nato, in cui sono cresciuto, in cui torno praticamente ogni weekend, in cui probabilmente tornerò fra qualche anno a lavorare. No, io, mi spiace dirlo, ma sono un “razionalmente riconoscente verso il biellese e conscio delle sue potenzialità abbastanza incazzato per quello che è diventato e si dimostra essere più spesso di quanto vorrei”.
Ok, è un hashtag un po’ lungo e da spiegare, ma seguitemi un attimo.
A Biella abbiamo mete molto belle, penso alla Burcina (con cui ho un legame speciale), ad Oropa e a tante tante altre. Mete turistiche? Discutibile. Ma sono innamorato di questi posti? No. Io adoro la Burcina perché ci sono cresciuto, mi ha visto crescere, ci ho corso un sacco di chilometri e quando voglio schiarirmi la mente salgo alla Torre. Detto questo, di irrazionale nei miei sentimenti per Biella non c’è proprio niente.
Quando sei innamorato fatichi a vedere i lati negativi dell’oggetto del tuo amore, se li vedi. Quando sei innamorato il cuore ti batte, follemente, ti senti pervaso dall’energia della creazione.
Quando leggo i giornali di Biella mi viene tristezza. Quando leggo della politica biellese e dei dibattiti (immigrati, tette alle poste, immigrati, ospedale vecchio che doveva cambiare il mondo e invece niente, immigrati, rinse and repeat) locali creati dai cittadini biellesi mi viene un male di vivere gigantesco. Una rabbia immensa.
Quando vedo altri dati, di Biella, mi piange il cuore, e chi è di Biella sa bene a cosa mi riferisco.
Quando vedo Biella vedo opportunità sprecate. Vedo giovani che se ne vanno e vorrebbero tornare, con tutti loro stessi. Vedo giovani che rimangono e combattono, in un clima non dico loro ostile, ma nemmeno tanto vicino. Non vedo locali, o meglio, ne vedo, che aprono, chiudono in un valzer di morte di belle realtà.
Per fortuna che c’è Hydro che mi ha un po’ risollevato il morale.
Non so se tornerò mai ad essere un #innamoratodelbiellese. Perché io riconosco che Biella, da ospite quale sono in quanto biellese solamente per un quarto, mi ha cresciuto, mi ha formato e mi ha insegnato tante cose. Però, riconosco anche che Biella ora è la metà di quanto potrebbe essere.
Forse deve abbandonare qualche velleità, guardarsi allo specchio e ammettere che è giunto il momento di tornare ad essere in forma e perdere quei chili di troppo.
Non so se la formula magica sia diventare il quartiere di riposo per Torino e Milano, se sia il turismo, un ritorno al manifatturiero, il polo universitario, il capitale non investito degli imprenditori locali, se siamo noi giovani, se è la politica, i cittadini, o tutti insieme. Non ne ho idea.
Di sicuro, però, so che andando avanti così, leggere articoli, come questo titolato “Biella la città più sfigata d’Italia”, diventerà ancora di più la quotidianità per il domani dei prossimi anni. Tornando alla Burcina, anni fa, dal nulla nacque una campagna sui media chiamata “ripuliamo la Burcina”. Tante belle parole dai politici di ogni colore, dalle istituzioni, dai cittadini stessi che si dicevano disposti a “mettere a posto il nostro tesoro a forma di collina”. Nulla venne fatto, se non dopo la ripartizione delle responsabilità con la chiusura e l’accorpamento dei vari enti parco, quando la Burcina si vede assegnata un curatore che la ama, per davvero.
Ci definiamo #innamoratidelbiellese? Bene. Giunge l’ora di far vedere quanto lo amiamo questo Biellese e quanto vogliamo metterci in gioco per questo. Perchè a dire “ti amo”, siamo bravi tutti. A metterci la faccia e sì, anche il culo, per qualcosa di cui diciamo di essere innamorati, ci vuole coraggio.
Lo abbiamo?