Se c’è una cosa che trovo difficile, ma veramente tanto difficile è scrivere in un periodo come questo. Il dolore è un sentimento di cui riesco a parlare bene. Forse perchè in un certo senso mi è affine. Lo conosco, non l’ho mai rifuggito. In un certo senso posso dire che è anche uno dei fattori che mi ha permesso di legare di più con le persone a cui voglio bene. Parlare di dolori condivisi, di mancanze, di ancore diverse ma uguali nel loro peso.
Nell’era dei social e dei like sulle foto profilo da gnocca, vi sono domande che hanno perso di significato: “Come stai?”, “Come va?”, “Tutto bene?”. Locuzioni scontate fatte per cortesia o perchè davvero ci teniamo a saperlo? La vuoi davvero una risposta sincera o è un modo come un alto per rompere il ghiaccio, parlare, per un po’ e poi salutarsi, promettendosi caffè, uscite e chissà che altro?
Quando facevo quella domanda alla mia bisnonna, mi rispondeva sempre, dall’alto dei suoi novanta e passa anni: “andiamo avanti, perchè indietro non si può andare”. In parte mi spaventava l’inesorabilità di queste sue parole, ma ho le ho scolpite dentro di me. Cosa puoi fare se non sorridere di fronte all’ineluttabilità della verità? Indietro non si può andare, si va avanti.
Devo dire che mi sento leggero. Meglio, più leggero di prima. Avete presente nei film quando si vedono uomini di cinquant’anni che buttano tutta la loro vita nel cesso perchè si sono sempre mentiti? Ecco, quello di sicuro non sarò io. Ho preso in mano le mie cose. Ho deciso di dire quello che penso, confessare i miei sentimenti. Essere diretto. Non è facile. Sopratutto con me stesso.
Ammettere l’impossibile. Sorridere. Dare ragione a chi dice(va) che il tempo mette tutto a posto. Sì, in parte, se gli dai una mano anche tu. Il tempo da solo non fa nulla. Però pian piano, giorno dopo giorno, togli tutto quello che ti eri costruito intorno pensando che nessuno ti avrebbe accettato per quello che eri. Inizi a essere più o meno te stesso il più possibile. Mentendo, ma sapendo di mentire. Mettendoti qualche maschera, ma sapendo che la si sta indossando.
Tutto questo ha un costo: errori. Ulteriore dolore. Chiusura di rapporti. Ammettere a me stesso che non sono affatto il bravo bambino che ho sempre creduto di essere. Che anche io so essere acido, stronzo, arrogante, brutalmente sincero e insensibile. Bisogna andare a fondo. Bisogna scavare dentro di sè e trovare la propria forma, la propria identità. Quella che nel mutare continuo che è la mia vita, rimane costante. Quella per cui alcune persone hanno deciso di avere in me un amico.
Un viaggio senza fine, in cui ogni passo non è più dettato da un mondo valoriale esterno a me, ma da stelle polari che scelgo ogni giorno. E così, mi ritrovo a dover ammettere che le cose mi stanno andando bene, che i fallimenti mi fanno male ma non sono nulla di tremendo. Che fanno parte della vita. Che anche io fallisco.
Ho un ricordo indelebile di questa estate. Due persone, in due contesti diversi, mi ricordano chi sono. Io in quei giorni ero ancora abbastanza scosso da una serie di eventi su cui non ebbi assolutamente il controllo. Ma vederli che mi guardano negli occhi e per tirarmi su mi ricordano le cose che ho fatto, cose che non mi erano mai sembrate essere chissà che. E sentire la loro stima. Stima per me? Ma davvero?
E allora oggi, sommo tutto questo e trovo davanti a me me stesso. Non mi riconosco ancora in quello che vedo allo specchio, ma non mi vergogno più di guardarmi. Non ho più schifo della mia nudità. La caduta dei capelli mi preoccupa sempre meno.
Insomma, tutte queste parole complicate espresse al mio peggio, per dire che ho deciso che voglio scrivere anche quando le cose vanno bene. Anche quando finalmente tutto sembra assumere una parvenza di normalità, di senso, di felicità. Mi costa scriverlo, sapendo che mi attirerò addosso le ire degli dei. Questa ubris non verrà perdonata, ma non me ne frega niente. L’ho ottenuta con una fatica immensa, mi è costato ancora più fatica ammetterlo e combatterò con le unghie e con i denti che manco Di Caprio in The Revenant per tenermela.
Sono moderatamente, pacatamente, felice. E sopratutto so che tornerà la tristezza, ma ha un suo posto nella vita. Finalmente posso mettere un segno positivo vicino a tutto e non sentirmi in colpa per questo. E voglio scrivere anche da felice, perchè, futuro lavorativo o no, è parte di me. Punto.
Decio