Lunghezza, larghezza, profondità. Poi c’è chi aggiunge il tempo. E siamo a quattro.
Io ne vedo una quinta: l’immaginazione. L’immaginazione è come un muscolo. Va allenata. Stimolata. Spinta.
In questi giorni ho un raro momento in cui in cui anima e corpo sono pienamente allineati. Entrambi si sentono pesanti. Carichi. Svogliati. Sfogo le mie giornate mettendo un piede davanti all’altro. E sono pure in ferie. La vita però in ferie non ci va mai. Va avanti nella sua strada, che ti piaccia o meno.
Son tornato a leggere. Sperando di togliere un po’ di ruggine dalla mia immaginazione. Strumento che mi ha accompagnato per tutta la vita. Mi è stato vicino quando ero giù, permettendomi di creare nella mia mente una serie di scenari alternativi e tramite la mia volontà cercare di plasmare il reale ad immagine di ciò che sognavo.
Nei momenti belli, invece, era lì per ricordarmi che possono finire e cercare di tenermi pronto e affilato per la prossima sfida.
Ora, invece, mi sono fermato e cristallizzato. Convinto che questo sia semplicemente il migliore dei mondi possibili. Senza necessità di prepararsi perché l’importante è saper nuotare nel flusso.
Ora, ho nuotato, tanto. E sono stanco. E mi ci sono volute due settimane per capirlo. Sono stanco e un po’ vuoto. Ho finito il carburante ed è ora di fare benzina. Bisogna ricominciare a scrivere, a sognare, a immaginare. Smetterla di accontentarsi di vivere nel qui ed ora, smetterla di aver paura di vedere l’ennesimo sogno infranto con il muro del reale.
Voglio una visione. Un fine ultimo. Un filo rosso che leghi tutto. Qualcosa a cui tendere. E voglio che sia mio!
Per farlo, però, non basta levarsi dei pesi. Non basta riallineare al positivo corpo e anima. Bisogna anche ricominciare ad allenare l’immaginazione. La capacità di vedere un mondo diverso, e di trovare le forze per costruirlo. Di beccare tutti i bivii giusti e di dare un senso a quelli sbagliati.
Tuffarsi nel flusso, andando oltre il sapersi muovere fra i flutti, con una direzione in mente.
Decio