Piccola riflessione non legata al tema del post. Ormai questo è il sesto anno che questo spazio digitale è aperto. Sono partito da solo, un po’ accompagnato, diventò un progetto collettivo e oggi è da mesi che non scrivo. Forse è giunta l’ora di chiudere anche questo spazio? Per ora ho messo un po’ d’ordine. Del resto per me, lo scrivere, è sempre stato finalizzato a mettere un po’ d’ordine al casino che ho in testa. Negli ultimi mesi son tornato nella modalità “SOPRAVVIVERE”, quindi ordine da mettere non c’era. Solo to do da fare.
Ho deciso domenica di allontanarmi da Facebook per un po’. Ero molto arrabbiato e riconosco, ormai, che quando sono incazzato è meglio stare lontano dai social. Non risolvono il problema, anzi, lo fanno acuire e basta. La rabbia monta e faccio un post per sfogarmi. Qualcuno commenta con una idea un mm lontano dalla mia, mi arrabbio, rispondo, ed entro nel circolo vizioso che mi fa perdere tempo e soprattutto energie mentali.
Questa volta, però, è diverso.
Sono andato cercando soluzioni, valvole di sfogo. E sono, invece, ancora arrabbiato. Neanche quasi più mi ricordo perché lo sono. Si tratta della discussione di domenica? Per le preoccupazioni del lavoro? Perché da mesi vivo un tira e molla mentale tutto mio (e di quei poveretti che si trovano ad ascoltare i miei sfoghi) con la politica, mia passione ma ultimamente fonte di una serie immani di scazzi (più del solito, tra l’altro)? O sarà perché mi manca festeggiare, e staccare da questa narrazione di emergenza continua, in cui ogni mattino ci svegliamo e non sappiamo come ci addormenteremo la sera?
Saranno tutte queste cose insieme, magari. Onestamente? Non ne ho idea. Finirò questo articolo, lo metterò su FB e farò esercizio, per sfogarmi un poco, sperando di trovare una risposta alle domande che mi frullano nel cranio.
Di cosa avrei voglia ora, è meglio che non lo scrivi, anzi, che neanche ci pensi. L’unica cosa che posso fare è trovare l’ennesimo modo per gestire le mie emozioni, in modo proficuo per me. Però niente, ecco qui, che provo a razionalizzare, a incastonare il nervoso e l’unica cosa che sento è la marea che sale dentro di me e mi esce dalla bocca con uno sbuffo bloccato sull’uscita.
Poi in casa si preoccupano se mi metto a urlare.
Scherzo.
Forse.
L’unica cosa certa è che tocca alzare l’asticella, anche questa volta. Che sia di un metro, di un cm o di un mm, non posso limitarmi a sguazzare in questo sentimento negativo. Tocca rialzarsi, metterlo a buon uso e decidere le azioni da fare nel breve, medio e lungo termine. Ringraziando per la fortuna di riuscire ad avere almeno quel poco di controllo che ho.
Forse.
PS mentre già stavo scrivendo, una idea mi è arrivata alla mente. Sta a vedere che forse mi serve a qualcosa, sto spazio.