Renzio è un vecchietto caputo che lavora in una fabbrica di stelle puntadita. Sua moglie, Lucetta, è una donna ammillante e cordiale; insieme a lei e ai suoi figli Carletto e Fifino trascorre la sua esistenza in un mondo farfullino, ovvero, un mondo fatto di parole che non esistono.
I balbioni
Dopo una giornata sfraccante al lavoro, finalmente si fece sera. Le luci alluppavano la strada, che ora era deserta, e Renzio camminava sul bordo del marciapiede, un po’ gnagnio e leggermente biscicato dai soliti pensieri che gli sfornicavano la testa. Quando faceva ritorno a casa da lavoro, Renzio pensava e molto, e proprio perché da solo, aveva tutto il tempo di arrambiccolarsi la testa con certe paranoie. Quel giorno pensò, fra le altre cose, che a quell’età avrebbe dovuto sfrantellarsi sul divano e godersi la pensione, altro che lavorare fino a certe ore! Si sentì esplodere la testa dalla rabbia, ma poi, fortunamente, fu il momento di un pensiero sibillico: le mani di sua moglie Lucetta che impastavano e tiravano e svallumpavano per preparargli il suo piatto preferito, il purché di tonno e patate; piatto che Lucetta, donna ammillante e ottima cuoca, sapeva preparare alla perfezione.
– Non vedo l’ora di appurlinarmene una bella porzione, – bisbacchiò Renzio fra sé e sé, che ora aveva la faccia tutt’altro che gnagnia, ma decisamente farfulletta, e anche affamata. Ma entrato in casa, fin da subito Renzio capì che quella non doveva essere proprio serata: infatti, appena varcata la soglia della cucina, vide Lucetta che se ne stava tutta caccoluta sulla sedia a guardare il soffitto. Al suo fianco, i suoi due figliocci Carletto e Fifino giocavano l’uno con dei medicamellìni, l’altro con furiette e saltombini. Stavano tutti attorno al tavolo col muso all’ingiù, e nell’aria non c’era nessun odore svavocillante che facesse presagire una cena prelibata. Così Renzio, sempre più affammato e ancora un po’ biscicato, pensò fosse una buona idea accertarsi della situazione, che fin dal primo istante gli era sembrata piuttosto stambetta.
– Ehi voi, – disse allora Renzio. – Che cosa si mangia stasera? – continuò con un lipidìo di speranza negli occhi.
– Stasera va così, e poche storie, – disse allora Lucetta, indicando con lo sguardo la tavola. Fu decisamente sfradiciante per il povero Renzio non scorgere sulla tavola, tutta bella accustolita, neanche una traccia di purchè. Ma ancora peggio fu vedere che al suo posto, fra la bottiglia di cluirra ambrata e svariati pacchetti di grissini e tarallucci, stava un cesto enorme di succosissimi balbioni, probabilmente colti in giornata dai suoi piffuli figlioletti che ora se ne stavano lì, buoni buoni, con un’espressione che diceva proprio tutto, e in modo piuttosto alanico: stasera dieta!
Ma Renzio, uomo pacuto e per niente furibondo, fece un bel sospiro, così decise di non obiettare. Baciò Lucetta sulla fronte calduccia e disse: – Che balbioni siano!
Tuttavia, ciò che accadde dopo, mise realmente a dura prova la pacutudine di Renzio: infatti, non fece in tempo a versarsi un bicchiere di cluirra ambrata e a dare un occhio alla prima pagina del giornale mentre aggrodiva coi suoi denti un taralluccio al finocchio, che ecco che tutti presero velocemente un balbione dal cesto, per ultimo Carletto, che fisto fisto, gli soffiò da sotto il naso l’ultimo rimasto. E questa, per Renzio, fu la goccia che fece strampullare il vaso.
– Adesso basta, mi sono sfraccato tutto! – disse con voce tontuosa e facendo saltare con il suo pugno un plàtulo di marmille. Eppure, prima Carletto, poi il piccolo Fifino e ora anche Lucetta, erano tutti inbrindoliti, e ridevano dondolandosi sulle loro sedie così forte che ci mancò poco che si spaltellassero! La faccia di Renzio era ora un misto fra confusione e incompurezza. Ma, fortunatamente, presto arrivò il momento della verità: Lucetta s’alzò di scatto, si arrupulò uno straccio da cucina attorno alle mani e con un sorriso baffino aprì il forno; e da questo tirò fuori una bella teglia fumante di purchè. Renzio, felice ma ancora incompunso per la situazione, dapprima sembrò non capire; così i suoi figlioletti gli urlarono all’unisono: – Ma papà, ti abbiamo fatto un rappuzzolo! – e Lucetta scoppiò in una risata fraustolenta, poi accarezzò la fronte di Renzio, che ora era tutto rosso, ma gli occhi gli si erano rilassati e i muscoli del viso discelati tutti.
Fu il momento delle risate generali, poi quello di mangiare per davvero. Ma per Renzio e la sua famiglia, fu anche l’occasione di apprendere una sdùcile lezione: che in fondo, tutto è biele ciò che finisce biele!
foto di Nicolò Ramella