In questi giorni di lontananza dalla routine giornaliera della vita, ho avuto tempo per dedicarmi, fra una costina ed una birra, alla riflessione. L’atto di poter arrovellare un pensiero fra sé e sé, senza dover rendere conto a nessuno, né del tempo, né del come si arriva a ciò che si arriva. Credo, sommessamente, che la gravità della situazione non si sia ancora colta.
Non è solo grave da un punto di vista politico, ma in diversi ed importanti punti: l’economia, il numero di nati, il numero di pensionati, l’ascesa di movimenti nazionalisti e protezionisti, la consacrazione dell’ignoranza, l’elogio della distruzione di ciò che è l’intellettuale, il disprezzo degli intellettuali verso le persone comuni, e potrei continuare per molto.
Nel nostro piccolo, e mi permetto di dire nostro, a Biella stiamo aspettando l’arrivo della marea. Alcune avvisaglie già ci sono, basta leggere i commenti ai giornali online o la linea di un giornale specifico, che ha fatto del populismo e del razzismo e dell’odio di tutto ciò che è novità il suo cavallo portante. Portatore di questo modo nuovo e vecchio di intendere la vita.
Che non è il mio.
Mi chiedo, quindi, quanti di voi lo condividano. Vi piace questo modo di vedere il tutto? Spaventati dal diverso? Rannicchiati su costruzioni mentali povere, come una nostra “identità”? Vi sentite a casa in un mondo fatto di paura e di odio? Passare una vita insultare, augurare la morte, schifare il prossimo vostro? Che sia esso un migrante, un povero, un politico, un grillino, un piddino o un berlusconiano?
In particolare, essendo ancora giovane, mi chiedo perché la società intera detesti i giovani: insultati quando vanno all’estero per crearsi un futuro, insultati quando rifiutano lavori che neanche i loro genitori avrebbero fatto alla loro età, denigrati quando si lamentano delle terribili condizioni a cui vengono sottoposti per i primi anni di lavoro, sfottuti quando provano a parlare di concetti come “pensione”?
Io sono stanco e sono stufo. E mi chiedo se sono l’unico.
In questi mesi ho provato ad impegnarmi, ancora di più. Parlando con le persone, conoscendo le realtà, alzando ancora l’asticella e provando ad applicarmi, ancora di più.
Non sono ancora soddisfatto. Sento che non sono ancora stato in grado di comunicare quanto io veda come grave la situazione e quanto senta, dentro di me, la necessità che ci si muova verso un modo antico e al contempo nuovo di vedere l’avversario politico: come un confronto e non come una gara a chi tira più merda. Il bisogno di organizzarsi, parlare, confrontarsi e mettersi continuamente in gioco.
Tutto questo, perché?
Il motivo per cui mi sento spinto, è che non possiamo esimerci dal farlo. Perché dovremmo accettare che, anche nel nostro piccolo, si segua la direzione del mondo intero? Solo perché lo fanno tutti gli altri? Perché è più grandi di noi? No, non credo che nessun giovane abbia mai accettato questo.
Non sono semplicemente disposto a farlo.
Non sono disposto ad arrendermi.
Non ora.
E quindi?
E quindi vediamoci. Parliamone. Parlatemene. Sentiamoci. Chiamiamoci. Organizziamoci.
Il sabato siamo sempre tutti a Biella e da qualche mese, assieme ad altri, proviamo a parlare di un nuovo modo di intendere Biella.
Non è facile. Ma da soli non è mai facile niente. Insieme, insieme è meno difficile e più bello.
Io, come sempre, sono qui.
Se sei arrivata o arrivato fin qui, ti ringrazio e credo che anche solo per questo, tu abbia già tutto ciò che serve per fare tutto.
Grazie,
Decio