Shark Tank 3 Anna Parte 1 - TheCio

Shark Tank 3 Anna Parte 1

Lui e Anna, Anna e lui si conobbero durante la triennale, a Torino. Era il corso di marketing dei beni durevoli, uno di quegli esami a scelta creati apposta per alzare la media. L’unica vera difficoltà del corso era da trovarsi nel lavoro di gruppo. La professoressa era stata cristallina: i gruppi sarebbero stati fatti a caso. Gli andava bene così, era un freddo febbraio e ancora non si era ripreso da quello che era successo a settembre. Conoscere nuove persone gli avrebbe fatto bene. Almeno così amava ripetersi.

Erano lui, Anna, Mirko, Andrea e Massimo. Metà della popolazione maschile della classe di marketing dei beni durevoli era stata messa all’interno dello stesso gruppo. Mirko era molto incazzato, Andrea e Massimo pendevano dalle labbra di Anna. Il lavoro procedeva abbastanza bene, lei si trovava pienamente a suo agio in mezzo a 2 maschi arrapati. Rideva, li sfotteva, si prendeva totalmente gioco di loro. L’unico che era riuscito a strappare una uscita era Mirko, salvo poi accompagnarla a casa scazzatissimo perchè si erano trovati ad essere completamente in disaccordo su tutto.

Anna era alta, un metro e ottanta di ragazza. Occhi freddi, quel blu tendente al grigio, in qualche angolo anche bianco. Un ghiacciaio. Se guardavi bene potevi vedere anche qualche punto che si rompeva, salvo poi ricomporsi subito dopo. La carnagione pallida, i capelli color stoppa. Pretendeva molto da sè, troppo dagli altri.

La notte prima della consegna. Mirko era in qualche angolo di Torino a sbronzarsi giocando a Beer Pong, Andrea e Massimo si erano scazzati di provarci con Anna. Così rimasero soli. Erano le nove di sera. Guardavano concentrati il Power Point. Entrambi avrebbero presentato il giorno successivo: un completo marrone per lui, una giacca per lei. Dopo la decima prova, decisero di prendersi una mezz’ora.

“Giusto il tempo per una canna.”

Anna si girò e lo guardò stranita. Per lei tutto questo era totalmente inaspettato. Una parte di lei, quella in superficie, stava per mandarlo a cagare. D’altra parte, una vocina dentro di lei le sussurrava di accettare, memore di quella volta in quel campo di grano a quindici anni.

“Scherzo.”

Uscirono a prendersi un po’ d’aria. Uno squillo di cellulare. La conversazione andò avanti per cinque minuti. Quel povero telefono fece un volo di due metri. Salvato dalla cover, venne raccolto in mezzo ad una serie di imprecazioni.

“Certo che sei strano forte. Ora però ti sorprendo io”.

Iniziarono a parlare di musica, di come lei amasse vestirsi da B-Girl e della sua passione per la danza contemporanea. Rimasero in università fino alle dieci circa di sera e decisero di andare a prendersi un panino ed una birra prima di ricominciare a casa di Anna. Complice quel piccolo particolare in comune, parlarono per ore. Di tutto e di più, si aprirono a vicenda come non succedeva da troppo tempo ad entrambi.

“Ehi bella, perchè non lasci lo sfigato e non ti vieni a fare un giro con il figo?”

Anna si girò e aspettò la reazione, con un sorriso ironico sulle labbra. Sapeva leggere bene le persone. Il tenersi sulle sue, l’aprire la bocca solamente quando ve ne era il bisogno, quel lieve tic all’occhio destro che lo prendeva quando Massimo diceva una delle sue cazzate. Anna era proprio interessata a capire se anche questa volta aveva visto giusto. Anna voleva immergersi in quel pozzo nero.

Si girò, guardò lui, guardò Anna. Guardò lui di nuovo, inarcò un sopracciglio e riguardò Anna. Anna rise. Di gusto. Il tipo se ne andò sbuffando, bofonchiando qualche insulto. A casa di Anna riprovarono altre due volte. L’ultimo passaggio del 10 si stava avvicinando.

“Se vuoi puoi fermarti”

“No.”

“Guarda che…”

“Ho detto di no, Anna. A domani.”

La presentazione andò molto bene. Presero il voto più alto. Uscirono per festeggiare. Anna civettò tutta la sera con Mirko, complice l’alcool che gli faceva dimenticare quanto la detestasse. Anna vide di nuovo quel sopracciglio inarcato e sentì lo sbuffo di disprezzo. Se ne andò. Sentì una mano sulla spalla.

“Mettiamo in chiaro una cosa. Non hai idea di con chi stai giocando. Davvero.”

“Semmai sei tu che non hai idea.”

Le loro labbra non si toccarono.

“Questo è il momento del bacio che amo di più. Quando i nostri respiri si mischiano, il tendere l’attesa, l’aver quasi raggiunto il traguardo…”

“Salvo poi cadere.”

Anna se ne andò.

Alle due le arrivò un messaggio.

Domani sera, cena a casa mia, ho casa libera, proverai cose che non hai mai provato prima.

Un vestito lungo nero, un paio di ballerine bianche, un cerchietto bianco. Anna aveva visto sullo sfondo del suo cellulare la foto di una ragazza con un cerchietto.

La guardò con aria interrogativa, vide il cerchietto, scosse lievemente la testa e la invitò ad entrare. Casa sua era piccola, un salotto-cucina, due camere (lui e Davide) ed un bagno. Davide era da Marta, la sua ragazza. La tavola era apparecchiata, una candela al centro. A lato, un tagliere.

“Non devi dire una sola parola.”

Un lieve sottofondo musicale accompagnava l’artista durante la sua opera. Massaggiava la carne, la speziava. Nel mentre il burro sfrigolava, il lieve ronzio del forno acceso donava una costante alla serata. Prese il coltello in mano. Con movimenti sicuri ed esperti creò delle piccole listelle che mise a cuocere. Da un’altra padella un odore caramellato si alzava. Versò del Lambrusco. Anna assaporava in religioso silenzio, ammirando le mani sapienti.

“Incredibile come un grande e grosso giocatore di Rugby si dedichi con così tanta attenzione alla cucina.”

Uno sguardo d’odio le venne lanciato. Imbarazzata, tornò al suo bicchiere di vino, girovagando per casa.

“Ora puoi venire.”

Guardandolo gustare la sua creatura, provava un leggero sentimento di malessere. Come poteva aver dedicato così tanta attenzione a qualcosa salvo poi mangiarla? Gli occhi. Come potevano quegli occhi che prima si erano posati su ogni componente in modo così delicato ora essere così affamati? Li alzò a lei. Tornarono ad assumere una forma più umana.

“Allora?”

Sorrise.

“Avevi ragione sui piaceri. Non immaginavo ti riferissi a questo.”

Lui sorrise genuinamente per la prima volta da mesi.

“Ti ringrazio.”

Decio

A cura di decio

Ho studiato economia, alla ricerca della strada della mia vita. Nel frattempo scrivo, leggo, ascolto musica e gioco ai videogiochi.

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