Dopo il dolce ed il caffè, rimasero in silenzio per qualche minuto.
Lo stereo continuava a pompare musica.
Lui canticchiava.
“L’hai messa apposta?”
“Veramente Spotify è in random. Ma se ti fa piacere pensarlo, fa pure. Senti, fammi un piacere. Vai di la a cambiarti. Troverai dei vestiti. Mettili.”
“EH?”
Lavava i piatti, si girò e le fece cenno verso una porta.
“Su, che qui tra poco ho finito, e tanto io a cambiarmi ci metto cinque minuti. In camera c’è anche uno specchio, davanti un po’ di trucchi, divertiti.”
Anna aprì la porta e trovo sul letto un cappello a tesa larga, un paio di polsini, un top e un paio di pantaloni larghi. Per terra una scatola di scarpe.
“Tu sei fuori di testa. MA C’è SCRITTO ANNA!”
“Sono giuste le misure?”
Una maglia nera con una scritta sopra. Pantaloncini militari. Vans nere con lacci rossi.
Lei uscì dalla porta ridendo, un trucco nero intorno agli occhi.
“Allora?”
“Dai, andiamo.”
“Dove mi porti?”
Salirono sulla sua Clio blu. Piena di bolli. Sul retro la sacca della palestra. Arrivarono a Collegno.
“Vieni, ho già i biglietti.”
Entrano.
“Ehi bello, quanto tempo, finalmente!”
Anna si guarda intorno. Tutta gente molto easy. Tatuaggi, piercing, rasta, bicchieri di birra in mano e spinelli accesi. Ride immaginando quel ragazzo grande e grosso rimbambito da una canna. Ballano. Insieme. Il suo senso del ritmo la stupisce. Le luci pulsano. Ogni tanto le sembra di intravedere una riflesso rosso nei suoi occhi color nocciola. Altre volte strani giochi le fanno credere di intravedere un sorriso strano. Canini grandi. No, solo una impressione.
Momento di vergogna profonda di Anna ripensando che una volta aveva letto davvero per intero la saga di Twilight.
Lui coglie quel momento e piega leggermente la testa a sinistra con fare interrogativo.
Anna ricomincia a ballare.
Il concerto finisce, tornano alla macchina. Anna inizia a provocarlo.
“No, non ora. Sto guidando.”
Di nuovo quel tono di voce alieno.
Arrivano a casa di Anna. Lo prende per mano. Si gira, guarda la macchina. Guarda Anna. Si ferma. Guarda il cielo. Splende l’Orsa Maggiore.
“Sai Anna. Una volta guardavo le stelle e affidavo a loro il ritorno della mia ex-ragazza a casa. Pensavo che loro ci sorridessero, coccolassero. Il cielo resta sempre là, non importa dove siamo saremo sempre sotto lo stesso cielo.”
A sentire ex-ragazza Anna ha un moto di stizza e gli lascia andare la mano. Lui gliela riprende, la lascia andare, mette le sue mani sulle guance di lei. Le sue dita dietro alle sue orecchie. Con i pollici la accarezza.
“Finalmente sorrido. Vivo. Una serata senza tanti problemi. Scusami Anna ma io non riesco a non dire quello che provo, in momenti come questi. La volta rimarrà là, ma qui ed ora siamo io e te. E io voglio te.”
Fu la prima volta che fecero l’amore.
Lui ha la testa sul petto di lei.
“Sento il tuo cuore. Batte forte.”
“E ora?”
Le prende la mano e la mette sulla sua guancia.
“Non ne ho idea. Dobbiamo proprio fare questo discorso?”
“Non ne sento il bisogno. Io sto bene. Tu?”
Dormiva già. Un lieve sorriso.
Decio