Come sopravvivere, alla fine #5: spiritualità. - TheCio

Come sopravvivere, alla fine #5: spiritualità.

Non so se possiedo o meno una spiritualità. Una volta vedevo molto più a fondo della superficie, andavo oltre, avevo trovato una luce ed una ragione a tutto questo, un motivo. Poi, la vita, i lutti, chiusero tutto.
Devo ammettere che, negli ultimi tempi, ho ricominciato a vedere una flebile lucina che va oltre alla visione nichilista che ho ora della vita e di tutto, in generale. In più, il mio rapporto strano con il concetto della morte, che posso riassumere in:
“Oh merda, e ora? Posso convertirmi last minute? Una conversioncina veloce veloce veloce?”

 

Nelle ultime notti mi sono trovato stranamente fortunato, a riuscire a dormire ad orari normali ed umani. Ho traslato le mie grandi escursioni mentali al viaggio di andata e ad una parte del viaggio di ritorno dal mio stage. Mi guardo intorno, ogni giorno, e vedo centinaia, se non ormai migliaia di persone. Mi chiedo se loro credono in qualcosa di più grande.
Il successo? Cosa è il successo? La gloria? La fama? Cosa voglio, davvero, dalla vita? Nel frattempo, ogni mattina, mentre lascio la mia mente vagare in queste piccole e grandi pozze, mi affaccio con la realtà. Ogni giorno mi incateno sempre più a dinamiche non degne di me, problemi che mi creo da solo, situazioni che potrei evitare.
Ed invece ci sono attirato, come un Ulisse cretino che al posto di farsi legare invita l’intero equipaggio a farsi sbranare dalle sirene. Chi sarei, dove sarei, a quale punto del viaggio dentro di me mi troverei se in questi anni avessi dedicato più tempo al mio bene e meno alla ricerca di un qualcosa che forse come l’ho inteso fino all’altro ieri non esiste?

Sono davvero incazzato con me stesso. Bloccato in dinamiche non degne di me, di quello che sono e di dove voglio arrivare. Della mia rabbia, che si alimenta ogni volta che faccio un piccolo passo indietro verso il me che ero, della rabbia della rabbia per essere arrabbiato dimenticandomi di essere fondamentalmente umano. O forse no.Del mio eterno dubbio, che si lega ad ogni mia azione. Del mio amore per il rischio, che forse è quello che guida le mie azioni. Non il rischio, ma lo spudorato amore del vedere me stesso come un poeta in trincea.
U
ngaretti è e, forse, sempre sarà quello che identifico con la mia idea di vita. Un guerriero che decide di non abbandonare la parte di sè che lo rende umano, completo, anche di fronte alla morte, ogni giorno. E la cosa che mi ha sempre meravigliato di quelle poesie è la scelta delle parole. Fratelli. Voglio essere Ungaretti. Voglio essere Foscolo. Voglio essere un me stesso completo. Lo spirto guerrier entro mi rugge. E qui poi va scontrarsi con dimensioni umane, con il sangue, il vomito, le lacrime, la birra, la carne che prendo e taglio e sbatto sulla griglia e mi scotto.

 

Voglio, e dico proprio voglio, essere più di quello che sono ora. Non voglio dovermi incatenare, voglio essere libero. Libero di fare la scelta, una mia scelta. Non condizionata da chi sono, da chi sono stato, dal mio passato, dai miei errori e soprattutto dagli errori degli altri.Voglio poter dire di nuovo di aver scelto di andare oltre la mia dimensione di sacco di carne. E guardare dentro me e dentro chi ho davanti. E parlare di cose che vadano oltre gli esami, la vita. Voglio parlare di Amicizia, di Spiritualità, di Fine, di Significato.

Allora, quel giorno, quando ci riuscirò, sarò veramente libero.

Per ora mi limito a trovare un po’ di equilibrio fra una caduta e l’altra, volteggiando allegramente, con il mio passo dinoccolato, fra una avventura e l’altra. Ed è bello così.

Decio

A cura di decio

Ho studiato economia, alla ricerca della strada della mia vita. Nel frattempo scrivo, leggo, ascolto musica e gioco ai videogiochi.

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