Come sopravvivere, alla fine #6: basta con #mainagioia - TheCio

Come sopravvivere, alla fine #6: basta con #mainagioia

“Come sopravvivere, alla fine” è una rubrica in 12 parti. Di cosa parla è abbastanza rivelato nel titolo, salvo che nella sua conclusione si metterà un piccolo seme per un qualcosa di, si spera, più grande di me che ne ho parlato per 12 volte.

Come sopravvivere, alla fine#6: basta con #maiunagioia

I sentimenti negativi provocano ulteriori sentimenti negativi. È un dato di fatto. Il problema è che io amo il rancore, adoro avere qualcuno verso cui provare rabbia. L’idea, il concetto di avere un nemico, qualcuno contro cui lottare, qualcuno che mi faccia incazzare è molto simile per quanto mi riguarda al cibarsi di caramelle. Sai che ti fanno venire le carie e ti lasciano quella spiacevole sensazione di appiccicaticcio alla bocca, riempiendoti la barba di zucchero e schifezze tanto che poi devi tagliare tutto.

Finchè lo so io, va tutto bene. Il problema è che quando qualcuno ti conosce e lo sa, diventa inevitabilmente un punto debole. Fai quelle due e tre cose ed è come svegliare la strega in Left for Dead (cliccare per vedere il video a cui faccio riferimento): inizio a tirare giù i santi di ogni religione e pianifico un attacco, sento l’odore della caccia, lo stomaco inizia a produrre bile e non vedo l’ora di iniziare lo scontro. Fosse anche solo un messaggio rancoroso o semplicemente uno dei miei sguardi omicidi, mi conosco e non vedo l’ora di passarti sopra con il trattore.
Allora entro in un circolo di negativismo potente, cioè la modalità #mainagioia. Lamentii, bofonchiamenti, sensi di colpa e via di seguito.

In questo mese ho avuto diverse occasioni per parlare con persone di questo concetto e mi ha impressionato una frase particolare: “Non ha senso lasciare che le altre persone possano influenzare il nostro umore”. Non l’avevo mai pensata in questo modo. Certo, per me, avere un nemico è uno dei piccoli modi per darmi uno scopo, un fine a cui volgere le mie azioni.

Ma ha senso? Entrare in quel mood tipico di questa generazione di lamentio continuo, in cui la colpa è del professore, del fidanzato, della fidanzata, dell’ex, dell’amico, dell’amica, in sostanza degli altri sempre.

Ho deciso che non dirò mai più #maiunagioia. In primis perché non è vero. In secondo piano perché ti porta inevitabilmente in un circolo negativo in cui al lamentio va a soprapporsi la colpa degli altri e alla fine si passa il tempo a cercare altri colpevoli, quando, come ormai dico sempre, l’unico vero nemico spesso e volentieri è lì che ci guarda allo specchio. Se non passo gli esami è perché non ho studiato abbastanza. Se la tesi non va avanti è perché non la scrivo.

Purtroppo, è più semplice di quanto io voglia.

Basta smetterla di farsi tirare in queste dinamiche, rispondere alle provocazioni, fregarsene se gli altri fanno di tutto per andare a svegliare quella parte di me. E quando questa parte è sveglia, usare le sue energie in modo positivo: una corsa, pesi, scrivere.

Perché le gioie bisogna sudarsele. Quelle vere. Non arrivano per caso. Quindi no, se non fai mai un cazzo, sarà sempre e solo #mainagioia e te lo sarai meritato.

Come arrivare in cima alla montagna e fare una foto. Come gli amici che “Daje Decio” e non ti arrendi e porti il culo in cima.

Non c’è nulla di bello in combattere battaglie, anche vincerle, quando la persona dall’altra parte è semplicemente bisognosa di attenzioni. E forse, ma dico solo forse, la vera vittoria è smettere di dargliele.

Decio

A cura di decio

Ho studiato economia, alla ricerca della strada della mia vita. Nel frattempo scrivo, leggo, ascolto musica e gioco ai videogiochi.

1 Commento

  1. Rispondi

    Rufus

    Bella Decio, alla fine il discorso fondamentale qui e´ il non comportarsi da Primadonna. Anche detto “prendersi le proprie responsabilita´”. In sostanza essere pragmatici nel capire che lamentarsi di terzi non porta a nulla (che sia vero o meno che le sfortune derivino da essi), e quindi tanto vale lavorare sull´unica leva che funziona davvero: se stessi. E´ un´ottima riflessione e conclusione, io l´ho capito qualche tempo fa ma ancora e´ difficile cadere nella facile tentazione di PUNTARE DITA e scaricarsi responsabilita´. E se ti guardi intorno sono sicuro che vedrai come la maggioranza di amici, colleghi, familiari, conoscenti, siano tutti primedonne. Ti diro´ di piu´: sono sicuro che ci sia un cognitive bias e che sia nella natura umana farlo (autoconvincersi di essere i migliori – e che automaticamente tutte le sfortune siano dovute a terzi).

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