Storia d'amore in due parti: Parte Prima - TheCio

Storia d’amore in due parti: Parte Prima

Mi ero ripromesso di non scrivere racconti. E invece.

Dedicato a chi mi s(u)opporta.

Storia d’amore in due parti: parte prima

Era una torrida giornata d’estate. Milano. Camminavano da Porta Genova ai Navigli. Accanto a loro passa la Pizzeria Woodstock 3. Una serie di ricordi: “Massimo, qui la pizza è alta vedi?”

Massimo era stato grassoccio, gli era sempre piaciuto mangiare. Col tempo, con la vita aveva perso anche quel piacere. Pian piano si era appiattito, adattato. Passare vicino a quel locale lo riportò così indietro nel tempo da farlo sentire vivo nel presente. Il ricordo, la memoria. Da dove era partito, cosa aveva passato. Malgrado tutto qualcosa aveva combinato negli anni.

Camminavano, tornavano a casa. Il clima si era abbattuto su di loro, da una piacevole calura si era passati al nuotare in mezzo all’umidità. Boccheggiavano benché ormai fosse sera. Un aperitivo, amici di amici. Massimo pian piano si stava abituando all’uscire in quella città che prima aveva respinto e ora stava iniziando ad apprezzare.

Non sapeva spiegarsi: era forse una strana sindrome di Stoccolma? Da una parte si sentiva decisamente oppresso. Dall’altra non sapeva spiegarselo. La leggerezza e naturalezza delle ragazze e dei loro abiti alla moda. L’intercalare. Ecco, forse l’unica cosa che proprio non riusciva a buttare giù era il costo degli aperitivi. Spesso si trovava a ridere fra se e se pensando che una volta al solo sentire il termine “apericena” provava un brivido di imbarazzo per l’umanità.

Grigio, grigio chiaro, grigio scuro, sempre grigio era. Il giallo dei locali dei Navigli coloravano le labbra di Massimo. Un taglio sulla sua faccia, due sottili righe assolutamente inespressive. Ogni tanto parevano incresparsi in qualche forma strana. Alcuni dicevano che era un sorriso, altri una smorfia. Malgrado questo i suoi amici ancora si ostinavano a portarselo in giro.

Quella sera però si sentiva diverso. Forse era stato quel breve ricordo, forse la luce quella sera aveva una sfumatura particolare. “Ridi? Ma stai bene?” “Oh finalmente, Massimo, INCREDIBILE!”

Arrivano. Presentazioni. Scambi di parole. Pregiudizi. Giudizi immediati. Sorrisi beoti. Sorrisi falsi. Sorrisi veri.

Si siedono. No, in questo Massimo decide di non cambiare. Si siede lontano da tutti gli sconosciuti, sta zitto per gran parte della serata, risponde solo se interpellato. Ascolta attento, prende nota. Ogni tanto accenna un po’ di interesse e lancia uno dei suoi sguardi inquisitori. Dopo alcuni minuti nota lei. Anche lei in disparte.

I suoi lineamenti gli ricordano un Modigliani, se solo l’artista si fosse mai spinto ad arricchire le proprie opere con un pennello di colore arancione sulla pelle chiara. I capelli rossi, raccolti. Lo sguardo poco interessato di quello che accadeva intorno a lei.

Massimo avrebbe perso interesse per lei se non fosse stato per un attimo fugace in cui nota un piccolo particolare. Chi non era impegnato a conoscersi risplendeva della luce di uno schermo. Il suo sguardo invece era rivolto alla luna. Rimane rapita pochi secondi. Bastano ad Massimo.

Articolo #5 di Decio

Continua e termina qui!

A cura di decio

Ho studiato economia, alla ricerca della strada della mia vita. Nel frattempo scrivo, leggo, ascolto musica e gioco ai videogiochi.

3 Commenti

  1. Rispondi

    ceci

    “se t’avessi visto guardare la neve d’aprile per strada, forse, t’avrei per sempre amata”

  2. Rispondi

    Sviluppi futuri ed un sentito grazie. | TheCio

    […] più narrativa su Thecio. Perché da un lato l’unica cosa che mi ha soddisfatto finora è stata questa, perché dall’altro ho deciso di scrivere un romanzo. E anche qui, ringrazio sia chi ha […]

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