Tenersi la mano d'estate - TheCio

Tenersi la mano d’estate

Sono l’uno nella mano nell’altra, baciati dal sole di una città che dà sul mare. Fa caldo ed è un pomeriggio di quelli che ti metteresti a seguire la sagoma dell’ombrellone sulla sabbia: un buon libro, qualcosa di fresco da bere, un pacchetto mezzo pieno di sigarette. È ora di pranzo, lo si capisce dai bambini che tirano le gonne delle madri, che vogliono mangiare. Anche i gabbiani hanno caldo e riposano sui tetti delle case. Anche loro due, hanno caldo. Ma si tengono la mano lo stesso, chissenefrega del sudore.

Sono in coda per mangiare un panino, non hanno ancora scelto. Poi, magari, faranno un giro per le vie del centro. Le loro dita si prendono, si accartocciano e poi si lasciano andare, mentre con le punte dei piedi e i polpacci tirati cercano di sbirciare il banco della panetteria per vedere quale panino comprare. E poi ancora, il palmo di lei fra il suo pollice e il suo indice, e i mignoli che si prendono e tutte le dita che si conoscono, che non si lasciano andare, nemmeno con questo caldo, che ti verrebbe voglia di buttarti in mare, e null’altro.

È un gesto che ha del meraviglioso, quello di tenersi la mano. O almeno, lo è per loro due. Non se lo sono mai detto, ma entrambi lo sanno. Ed entrambi associano quel gesto ad un ricordo, che forse tra qualche anno penseranno di esserselo immaginato. Altro che banalità. Per loro tenersi la mano è qualcosa di naturalmente spontaneo, come quando lui la guarda di nascosto mentre lei è al cellulare, per sbirciare il suo sorriso mentre legge un messaggio, o come quando lei gli accarezza la fronte sul divano, dopo una giornata di lavoro estenuante. O quando entrambi se ne stanno in silenzio, perché sanno che soltanto chi è capace di annoiarsi insieme, si vuole veramente bene.

Mangiano, bevono un caffè, tornano alla spiaggia. Lei ride a una sua battuta, lui indica un gatto, lei gli prende la mano. È un conoscersi di nuovo, un non voler lasciarsi andare. È il loro modo semplice di dirsi sono qui, ti voglio bene. Anche oggi, che fa un caldo da morire. 

E allora moriamo insieme.

Lorenzo Martinotti

A cura di Lorenzo Martinotti

Musicista - scrittore - studente di lettere. Il resto conta poco.

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