Cresciamo e sperimentiamo che si può tradire in modi molto diversi. Può essere un coito, una parola che doveva rimanere secreta. Pubblicare su di un social una canzone che solo tu e lei (una tua vecchia (?) fiamma) sapete il significato che ha. Anche questo è accoltellare nel silenzio il rapporto che si costruisce.
Possiamo distanziarcene quanto vogliamo, razionalizzare dando pesi diversi a tipi diversi di tradimenti, ma fa parte di noi. Un atto che ad alta voce giudichiamo come sbagliato, riprovevole. Ma, si sa, l’occasione fa l’uomo ladro. Quanti giudici delle lenzuola altrui poi finiscono a fare esattamente quanto fino al secondo prima giudicavano?
Tradire non è sbagliato. Tradire fa parte dell’umanità. Dell’essere vivi. Tradire non è neanche giusto. Di sicuro, però, non è sbagliato.
Pioggia in lontananza. Un cellulare che non squilla più da troppo tempo. Fogli sparsi sulla propria scrivania. Appunti, matite mezze masticate. Numeri che non quadrano, risultati che non cerchiano. Una notifica. Un punto interrogativo. Discorsi lasciati a metà da mesi, che vengono riaperti con un solo segno di punteggiatura. Un appuntamento. Due occhi che si scambiano troppe pagine di messaggi in un lasso di tempo troppo breve. Labbra che si toccano. Lacrime trattenute da lui. Le unghie di lei sulla schiena. Una foto girata, un anello tolto e una doccia. Due corpi che fino a qualche minuto prima erano uniti, ora tentano di lavare via le loro presunte colpe. Il cellulare di lei squilla da tutta la notte. L’altro ha passato la notte nel suo letto sveglio e sudando, sapendo benissimo cosa stava succedendo senza il coraggio di ammetterlo. L’altra invece era troppo occupata dai suoi problemi per poter pensare a quelli di lui. L’altro ha passato mesi a mettere la relazione in discussione. L’altra ha negato il proprio sostegno alla persona che aveva promesso di sostenere giorno per giorno, mese per mese, anno per anno.
I traditori non hanno fatto una cosa giusta.
I traditori, però, non hanno sbagliato.
Hanno scelto di vivere un sentimento da troppo sopito. Una emozione. Un ricordo che rimarrà per sempre nella loro memoria. Probabilmente il giorno dopo, tradendosi di nuovo a vicenda, torneranno dai rispettivi come se non fosse successo niente. Forse il senso di colpa li prenderà. Forse no.
Senza i pugnali di Bruto e Cassio Augusto non avrebbe potuto portare l’Impero all’età d’oro.
Un tradimento funziona in due direzioni: chi tradisce e chi viene tradito. Il secondo può reagire a questo atto che sente come sbagliato. Riprendendo le redini della situazione, modificandola a suo piacere. Perché dopo il tradimento, lui ha il potere. Lui ha il senso comune, il senso di colpa, la vergogna sociale dalla sua parte.
Tutti giudichiamo il tradimento sbagliato finchè non lo subiamo o lo facciamo. Solamente viverlo, in una delle due barricate, ti permette di capire la profondità del tuo essere umano e del fatto che, volente o nolente, cederai. E soprattutto ammetterai a te stesso che hai già tradito, solo che non gli hai voluto dare il peso che meritava.
Un tradimento però, in un certo senso, è un errore. Perché è, quasi sempre, il non avere coraggio di parlarsi in coppia. Una scopata di cui nessuno saprà mai, magari in un viaggio di lavoro. Quello non è un tradimento, ma un semplice concedersi qualcosa senza conseguenza. Occhio non vede, cuore non duole. Reputo quindici secondi di scambio di sguardi con una compagna di corso peggio di un tradimento del genere. Perché quello significa qualcosa, per davvero.
Il tradimento è una cosa repellente, fa venire i brividi, finchè non lo facciamo o lo subiamo. Dopo diviene parte della vita, come il resto. E come tale, ci regala una lezione. Il traditore impara che forse era il caso di affrontare il discorso che da mesi era l’elefante che nessuno dei due si ostinava a guardare. Il tradito che da una parte avrebbe dovuto scegliere meglio la persona in cui riporre la propria fiducia, dall’altra che no, non era l’unico a sentire che qualcosa non andava proprio più. E che quindi anche il tradito è colpevole per un buon 49% del dolore che subisce, in quanto avrebbe dovuto prendere prima la situazione in mano.
Non è per niente facile.
Non è per niente bello.
Ma è fottutamente umano. Fa parte di noi. E quindi bisogna prenderne atto e crescere come persone. Facendosi meno sensi di colpa ricordandosi di appartenere a quella razza che ogni giorno commette centinaia di migliaia di errori: la razza umana.