E avevamo gli occhi troppo belli per gli addii nei messaggi scritti in silenzio nelle nostre stanze.
Vorrei solo che ci potessimo rincontrare in ogni guerra della vita dove i nostri cuori si potranno sentire come deserti campi di battaglia e starcene in silenzio ad assaporare i combattimenti, giusto per piangere trincerati delle sconfitte o dei palmi di terra conquistati.
Vorrei sprecare per te tutti i bei pensieri che il momento non mi concede e sentirmi così male da farmi credere veramente dispiaciuto per aver ucciso il futuro di qualcosa che non era nel presente, ma il dispiacere manca, perché te lo ruba dagli occhi l’esperienza, perché l’abitudine crudele o l’anima martoriata annegano la disperazione e lasciano solo una sensazione di freddo e mal che vada una ferita già cicatrizzata.
Era una brutta mattina ed era un brutto giorno, nell’uggiosità di questo che sembra già morto risalgono solo i ricordi brevi, come breve è il tempo con cui ti avvicini e ti allontani.
A cosa credi?
A cosa pensi?
Pensi che i cuori spezzati meritino modesti scritti perché sono fogli di carta macchiati di belle parole, perché la letteratura nasce dal momento di incertezza e da quella sensazione che tutto non può tornare come prima, perché il prima è svanito e le cose non saranno come prima.
Ho scritto milioni di parole su pezzi di carta per credere che il dolore si possa esorcizzare nel silenzio della scrittura, ho fumato più del solito perché l’anima potesse avvelenarsi e anestetizzarsi e che potesse credere che è unica e autosufficiente quando non lo è, è sola e tutte le cose da sole sono inutili, come un volo senza uccelli.
Ho scritto perché non avevo il coraggio di guardare allo specchio la persona spregevole che sarei potuto essere o l’inguaribile romantico che forse poteva allungare di qualche ora una storia, già morta. Ho pensato di essere insensibile e mediocre, senza trattenere quel sentimento o senza scompormi nelle realtà frammentate. Ci sono riuscito. Ma guadagnando il posto in un modesto scritto per cuori spezzati, uno di quei tanti che andrà a sommarsi nelle infinite esperienze umane.
Forse l’ambizione è pietrificare il sentimento o credere che l’esperienza personale possa divenire un fatto oggettivo per tutti, forse era la conclusione profonda che nella solitudine partorisci i pensieri più belli e puri e sentirti per una volta simile agli altri, addolorato e ferito come qualsiasi altra persona.
Che il dolore, anche quando nascosto ed esorcizzato, ci accomuni tutti è una cosa che amo pensare, sorridendo tanto per… Sentirsi uguali, sentirsi fratelli, splendido.
Ma è così difficile volersi bene?