In questi anni sono nata più volte.
Almeno tre sagome hanno posto
l’una sull’altra a sommare i colori
che più non sono primari ma sfumano.
La prima la raccontano gli altri:
sbattevo la testa alle sbarre del letto.
Chi passava negli anni usciva dal vetro
a mischiare alle nuvole.
La seconda piangevo
senza ormai la forza bambina.
Anche allora ascoltavo Debussy
e il mio tetto aveva gli spigoli
nuovi della ragione.
Ho festeggiato di recente la mia terza nata.
L’ho registrata tardi all’anagrafe
e ho scoperto che nascere
può dire solo trovare.
Lascio pensare che sia importante
solo il totale ma, se si vuol proprio
contare, non si cada in errore:
la somma sottrae.
. . Non amo il chiasso
né il vuoto cerimonioso.
Chissà di preciso le volte
che ancora andrò a cogliere
foglie per terra,
ma è certo: le mie, le ho legate bene.
Poesia di Valentina Colonna tratta dalla raccolta La cadenza sospesa (Nino Aragno Editore, 2015)