È venerdì.
Thanks God it’s Friday dicono gli inglesi.
Esco dal lavoro. Prendo la valigia. Corro che il treno per casa parte e ho appena il tempo di fare il biglietto. PayPal non va. Come un razzo arrivo e il biglietto viene timbrato.
Mi siedo.
Finalmente posso togliermi la faccia. Andare e lasciare andare. Detesto questa cosa che riesco a scrivere solo quando ho forti emozioni. Vorrei essere più disciplinato.
Scrivendo queste parole mi sento ancora più in colpa. Inutile. Impotente. Non posso fare niente. Non posso che arrabbiarmi e alzare i pugni al cielo.
Lascio andare.
Piango.
Troppe cose.
Troppi dati da elaborare. Due giorni di respiro, io, fortunato che li ho, per riuscire a capire cosa sta succedendo. Cosa merita il mio tempo. Dove sto andando e con chi lo sto facendo.
Vorrei solo bruciare, urlare, ed incazzarmi. Sono solo così stanco che le uniche forze che ho mi scendono giù dalla faccia.
Vorrei che le notti non esistessero, vorrei non dover mai dormire per svegliarmi e ricordare. E ricordarmi.
Odio fallire e fallisco ogni giorno.
Odio il cambiamento. Stavo così bene.
Persone più intelligenti di me riescono a razionalizzare, a trovare la luce mentre piove e basta. Non c’è luna. In lontananza sento tuoni e lampi. Intorno a me solo il buio.
Sì. Stasera è venerdì sera. E ho due giorni per dare un senso a ciò che il senso non ha. Per togliermi questo freddo dentro. Ora però non ci riesco. Ed invidio chi trova le forze.
Forse domani mattina andrà meglio e riuscirò ad accettare che certe cose, semplicemente, sono così. Senza senso. E la nostra fortuna sta nel viverle insieme, uniti, forse come non lo si era mai stati prima.
Decio