È successa una cosa, l’altra sera, durante la cena di Halloween. È successo che abbiamo cantato tutti con la chitarra, anche se per poco, attorno al tavolo, dopo aver mangiato alla grande. Avevamo deciso di fare un gioco, uno di quei classici giochi per bere: ognuno di noi doveva inventare una strofa in rima sul momento, e alternandola al ritornello, doveva cantarla, improvvisando su una base di due accordi che avevo messo giù a caso. Una cosa da nulla, vero. Ma di quel momento mi è rimasto impresso un frammento ben preciso: io, che mentre suono, chiudo gli occhi per un brevissimo istante, e sorrido. E che quando li riapro, vedo i miei amici cantare, i piatti sporchi di tortino al cioccolato, la musica che ci unisce tutti.
È stato come prendere fiato da una vita intera di stanchezze; come una folata d’aria fresca per chi nel mondo, un po’, ci sta di sghembo.
Lorenzo Martinotti