La bocca impastata, un sibilo acuto che passa da orecchio a orecchio e, come capocchia di spillo, attraversa il cranio, lo pungola. Provi ad aprire gli occhi, ma tutto quello che non è buio assoluto ferisce la vista e inacutisce il fischio, sempre più penetrante. La gola brucia ed è secca, arida come deserto, e tutto quello a cui riesci a pensare non è altro che acqua, acqua, solo acqua, non importa se calda, fredda, tiepida, stantia perché ferma sul comodino da giorni interi; la sensazione del liquido trasparente che bagna le labbra asciutte e scende giù in gola è l’unica cosa che si fa largo nella foschia della mente. Allora ti alzi, il contatto con il pavimento freddo della stanza per un attimo permette alla nebbia di diradarsi, ma è solo peggio, ora riesci a sentire distintamente il peso della testa sul collo e ti chiedi come diamine faccia a reggerla – non lo fa ovviamente, solo non ti rendi conto che ricade leggermente verso sinistra, reclinata in avanti – le gambe, invece, non le senti proprio, se non fosse per il freddo sulla pianta del piede, potresti non averle neanche più. Un fantasma che galleggia, fluttua verso il bagno, ecco cosa sei. Sì, il bagno; la cucina è fuori discussione, anche solo l’idea di affrontare le scale, tutti quei gradini uno dietro l’altro, prima giù, poi su, non ti sfiora neppure per un istante. Per fortuna, aggiungerei.
Arrivi al lavandino e con le mani a coppa – una conca così perfetta, senza neppure una minima fessura a far trapelare una goccia, che persino il questuante vi si commuoverebbe a vederla, chissà, lasciandoci persino una moneta – bevi avidamente a mani piene lunghe sorsate d’acqua fresca. Una, due, tre, quattro volte, fino a che l’arsura è completamente dimenticata. Eppure – perché sì, c’è un eppure – quella sensazione che fino a pochi istanti prima era così perfetta, ecco che, puff, scompare e si tramuta: la patina densa, che dapprima sembrava sconfitta, ricompare con rinnovata aggressività in ogni anfratto della bocca e l’umida frescura di un bosco primaverile, lascia spazio all’opprimente afa d’una grotta sotterranea. Ѐ solo l’inizio, la fase iniziale di un tormento ben maggiore, perché presto t’accorgi della nausea crescente, come se tutta quell’acqua avesse creato un mare in tempesta nel tuo ventre e tu, non sai bene come, sei lì in balia delle onde che s’accavallano l’una sull’altra, si affogano a vicenda con estrema violenza. Se ti muovi, ti par quasi di sentirlo, il rimestio di tutta quell’acqua nello stomaco. Un movimento di hula hoop e ploc ploc.
Questa, signori miei, è la sete da sbronza e tutti quanti l’abbiamo provata almeno una volta nella vita e vale anche per te, dico proprio a te che in questo momento gongoli dall’altra parte ridendo della nostra mia patologica tendenza all’alcolismo. “E com’è possibile?”, vi chiederete Dopotutto, per essere sete da sbronza, insomma la sbronza ci dev’essere; beh, succede invece e anche più spesso di quanti di noi siano portati ad ammettere! Pensateci bene e lasciate per un attimo da parte le vostre perplessità, potrete accusarmi d’essere ubriaca in un secondo momento (e vi prometto che non mi difenderò in alcun modo, perché probabilmente è vero). Per farvi capire dove sta il trucco basta poco e, non valendomi io del titolo di mago – anche se un po’ a Maga Magò mi sento vicina e aspetto ancora la mia lettera da Hogwarts – ve lo svelo senza troppi problemi: prendete da una parte l’alcool, la causa tipica della sete da sbronza, ora, invece, fate un passo indietro e accanto alla bella bottiglia, reale o fittizia, metteteci quella brutta cosa che sono le interazioni umane, esatto, le relazioni. Quelle cose lì. Forse sono stata anche troppo vaga, facciamo che da una parte c’è del vino e dall’altra ci sta il rapporto con l’altro sesso. Sì, l’ho detto. Sto parlando proprio di quello. Cominciate a capire adesso? Ѐ un accostamento così semplice, intuitivo, quasi banale – tant’è che un noto scrittore ci ha praticamente fatto girare tutta la sua vita! Provate adesso a dirmi che non l’avete mai provata la sete da sbronza! Se continuate a negare è perché, probabilmente, non vi siete neppure accorti che lo fosse, ma son qui per questo, tranquilli. Diciamo, che ne so, che siete presi benissimo per qualcuno, ma questo qualcuno non ricambia oppure ricambia e tutto va a rotoli, vi si è appena creata tra le mani la perfetta situazione per una sete da sbronza. Una situazione piuttosto comune, quindi capirete che la sete da sbronza può davvero capitare a chiunque, in qualsiasi momento.
Non è finita qui però, o no, perché se fate parte di quella tipologia di personcine che (come me) hanno una pessima tendenza al masochismo o, magari più semplicemente, siete presi bene e non ci potete fare niente, vi capiterà di mantenere i rapporti con questo qualcuno – se siete come me in modo consapevole e assolutamente autodistruttivo, altrimenti anche nolenti – e inevitabilmente entrare nella fase “sete da sbronza”: all’inizio vederli sarà come bere qualche bicchiere di vino, senza esagerare, una chiacchiera qui, una là, due risate in compagnia. Nulla di così terribile, giusto? Sbagliato. Ѐ qui che ci si frega e si diventa sbronzi! Pensi di poter reggere un altro bicchiere di vino e un altro ancora, in una sequenza sempre crescente di bottiglie che si svuotano,litri ingollati e la testa leggera, solo sulla base di qualche bicchiere iniziale che hai retto senza problemi; è così che ti ritrovi disteso nel letto con una voglia matta di dormire, di smetterla di sentire il mondo che gira ad una velocità vorticosa, ma non ci riesci perché l’alcool (ovvero quel qualcuno) è in circolo ovunque e si dirama in ogni direzione come dei ballerini di samba durante il carnevale di Rio de Janeiro, in modo chiassoso e ostentato. Ti fa sentire che è lì e non ti lascerà dormire in alcun modo, al massimo stramazzerai per sfinimento, ma non vi preoccupate, ci sono i sogni!
Ecco la parte clou, la parte del risveglio dove cerchi disperatamente una liberazione da tutto quello che la sbronza della notte (o pomeriggio, chi sono io per giudicare?) precedente ha lasciato, qualcosa che lavi via il malessere. Torniamo da dove siamo partiti, dall’acqua, che speriamo ci permetta di prendere fiato e invece ci fa affogare. Così come la relazione è malsana, anche la non-relazione forzata, il cercare di dimenticare spasmodico lo è. Anzi, non fa che aumentare il desiderio per un altro bicchierino.
Insomma, queste cose non sono mai facili, ma il consiglio che vi posso dare è questo: un po’ di vino ogni tanto non fa male, anzi, direi che non c’è modo migliore di passare la serata, ma non esagerate.
(STO SCHERZANDO, UBRIACATEVI TUTTI)