FUORISEDE #2 - L'ORRIDO QUADRO - TheCio

FUORISEDE #2 – L’ORRIDO QUADRO

Fuorisede è nata per alleggerirmi il cervello, per immaginare cose che sono quasi accadute e per dire un sacco di stronzate.
Se volete anche voi fare queste tre cose, siete nel posto giusto.


L’orrido quadro.

La convivenza universitaria è stancante e soddisfacente allo stesso tempo. Tra i vantaggi, ci sono le spese condivise, le serate improvvisate (solitamente alimentate da vino rosso scadente e fumaccio marocchino) e le reciproche birre consolatorie. Inoltre, ti priva di una certa misura di spazio personale ma ti obbliga alla flessibilità mentale necessaria per affrontare spinose questioni senza arrivare alle mani; perchè in fondo, se con quella persona ci condividi casa, è meglio evitare che ci siano rancori di fondo.

Una delle questioni qui sopra citate è sicuramente la pulizia. E proprio per questa ora Marco mi sta urlando contro.
-Ma che cazzo, ma ti sembra possibile? Ho dovuto iniziare a nutrire la bestia della polvere che vive sotto alla poltrona, nella speranza che non ci attacchi.
-Ho capito ma non toccava a ME pulire la cucina. Era il turno di Yu. Vai a rompere le palle a lui- gli rispondo io senza alzare lo sguardo dal libro che stringo in mano.
-Come? Sei tu quello che parla Cinese, diglielo tu!- mi dice dopo un paio di secondi, il tempo giusto per ponderare la possibilità di dover perdere la successiva mezzora a cercare di farsi capire da Yu mentre gli ricorda i suoi doveri di coinquilino.
Alzo gli occhi su di lui e li tengo fissi, stando ben attento a non muovere neanche un muscolo. “Immobile” continuo a ripetermi in testa “come una roccia. No, non ti prude il gomito. Non grattarti. Fermo“. Funziona: dopo un attimo di esitazione, Marco lascia la stanza. E io finalmente mi gratto il gomito. Torno al mio libro e mi dimentico della questione. Dopo pochi minuti appoggio la canna che ho in mano e mi addormento.

SBAM!
Un botto mi sveglia. Riesco ancora a sentire la vibrazione scuotere leggermente la poltrona. Fuori la poca luce annuncia l’arrivo della sera. Svogliatamente mi alzo e vado in corridoio. Per terra riposano i resti di una cornice distrutta e una tela sventrata. Prima che io possa dire qualcosa Marco comincia a mitragliare parole senza prendere fiato.
-Non volevo romperlo ma solamente spostarlo e metterlo nell’armadio, “Visto che devo pulire” ho pensato “almeno mi prendo la libertà di togliere sto quadro di merda” cioè davvero non volevo fare nessun danno io-
Non riesco a collegare bene la parte riguardante le pulizie di casa con le sue personali idee di arredamento. Malgrado ciò non vedo motivo di preoccupazione, tantopiù che onestamente quel quadro era orribile: una macchia blu stava in centro ad uno sfondo rosso scuro, i colori erano sbiaditi e come attraversati da una nebbia preserale. Il tutto risultava confuso e sgradevole.

Yu si affaccia da camera sua sul corridoio. Osserva attentamente la scena; riesco a percepire la sua soddisfazione quando vede l’orribile quadro distrutto a terra. Contiene a stento un sorriso ma non rientra in camera sua.
-Vabbè Marco, è tutto ok, sto quadro faceva pure caca- faccio per dire, ma prima che riesca a finire la frase mi ficca tra le mani la tela senza dire una parola.
Mi sembra tutto in ordine, il solito orribile quadro. Poi lo giro e noto delle parole scritte sul retro.

“Il nostro amore, la rosa blu confusa
tra il rosso clangore del mondo.
Ad Ermileo.
Eternamente tua,
Cristicchina”

Il silenzio ora regna sovrano.
Ermileo Ventoni, il nostro anzianissimo proprietario di casa, metà essere umano e metà sequoia. Sparisce per mesi senza lasciare tracce o recapiti, tanto da aver generato una serie di teorie riguardanti queste misteriose assenze. Marco sostiene che vada a farsi ripristinare l’energia vitale in strani rituali sciamanici. Yu sostiene la sua appartenenza a clan criminali; ha addirittura cominciato ad appendere al muro foto, testimonianze scritte e ritagli di giornale, tutto per provare la natura criminosa del nostro proprietario di casa. Io mi limito a proporre l’eventualità di una sua naturale dipartita ogni volta che diventa irrintracciabile.

-Cosa è clangore? E cosa è Cristicchina?- chiede timidamente Yu, che intanto si è avvicinato alle mie spalle e da lì legge le parole d’amore sul retro del dipinto.
PUTTANA – Sbotta Marco -Come cazzo facciamo adesso? Il sig. Ventoni si infurierà e ci farà pagare tutto- dove “tutto” sono il sifone del lavandino rotto due mesi fa, l’anta dell’armadio distrutta misteriosamente una delle passate notti e il tappeto bucherellato dalle cicche cadute.
-Aaaah, Cristicchina è puttana!- ci sorride Yu, genuinamente felice di aver imparato una parola nuova.

-Secondo me non farà tante storie…- butto lì durante una improvvisata riunione di casa.
Marco sta percorrendo freneticamente la lunghezza della stanza, avanti e indietro -STAI SCHERZANDO? Quello sarà attaccato alla memoria della moglie come un… un… un… un…- Mentre aspetto che si riprenda dal loop, butto uno sguardo fuori: è buio.
-…un alcolizzato al bancone! Ricorda: una sequoia non dimentica mai- aggiunge infine.
-Ma cosa dici, quelli sono gli elefanti- ribatto.
-Secondo me- si ficca in mezzo Yu, prima che Marco possa rispondermi -noi avere disturbato anima di puttana morta.
Io e Marco ci guardiamo. Se fosse veramente così? Se davvero avessimo, con quell’increscioso atto di scortesia per un sentimento passato ma eterno, suscitato le ire del fantasma (se così si può chiamare) della povera Cristicchina? Con che coraggio possiamo noi demolire un segno di amore?

All’improvviso le luci si spengono in tutta la casa.
-Ma che cazzo?- faccio mentre mi avvicino alla finestra. Gli appartamenti vicini sono tutti illuminati, la corrente sembra mancare solo da noi. Proprio mentre osservo i piccoli rettangoli gialli incollati sul muro dall’altra parte del cortile, la tapparella cade senza nessun preavviso con una velocità ed un boato tale da spaventarmi e farmi cadere rovinosamente sulle natiche. Yu ridacchia. Sento il respiro di Marco farsi più pesante e rapido. Mi sembra di sentire il rumore dei suoi legamenti e muscoli che si tendono. Sgneeeeeeeeeeeek.

Sembra che le finestre e le tapparelle siano tutte chiuse e sigillate ermeticamente con del silicone. Neanche la porta si apre più. Ogni tanto qualche lampadina della casa si accende e spegne a ritmo. Marco prende carta e penna e si mette ad annotare qualcosa.
-Puttana disegna male. Molto, molto male– dice Yu a bassa voce tenendo il quadro tra le mani, inclinato verso una candela, l’unica fonte di luce rimasta in casa.

– Emme O Erre I Erre E Ti E- dice Marco alzando gli occhi dal foglio e spalancandoli su di me. Sembra invasato.

-la lampadina, la luce. È codice morse. Dice “Morirete”.
Vedo il suo viso oscurarsi mentre, come in trance, allunga la mano verso un coltello. Un alito soffia via la fiamma dalla cima della candela e cala il buio.
Yu, dall’altra stanza, lancia un urlo, uno di quelli con un’ interruzione troppo brusca per essere naturale.

Emanuele Ferraris

A cura di Emanuele Ferraris

Mi piacciono la musica, le droghe leggere ed evitare le mie responsabilità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.