Eccoci di nuovo qui, amico mio! Non avevo dubbi che avessi lasciato il portafogli a casa, ma non preoccuparti, ho giusto recuperato un euro dal carrello per offrirti anche questo caffè.
Questa è una di quelle storie di vita vissuta che mi piace proporre perché in qualche modo riassume il momento storico in cui ci troviamo.
Stiamo vivendo l’evoluzione tecnologica più veloce che l’uomo abbia visto nella storia, almeno per quanto me sappiamo.
Molte delle tecnologie esistenti probabilmente non ce le immaginiamo neanche perché ancora rinchiuse in qualche laboratorio di ricerca.
Il problema di tutta questa velocità, è la difficoltà di comprendere quel che abbiamo tra le mani.
Un cellulare di ultima generazione dopo appena un anno è “vecchio” e “obsoleto”, e non c’è neanche stato il tempo di capire come sfruttarlo al meglio, come utilizzarlo nel modo giusto.
Parlando di tecnologie che non diremmo ma hanno quasi 10 anni, WhatsApp è attualmente uno dei sistemi di messaggistica istantanea più utilizzati nel mondo, con oltre 1 miliardo di utenti.
Tra gli svariati vantaggi, l’applicazione ha introdotto e ottimizzato la soluzione a chat per i messaggi, già presente negli smartphone.
Partiamo da qui, e iniziamo con il racconto.
È capitato pochi giorni fa.
Durante una conversazione poco seria con un’amica, viene introdotto un argomento serio, a cui ho dato opinioni e impressioni.
Quando questo accade, generalmente mi figuro in testa un discorso che abbia senso dall’inizio alla fine, in modo tale da evitare ripetizioni, fraintendimenti ed incoerenze.
Quindi, avendola ben chiara in testa, metto giù la mia idea nel modo più chiaro e conciso possibile.
Man mano che la conversazione va avanti e si evolve, con opinioni su opinioni, messaggi chilometrici e qualche caffè nel mezzo, mi accorgo che in svariati punti sto ripetendo quanto scritto in precedenza, più e più volte.
Mi trovo anche a dover scrivere “ma scusa, l’ho scritto prima!”, a dubitare della memoria a breve termine della mia interlocutrice e a credere di essere entrato in un loop temporale in cui rispondo sempre allo stesso messaggio infinite volte.
Dopo una faticosa camminata attraverso i meandri del mio discorso, riprendendo più volte concetti già espressi, trasformando un parlare normalmente in una mezza litigata, arriviamo quasi pacificamente alla fine del discorso.
Più tardi, rileggendo la conversazione, mi accorgo che le ripetizioni avvengono in modo quasi regolare dopo un tot di messaggi.
Capisco quindi che problema è WhatsApp.
Il magico strumento che tanto mi fa comodo porta con sè una maledizione.
A causa della velocità alla quale le informazioni vengono trasmesse da un cervello a un altro, la memoria dedicata loro si limita a ciò che rimane all’interno della schermata, o poco più su. Man mano che i concetti ne escono escono vengono polverizzati per far spazio a quelli nuovi.
Il rischio di lasciarsi indietro le frasi è di cambiare il senso di tutto un discorso, e quindi della conversazione stessa..
Per concludere, che altrimenti poi ti annoio: abbiamo tra le mani una tecnologia che ci permette di trasmettere informazioni più velocemente, e involontariamente cerchiamo di adattare il nostro cervello a questa velocità, quando in realtà dovrebbe essere il contrario. In certi casi dovremmo modificare il modo di utilizzare questa tecnologia, sfruttandola nel modo che più si adatta alla nostra personale mente.
Per questo motivo, questa stanza è uno dei modi che preferisco per esprimere quello che ho in testa. Tanto spazio, tanto tempo e tanta calma, sia tuo, sia mio.
E un caffè preso con calma. anche una volta l’anno, ha sempre un sapore migliore!
Non preoccuparti, nel caso te ne fossi dimenticato, pago io. Alla prossima!