Il collo di Alpha si piegò un’altra volta sotto al peso della pioggia.
Quant’era che non pioveva? Ore, giorni, mesi, anni, secoli che non percepiva più quel semplice suono. Risentirlo, dopo una tale assenza, sembrò stancarlo più di quanto già non fosse. Abbassò lo sguardo e si accorse che stava torturando con le mani un filo d’erba. Lasciava sulle sue dita una patina verdastra; unì pollice e medio in un legame appiccicaticcio, strofinò i due polpastrelli e la patina sembrò raggrumarsi in piccole sfere verdi.
Trovò la sensazione sgradevole e la visione noiosa così lasciò cadere il filo e concentrò la sua attenzione su di un ramoscello. Lo raccolse e si mise a spezzettarlo in tanti pezzi via via sempre più piccoli, per poi estrarne con l’unghia ormai sporca il giovane e morbido legno.
“Tanto non cadi mai di fronte a me, lo so” disse alzando momentaneamente lo sguardo per poi tornare rapidamente al suo passatempo.
Lei lo guardò come fa una bambina ingenua di fronte alla novità. Una goccia le scese lentamente tutta la guancia e arrivò alle labbra lasciando una leggerissima scia dietro di sé. Non si era mai reso conto di quanto potesse essere meravigliosa la bianca carne esposta alla pioggia. Il sole faceva splendere le tracce umide sulla sua carne, il verde e il rosa del parco erano la perfetta cornice.
“Lo sai, basterebbe una parola. Lo sforzo di un sospiro, un fiato, un sussurro. Magari nemmeno una parola, ma qualcosa. Un punto o una virgola; una frase vuota anche”.
Stavolta la risatina si spense in un sorriso dolce e i suoi occhi cambiarono espressione. Tutto il viso mutò, anche i capelli riuscirono ad apparir più morbidi, scuriti dall’acqua. Indossava un vestito primaverile, color crema, uno di quelli che appena li vedi pensi all’ombra di un pesco in un giorno di maggio. Talmente leggero e sottile da sembrare restio ad adagiarsi sul corpo. Lei strinse in quel momento gli alluci smaltati di rosso dei piedi incrociati in un movimento così naturale e caldo da sapere di ingenuità. Il sole però le incorniciava ancora il viso, totalmente governato da quel sorriso compassionevole e a tratti divertito mentre Alpha si stupiva della neve che ora rimpiazzava la leggera pioggia. Si sentiva confuso. Lei, invece, sembrava a suo agio.
Alpha aprì ancora una volta la bocca alzando in pugno il bastoncino, oramai ridotto alle dimensioni di un insetto, per poi richiuderla, scuotere la testa e dedicarsi alla ricerca di un altro legno da torturare.