Il Mostro. - TheCio

Il Mostro.

Hulk

 

[Da ascoltare con questa Playlist]

Dorme sotto il letto. Nell’acceleratore della macchina. In fondo a quel bicchiere che, giuri, essere l’ultimo della serata.

Lo senti scricchiolare nel sottofondo della tua mente. Ogni tanto bussa, altre volte sbatte le sue mani immonde sulle pareti del tuo inconscio. Urla i tuoi dubbi, le tue insicurezze. Non se ne va. Rimane lì. Nascosto, piccolo. Pronto a ingigantirsi di nuovo e ad inseguirti in quel labirinto. Gronda di un liquido nero che infetta.

Gioisce quando ti fai calpestare. Quando ti scrivi welcome sulla fronte. Non aspetta altro che il momento che il tuo vaso sia colmo per uscire. In quell’attimo preciso gli lasci il controllo. Ti limiti ad osservare quello che accade. Alcool, messaggi che sai che ti faranno male, confessioni che magari ti libereranno di un peso ma lo addosseranno a qualcun altro. Continui con il pilota automatico. Lo lasci fare. E scavi, scavi. Pensando di poter arrivare ad una forma di luce. Non vuoi dirti la verità: non troverai alcuna luce continuando a distruggerti le mani. Renderai solo più difficile l’uscire da quel buco che ti stai scavando da solo.

Vedi una mano. Non hai l’umiltà di prenderla. Se sei fortunato ti strattoneranno e ti costringeranno a risalire su quelle pareti umide. Ti dimenerai. Il mostro continuerà a chiamarti. Lo ascolterai e rifiuterai quelle mani perchè “non ti capiscono”. Alcune volte da soli non ci si può salvare. Può bastare una mano, può volerci un aiuto esterno. Talvolta, uno specchio.

Convinto di trovarci davanti una creatura dai contorni confusi, con occhi da rettile e denti da squalo. Dita artigliate. Zampe. No. Sei tu. Magari una versione più stanca, con occhi rossi per il pianto, fuori forma, spalle curve per il peso che ci si ostina a portare. E allora capisci.

Non esiste nessun mostro.

Sei tu il mostro.

Non siamo solo composti dalle nostre migliori qualità. Odio, invidia, rabbia, gelosia, arroganza. Fanno parte di noi tanto quanto il resto. Ed è giusto ogni tanto dar loro il giusto sfogo. Perchè se gli diamo quello immediato, quello che ci fa diventare spettatori, saremo poi presi dai sensi di colpa. Incapaci di riprendere il controllo. Se invece si guarda il mostro negli occhi e si ha il coraggio di dirgli che nel grande ordine delle cose c’è anche posto per lui, allora lì si vince. Si scende a patti con la propria parte peggiore. Ci si allea. Insieme si fanno cose che sono esponenzialmente più grandi di quelle che potremmo fare nel conflitto con noi stessi. Lo guardi e ti sorride. Si sente riaccolto. Dopo che ne riconosci l’esistenza, allora solo lì potrai usarne le energie. Fin quando lo ignorerai continuerà a richiamarti. Quando lo ingloberai nella tua persona a pieno titolo, solo allora, avrai la possibilità di sfruttare tutto ciò che sei. Non prima. Allora apprezzerai le tue qualità peggiori. E imparerai che meritano di essere usate una quantità di volte che, forse, si contano al massimo sulle dita di due mani.

Perchè distruggere qualcuno quando già lo sta facendo da solo? Dove è il senso di  annullare noi stessi quando siamo l’unica vita che ci troveremo a vivere? Per quale ragione invidiare al prossimo qualcosa che potremmo avere o che, ancora meglio, non potremo mai avere?

Ogni tanto ci riproverà a prendere il controllo. Dovremo allora ricordargli il suo posto. Le zone in cui gli è permesso agire. Non faremo solo del bene, dispenseremo anche dolore al prossimo. Volenti o nolenti. Ma ogni tanto anche questo trova una sua ragione. Sta a noi allora perdonarci e sperare di non doverlo più fare. Gli altri non ci daranno il loro perdono, convinti di essere sempre e solo nel giusto. Ma quello che conta, davvero, è essere a posto con noi stessi.

O no?

 

 

A cura di decio

Ho studiato economia, alla ricerca della strada della mia vita. Nel frattempo scrivo, leggo, ascolto musica e gioco ai videogiochi.

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