C’erano una volta tanti piccoli Marvel fan. Essi erano carini e pelosi, morbidi al tatto, con degli occhi azzurri grandi così. La loro principale attività era godersi i simpatici film della Casa delle Idee, comprare lo scudino di Captain America al supermarket e scrivere su ogni social quanto grande fosse il loro “hype” per questo o per quel cinefumetto. Se la Marvel fosse una persona, sarebbe una di quelle vecchine gentili, tutta carezze e crostate ai mirtilli. E i piccoli Marvel fan amavano le torte ai mirtilli, e pure le carezze. Così si precipitavano di gran carriera ogni volta che la vecchia signora Marvel li chiamava, perché erano sicuri che avrebbero rimediato una grattata sulla pancia e un sacco di squisitezze.
Un giorno, però, quei teneri cuccioletti commisero l’errore di avventurarsi oltre lo steccato della fattoria dove viveva la signora Marvel, finendo in un bosco scuro e freddo, pieno di alberi secchi e corvi gracchianti. In breve i piccoli si persero e non trovarono più la strada del ritorno. Faceva tanto freddo e la notte stava per calare, quando una figura apparve in lontananza. Era un uomo, alto e magro, il cui volto era oscurato dal cappuccio di una mantella nera come la notte che stava per sopraggiungere. Una voce profonda si rivolse a loro: “Venite, piccoli miei. Venite con zio DC”, disse il losco figuro, indicando con un gesto un punto dietro di sé. I cuccioli tremanti guardarono da quella parte, scorgendo a fatica una casa di pietra in mezzo al fogliame. Un camino tutto storto lasciava sfuggire verso l’alto un filo di fumo, cosa che fece loro sperare in un bel fuoco caldo. Così, timorosi e reverenti, i nostri Marvel fan si avviarono appresso a quel tale.
Giunsero dopo poco alla casetta, che ora appariva per quello che era: una catapecchia di pietre accatastate, con due o tre finestre strette e anguste, ma coperte da alcuni assi di legno. Una porta diroccata dava su un interno che, una volta che furono entrati, istillò in loro ancora più paura di quanta già ne avessero. Il presunto zio richiuse seccamente la porta dietro di loro, facendoli sobbalzare. Il fuoco che speravano di trovare era in realtà un cumulo di braci mezze spente in un caminetto di mattoni, il cui calore non bastava a spezzare il freddo della sera. L’ambiente era scarno e polveroso: solo un tavolo e poche sedie piene di ragnatele.
“Venite, piccolini”, fece loro zio DC, invitandoli a sedersi davanti al fuoco. I cuccioli eseguirono con cautela, accomodandosi dinnanzi alla brace e tentando di scorgere qualcosa in mezzo ai tizzoni. D’improvviso, zio DC lanciò nel camino una polvere sconosciuta, la quale fece sorgere d’improvviso un fuoco gigantesco. Le lingue lambivano l’aria con violenza, quasi cercando di afferrare i musetti dei poveri cuccioli, i quali si ritrassero guaendo. Il cappuccio dell’uomo cadde all’indietro, rivelando un teschio spaventoso, le cui cavità emanavano una sinistra luce viola. I Marvel fan gridarono, tentando di fuggire, ma il mostro si paró tra loro e la porta: “Guardate, cucciolotti miei! Guardate!”, urlò puntando il dito contro il fuoco. I poveretti si voltarono e dal fuoco cominciarono ad uscire immagini tremende, violente, oscure. Man mano che la visione andava avanti, i piccoli provavano sempre più sofferenza, non riuscendo più a muoversi né a distogliere lo sguardo. “Sì! Guardate!”, urlò ancora zio DC. “Nessuna azione per ore! Flashback senza spiegazioni!”. Lacrime solcavano il pelo bruciacchiato dalle fiamme. DC lanciò altre polveri nel fuoco, aizzando le fiamme e gridando: “E per finire: nessuna scena post-crediti!”, accompagnando questa formula con una risata. I Marvel fan stavano per cedere, quando i muri della casa caddero, rivelando la luce del giorno e ricacciando il fuoco nell’oblio. Zio DC si coprì gli occhi con le mani scheletriche, urlando ingiurie contro la luce. Appena oltre a quel che rimaneva del fuoco, stava la vecchia signora Marvel con le braccia incrociate e il volto severo. I cuccioli si precipitarono verso di lei, saltellando per la gioia e nascondendosi dietro la sua gonna.
“Tu! Come hai fatto?”, berció DC furioso.
“Guarda alle tue spalle”, rispose la signora Marvel. Egli allora si girò, accorgendosi solo allora di chi gli stava dietro: un vecchio stregone, con tanto di bastone e cappello a punta, vestito di una tonaca grigia.
“No… no! Tu… non puoi… “, balbettó il teschio. Lo stregone sorrise dietro alla folta barba bianca: “Il tuo regno di terrore è finito, DC!”, disse poi, stringendo le mani attorno alla verga.
“Non mi prenderai mai!”, urlò DC, prima di tentare la fuga. Il vecchio allora gli puntò il bastone contro e gridò: “Non puoi sfuggire alla critica!”, lanciando poi un incantesimo che disintegró lo scheletro e il suo pastrano.
Così i piccoli Marvel fan furono salvi, grazie a Mastro Critica e e alla vecchia signora Marvel. Trotterellando di fianco a quest’ultima, chiesero in coro se ci sarebbe stata una crostata ad attenderli. La signora guardò l’anziano eroe e sorrise: “Ma certo, miei cari: avrete tutte le crostate che volete!”. Il gruppetto allora rise e si diresse verso l’alba, dove ad attenderli c’erano crostate ai mirtilli, scudi di Captain America e tante coccole.