La mattina dopo - TheCio

La mattina dopo

#2 di Fiaba Moderna

La mattina dopo, quando Matteo fece una stima dei superstiti e non vide né Luca né la ballerina, non ci mise granché a fare due più due. Lavorava in un centro sportivo da troppo tempo per non riconoscere al volo quel genere di situazione. Ne sapeva abbastanza di corna da poter dire che Luca non era il tipo da reggere. Si sarebbe svegliato, avrebbe realizzato che cazzo aveva combinato e avrebbe confessato tutto a Vanessa. E Vanessa non era tipo da perdonare. Doveva assolutamente impedirglielo. Doveva chiamarlo. “Vodafone. Risponde la segreteria telefonica del numero … ” Poco male. Se non poteva raggiungerlo lui, non poteva farlo nemmeno Vanessa.
Matteo non poté evitare di sentirsi colpevole per quanto fosse accaduto. Non che gli avesse preparato il letto e spiumacciato i cuscini, ma c’erano dei segnali a cui non aveva dato la giusta importanza. Innanzi tutto, aveva commesso l’errore grossolano di sottovalutare il potere dell’astinenza. Sapeva che Luca e Vanessa non schiacciavano da un mese, ma Luca le era sempre stato così assurdamente fedele che ormai riteneva surreale che potesse entrargli in tiro per un’altra. Un altro errore madornale era stato pensare che, anche se continuava a fissare quella tizia dal nome russo … qualcosa tipo Tania, Sonia, Monia … Nadia! Ecco, aveva pensato subito che quella Nadia non era il suo tipo. Che coglione era stato. Nemmeno Vera, con quella pancetta e quelle gambe cellulitiche, lo era, eppure era dai tempi delle superiori che, almeno tre o quattro volte all’anno, si facevano delle scopate eccezionali. Ma l’errore peggiore di tutti, quello per cui si sarebbe preso a sberle da solo, era stato pensare che Nadia, se anche Luca, contro ogni previsione, avesse finito con il provarci, gli avrebbe detto di no.
Matteo conosceva il suo migliore amico, ma ancora meglio conosceva le donne. Matteo, nella vita, non sapeva fare un cazzo, tranne il personal trainer. Ed era dannatamente bravo nel suo lavoro. Passava la giornata a compilare schede fitness per donne insoddisfatte e sapeva benissimo che niente le spinge a rispettare l’allenamento quanto la cieca adulazione di un essere di sesso opposto. L’amor proprio, la compagnia, una salute migliore sono solo alcune delle tante scuse con cui le donne chiedevano il suo aiuto. Tutte balle. Per la salute bastano trenta minuti di camminata al giorno, le amiche si possono vedere al bar e, se una donna vuole veramente bene a se stessa, certamente non si ammazza con quattro serie da trenta di squat. Se una donna si iscrive in palestra, lo fa perché vuole piacere agli uomini. Nulla le spinge a continuare quanto gli sguardi adoranti dei maschi. Lo sguardo di Luca per Nadia era quello di un quattordicenne che vede il suo primo paio di tette.
Chissà poi che cosa ci trovava. Quando Vera gli aveva detto che portava un’amica ballerina, conoscendo il suo tipo di frequentazioni, aveva subito pensato al genere che lavora nei locali per adulti. Quando si era ritrovato davanti quel manichino, tutta nervi e muscoli, non poteva credere ai suoi occhi. Bel fisico, per carità. Forse un po’ troppo magra, per soddisfare come si deve le esigenze sessuali del maschio medio, ma sicuramente perfetta per una passerella di Armani. Quello che l’aveva allucinato era stato ciò che era venuto dopo.
Le aveva chiesto che cosa volesse da bere e lei aveva chiesto una coca cola. Le aveva fatto notare che chiedere qualcosa che non contenesse alcol, ad una sua festa, era illegale. Lei gli aveva chiesto quale legge stesse violando. La sua faccia era serissima e il suo tono non aveva nulla della presa in giro. Vera le aveva spiegato che non stavano violando nessuna legge, che Matteo stava scherzando e voleva dire che c’erano così tanti alcolici che era un peccato non berne neanche uno. Nadia sembrava ancora confusa, ma aveva risposto che andava bene e che voleva rhum e coca. Lui stava per versare il rhum nel bicchiere, quando lei gli aveva chiesto, con lo stesso tono serio di prima, se sapeva come si preparasse. Matteo, che stava cominciando a perdere la pazienza, le aveva risposto che, ovviamente, lo sapeva, lo aveva fatto almeno un centinaio di volte. Nadia allora gli aveva risposto che aveva sempre sbagliato, perché come faceva a sapere che le proporzioni erano giuste se non le misurava con la caraffa graduata? Lo sguardo di Vera diceva: “Porta pazienza” ed era stato solo grazie a lei che aveva ricacciato indietro un insulto e le aveva risposto che l’aveva sempre fatto ad occhio e nessuno si era mai lamentato. L’avrebbe fatto anche quella volta, se a quella pazza non si fossero riempiti gli occhi di lacrime.
Dai, Teo, non fare lo stronzo e usa la cazzo di caraffa con le tacche – aveva detto Vera.
Pazzesco. Aveva visto piangere ragazze perché scaricate, rifiutate, persino perché avevano preso qualche chilo, ma mai per un drink. Un drink preparato da lui, poi. Aveva tirato fuori la caraffa, le aveva fatto vedere che metteva esattamente un terzo di rhum e due terzi di coca cola, li aveva mischiati e glieli aveva versati nel bicchiere. Le aveva chiesto di che colore volesse la cannuccia, non voleva che riaprisse le dighe per una scelta cromatica errata. Aveva scelto il giallo. Aveva preso il suo bicchiere e se n’era andata, senza neanche ringraziarlo. Avrebbe giurato di averla sentita borbottare: “Un terzo rhum, due terzi coca cola. È giusto così.” Si era seduta lontana da tutti. Esattamente dove si era piazzato, da più di un’ora, quell’asociale di Luca, ormai alla quarta Heineken. A ripensarci, c’erano tutti i presupposti perché succedesse un bel casino. Ma Vera aveva iniziato a strusciarsi sulla sua gamba. Aveva troppa urgenza di dedicarsi alla sua vita sessuale per preoccuparsi di quella del suo migliore amico.

Giulia Trentin.

Fiaba Moderna

#1: Luca e Nadia

#3: Vera

#4: Vanessa

#5: Canapa

#6: Giochi Proibiti.

 

A cura di Ospite

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