Nel mio percorso all’interno delle istituzioni scolastiche, siano esse private o pubbliche, posso affermare di aver incontrato due categorie di studenti.
Non definirò la prima categoria, in quanto è un grandissimo contenitore: da quello diligente che prende appunti a più non posso fino a consumare una penna Bic (affermano di averne viste di esauste) a quello passivo che non gliene può fregare nulla se non far contento il genitore andando a posare le proprie chiappe sulla sedia.
La seconda categoria invece la nomino a pieno titolo come “Studenti Maledetti”. La scienza non è ancora pienamente sicura se siano fattori esogeni come l’inquinamento, la radioattività o le lezioni di filosofia con professori particolarmente ispirati o se invece siano fattori endogeni quali uno spirito autodistruttivo o un sadomasochismo malcelato. Questi soggetti hanno un difetto terribile: non riescono a rimanere inerti. Sono attivi. Arrivano addirittura a chiedersi il perchè di quello che stanno studiando.
Questionano le modalità di esame, come vengono impartite le lezioni, il modo in cui la votazione finale viene assegnata. Non solo per mere questioni di media, ma ci tengono davvero. Vogliono conoscere, imparare, portare a casa qualcosa. Si chiedono che senso abbia che un corso faccia passare all’esame il 10% o la ragione per la quale le regole vengono cambiate in corsa perchè qualche collega si è lamentato. Questi pazzi vorrebbero imparare davvero qualcosa, saranno pienamente soddisfatti solamente quando sentiranno la conoscenza propria.
Da una parte se un esame va male, gli da fastidio. Ma ancora di più quando prendono un voto alto e sentono di non aver imparato nulla. Verranno tacciati come secchioni (anche se all’interno degli SM sono pochi quelli con la media alta), entreranno in un circolo vizioso di scazzo eterno per cui ogni esame sembrerà più idiota dell’altro. All’interno degli SM vi è poi un’altra piccola divisione, il caso estremo, lo Studente Maledetto che ha iniziato a chiedersi anche il perchè del sistema universitario. Il senso di dare un pezzo di carta il cui significato per il mondo del lavoro si può riassumere in “non è totalmente rincretinito”.
Lo SM e la SM pondereranno le loro scelte, salvo poi dannarsi per averlo fatto, dato che la maggior parte delle volte le loro aspettative verranno a mancare. Sanno che potrebbero spegnere il cervello, smettere di farsi domande, lasciare da parte la propria umanità e le proprie passioni e divenire dei gusci vuoti da riempire di nozioni che forse troveranno un’applicazione pratica oltre alla sessione d’esame. Decidono stoicamente di non farlo, volenterosi di scassare le palle agli altri che vogliono semplicemente prendere sta laurea senza stare lì a farsi tante seghe mentali. Lo SM e la SM sanno che la prima categoria ha pienamente ragione: passare ore a farsi seghe mentali su qualcosa che non ha senso è di per sè una cosa totalmente insensata.