Inizia l’anno e ci riempiamo di buoni propositi, di cose che faremo, to-do list super ottimiste, ma prima che ce ne accorgiamo è il 15 di gennaio, la realtà si scontra con quello che noi avremmo pensato che la realtà sarebbe stata e rimaniamo fermi.
Allora la scelta è lasciarsi cogliere dalla delusione e dal nervoso per essere piombato, di nuovo, nelle solite dinamiche o prendere la situazione in mano e mettere il turbo. Dargliene ancora più sotto. Da quando ho iniziato a crescere come persona, a investire tempo nel cercare di diventare, piano piano, sempre più un adulto, ho capito che non ho ancora capito niente.
Cinque anni fa’ ero una persona piena di sicurezze, una strada già scritta, che io percorrevo piano piano, raggiungendo mete già prefissate da anni. Ora, invece, che pensavo che sarebbe stato tutto più facile, ho capito che è appena iniziata.
Che il Vivaio non vivrà da solo. Che crescere insieme è meglio che crescere da soli. Che la vita è un alternarsi di alti e bassi, anche nello stesso minuto. Che crescere non vuol dire accettare tutto questo, ma di più: raggiungere una resilienza tale da non lasciarsi sconvolgere e ricordarsi i propri obiettivi, le proprie priorità. Una volta pensavo che nella vita bisognasse avanzare come un carro armato, senza sapere che basta anche che una semplice e piccola roccia si infili fra le cinghie del corazzato per interrompere la sua avanzata.
Guardo la strada che ho percorso e, da una prospettiva, sembra di essere arrivati in cima all’Everest. Ho lasciato talmente tante cose dietro di me che mi sembra di aver vissuto quattro vite. Poi mi giro, guardo in alto, e mi rendo conto di aver appena iniziato il cammino. Vedo tante strade, tante versioni di me, solo, accompagnato. Ogni tanto sono così impegnato a scalare che zittisco tutto intorno a me, che al solo pensiero che qualcuno entri nella mia vita e mi rivolga la parola divento come uno squalo che sente l’odore del sangue, non curante delle conseguenze azzanno.
Cinque anni fa’ ero talmente sicuro da essere sempre insicuro. Ogni mio affetto era vissuto come una fortuna, mi sentivo misero, piccolo, immeritevole. Oggi, ancora oggi, ogni tanto, non sento di meritarmi tutto il bene che mi viene voluto. Ogni tanto. Però, la maggior parte del tempo, mi sento come una persona abbastanza simpatica da avere intorno.
Per carità. Non sono ancora capace a dire queste parole a voce e se qualcuno leggesse queste righe e me ne chiedesse conto, probabilmente abbasserei gli occhi e bofonchierei tentando di sviare il discorso. E d’altra parte, ancora preferisco lasciare perdere la rabbia che risponderle, temendo la mia reazione.
Così, oggi, quindici gennaio duemiladiciotto, durante il Blue Monday, decido di mettere il T U R B O.
L’ultimo CD di Cosmo, risponde a tutte quelle domande che non pensavo di avere il coraggio di poter fare. Elettronica, dance, indie, etichette senza senso. Per una musica che ti parla e basta, che ascolti e basta.
“Raggiungerti e dirti mi piaci, cazzo se mi piaci”.
Sì, oggi, che fra un po’ sono tre anni che scrivo queste righe, sono orgoglioso di poter dire che, nonostante tutto, la vita mi piace.
Decio