Arroganza avuta
Le parole che seguiranno di certo non le avrei mai scritte all’alba dei vent’anni. Mi ricordo quando ero così sicuro di chi ero, di cosa sarei andato, di quali fossero i miei obiettivi e di come li avrei raggiunti. Ne è passata di acqua sotto i ponti, il tempo è cambiato, il vento pure.
Ho preso schiaffi. Ho preso pugni. Sono stato tradito e pugnalato. Umiliato. No, non è da vittima riconoscere questi accadimenti. Sono dati di fatto della vita di ognuno e di ogni giorno. Non credo di vivere una vita necessariamente unica o in qualche modo differente da quella del mio prossimo in termini esistenziali.
Non credo di possedere una sensibilità più forte del mio vicino, credo solo di essere in grado di guardarmi allo specchio e di sapere cosa mi si para davanti.
Arroganza vissuta
Ci siamo trovati a vivere in un periodo di arroganza. Almeno una volta vi era un riconoscimento sociale che permetteva di sentirsi superiori al prossimo: fosse esso una laurea o un lavoro particolarmente retribuito.
Oggi invece è l’opinione, la posizione, a rendere sicure le persone. Si mettono in trincea dietro a posizioni che definirei discutibili e le difendono con tutte le loro energie, arrivando all’insulto o alla minaccia. Parlo di posizioni assurde, che possono essere il razzismo o il novax, o posizioni anche stupide, che possono essere il commento dell’ultimo CD di un gruppo musicale.
Vedere tutto questo mi fa sorridere: vedo il me dei vent’anni. Così arrabbiato col mondo, così sicuro di sé, almeno in superficie.
Cosa spinge tutte queste persone a dover sempre litigare? A dover sempre, quasi per una missione divina, assumere posizioni che possano infastidire il prossimo o anzi, posizioni prese semplicemente per far casino su di sé? Siamo arrivati davvero all’onanismo virtuale così forte?
Perchè?
Devo dire che io potrei essere il primo a venire accusato delle parole che trovate qui sopra o anzi, un altro potrebbe chiedersi perché abbia iniziato parlando di parte delle mie esperienze.
Questo perché, ormai, ho capito una cosa: la maggior parte della vita è dura. Non è facile. E non c’entra dove sei nato, come sei nato o che altro. Semplicemente bisogna mangiare merda e farsela piacere. Fine.
Non si può salvare il mondo, ma rompersi l’anima per migliorarlo.
Quindi, da lì, ho imparato che tutte le tue opinioni, qualunque esse siano o possano essere, nei momenti davvero importanti della vita, non conteranno niente. Conteranno le azioni. Conterà l’impegno. La fatica. Il sangue.
Non ha senso passare il tempo a litigare, discutere, parlare, filosofeggiare, se poi si è solamente buoni a misurarsi il proprio ego in operazioni che a parte l’operazione in sé non hanno nulla da dire.
Quindi
Ad un certo punto credo che se si passa il tempo al margine della realtà, come dei giudici supremi, senza immergersi in essa, non ci si debba meravigliare se si verrà lasciata ai margini della stessa, mentre gli altri saranno troppo occupati a vivere la loro vita e ad imparare a farsi piacere il loro piatto di cacca giornaliero.
Chiudo con un pensiero su chi ora passa il tempo ad insultare sul web: quando un giorno imparerete a venire ad insultare in faccia e negli occhi, allora vi definirò umani. Altrimenti siete solo spettatori della vita. Non cambia quanta gente vi segua.
Quello siete.
Quello rimarrete.
Decio